IRAN / ECCO LA STRATEGIA USA-ISRAELE PER LA GUERRA. E’ SOLO QUESTIONE DI GIORNI…

I vertici del governo nazista di Tel Aviv, tra cui of course il premier-kapò Bibi Netanyahu, e il Dipartimento di Stato Usa hanno nei giorni scorsi messo a punto una ‘tabella di marcia’ finale per l’annientamento delle strutture-base dell’Iran, non solo a livello politico, ma anche sul fronte delle infrastrutture economiche e finanziarie del Paese, a cominciare da quelle petrolifere per finire con quelle nucleari, la vera ciliegina sulla torta.

 

LA REGIA DEL DIPARTIMENTO USA

Il ‘piano perfetto’ si desume, fin nei minimi dettagli, attraverso la lettura incrociata di due pezzi pubblicati dal ‘New York Times’ e dal ‘Wall Street Journal’ in cui fa capolino la ‘strategia di guerra’ elaborata dal Dipartimento di Stato a stelle e strisce, guidato dall’inossidabile Antony Blinken.

Victoria Nuland. Nel fotomontaggio in apertura, Blinken e Netanyahu

Non smetteremo mai di sottolineare che quel Dipartimento è ormai la fonte, da vent’anni e passa, di tutte le ‘regie’ dei conflitti scatenati dagli Usa in mezzo mondo, quasi una cinquantina a tutt’oggi. E che la vice di Blinker, la ‘zarina’ Victoria Nuland, ha organizzato in modo perfetto, 10 anni fa esatti, il ‘golpe bianco’ di piazza Maidan, a Kiev, che ha aperto la strada ai presidenti burattini culminata, nel 2019, con la plebiscitaria elezione del guitto tivvù (un Grillo in salsa ucraina) Volodymyr Zelensky. E in quel decennio è stato perpetrato lo sterminio – del tutto dimenticato dall’Occidente sempre genuflesso davanti a quel guitto criminale – di oltre 15 mila abitanti del Donbass filo russi. Ai confini della realtà.

Ma torniamo alle bollenti news sul piano di guerra messo a punto sull’asse Tel Aviv-Washington.

Secondo attendibili fonti sentite dal New York Times – due funzionari proprio del Dipartimento di Stato che hanno, of course, chiesto l’anonimato – i massimi vertici israeliani (fra cui Netanyahu e i ministri ‘senior’) si sono incontrati il 10 ottobre con i top Usa di CIA, Intelligence, Pentagono e ovviamente del Dipartimento, per limare gli ultimi dettagli della ormai prossima strategia di guerra contro il nemico di sempre, l’Iran.

Poche ore dopo il summit, al sempre più rincoglionito ma sempre in sella (almeno fino all’11 gennaio, il giorno in cui si insedierà ufficialmente il nuovo Presidente Usa) Joe Biden i reporter hanno chiesto se Washington avrebbe sostenuto l’attacco di Tel Aviv contro le infrastrutture strategiche per l’export del petrolio iraniano e così l’ancora capo della Casa Bianca ha risposto: “Ne stiamo discutendo”.

Il 27 settembre scorso, davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha sottolineato Netanyahu: “La maledizione del 7 ottobre 2023 è iniziata quando Hamas ha invaso Israele da Gaza: ma non è finita lì. Israele è stato costretto a difendersi su altri 6 fronti di guerra, tutti organizzati dall’Iran”. Che per questo va punito e annientato.

David Asher

Per decodificare meglio tutte le mosse e capire la strategia messa in campo dall’asse della distruzione Washington-Tel Aviv, a seguire pubblichiamo i passaggi salenti di un lunghissimo editoriale pubblicato dal Wall Street Journal e firmato da un grosso calibro proprio del Dipartimento di Stato, David Asher, che ha lavorato per anni in delicatissime operazioni antiterrorismo sul fronte mediorientale e oggi è ricercatore senior all’‘Hudson Institute’. Il pezzo si intitola ‘Una strategia per reagire all’Iran’, ossia ‘A strategy for striking back at Iran’, ma molto significativo è il sottotitolo, che ci riporta ai tempi dell’ISIS (contro cui Asher fu uno all’epoca uno dei protagonisti in campo): ‘Target keg leadership, military support and financial infrastructures, as the U.S. did with ISIS’.

 

IL PIANO, PUNTO PER PUNTO

Ecco l’incipit dell’intervento di Asher, che ci fa capire subito l’aria che tira: “La strategia che Israele ha implementato con successo contro Hezbollah deve essere applicata ora direttamente contro Teheran. Il regime è il burattinaio dietro il 7 ottobre e gli attacchi multiformi contro Israele”.

Subito dentro la ‘strategia di attacco’ e, soprattutto, per delineare i veri obiettivi: “Il corso d’azione più efficace di Israele sarebbe quello di colpire la leadership chiave, il supporto militare e l’infrastruttura finanziaria del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche e del Ministero dell’Intelligence e della sicurezza. Ciò indebolirebbe i pilastri del regime evitando danni diretti ai civili, che altrimenti potrebbero alimentare la simpatia per il regime”.

Più nello specifico: “In combinazione con gli attacchi alla capacità di esportazione di petrolio estero dell’Iran per privare il regime della sua linfa vitale finanziaria, un approccio top-down incentrato sulla leadership eserciterebbe pressione sul regime senza interrompere i servizi interni essenziali. Israele, in sostanza, dovrebbe prima neutralizzare la minaccia missilistica immediata posta dal regime. Colpire la leadership e le strutture nucleari senza affrontare contemporaneamente le capacità missilistiche offensive dell’Iran, permetterebbe al regime di reagire in modo aggressivo. L’Iran lo sa, il che spiega il perché i suoi governanti stanno pubblicando immagini web delle loro ‘città missilistiche’ sotterranee”.

Il governo israeliano

Siamo solo alle battute iniziali della lunga e articolata disamina, un vero manuale per le ‘wars’ del futuro. Così prosegue il suo autore: “Israele deve attaccare il quartier generale del regime, le strutture di comando e l’esercito. Nessun leader iraniano chiave dovrebbe essere risparmiato. L’uccisione di precisione del leader di Hamas Ismail Haniyeh in un appartamento di Teheran dimostra che Israele può colpire chiunque, in qualsiasi momento e ovunque”. Chiara l’immensa forza distruttiva di Tel Aviv?

Prosegue come un tank: “Poi, i campi di addestramento militare dell’Iran al confine con l’Iraq dovrebbe essere rasi al suolo, bruciati. Per decenni questi campi sono stati usati per addestrare gli agenti speciali iraniani, di Hezbollah, di Hamas e iracheni per le campagne contro Israele, contro le forze statunitensi in Iraq e in Siria e contro le operazioni antiterrorismo globali”.

Ancora. “Dopo di che la banca centrale e le strutture e infrastrutture di esportazione del petrolio dovrebbero essere distrutte, annientate. Solo dopo aver interrotto il comando, il controllo e l’infrastruttura finanziaria logistica, Israele dovrebbe prendere in considerazione un’azione diretta contro le principali strutture nucleari iraniane”.

A questo punto il puntiglioso Asher passa a prendere in considerazione tutti i ‘doveri’ Usa: non solo militari, finanziari, logicistici ma anche morali.

Gonfia il petto l’ex vertice del Dipartimento: “Gli Stati Uniti dovrebbero fornire un supporto diretto e pubblico ai contrattacchi di Israele, non limitarsi a starsene in disparte. Gli Usa non dovrebbero mai dimenticare il gran numero di americani che sono stati assassinati dall’Iran e dalla sua rete di azioni terroristiche da quando Hezbollah attaccò più volte l’ambasciata statunitense a Beirut negli anni ’80, distrusse la caserma americana nel 1983, uccidendo 241 marine e militari. Questi attacchi furono seguiti dall’attentato alle Khobu Towers nel 1996 e da numerosi attacchi diretti dell’Iran contro le forze statunitensi in Iraq tra il 2003 e il 2012 che uccisero e ferirono migliaia di persone”.

Teheran

Eccoci al finale da horror movie che però è tragica realtà: “L’esercito statunitense ha un rancore di sangue nei confronti del regime di Teheran. Eppure fino ad oggi ci sono state poche rappresaglie, a parte l’abbattimento del comandante della Forza Quds Qasem Soleimani nel 2020. Ora è il venuto il tempo di unirsi ad Israele nella rappresaglia su vasta scala e portata”.

Il genocidio cominciato dal dopoguerra (1947) in poi e proseguito fino all’escalation finale cominciata il 7 ottobre 2023 non conta. Niente: tutte viole mammole i vertici nazi di Tel Aviv.

Ma la lunga riflessione tutta Morte, Massacri & Distruzione griffata Asher (sarà un parente del protagonista nel racconto super noir di Edgar Allan PoeLa casa degli Usher’?) deve per forza avere un finale col botto.

Eccolo: “La domanda che ora ci poniamo è: Israele colpirà l’Iran prima o dopo le elezioni presidenziali negli Stati Uniti?”.

E solo questione di tempo. Anzi, di giorni.

 

Per documentare meglio l’esplosiva situazione (frattanto è sempre più bollente un altro fronte di guerra, quello made in Taiwan), vi proponiamo la lettura di alcuni stimolanti interventi.

Partiamo da quello di Thierry Meyssan, fondatore e presidente di ‘Reseau Voltaire’. Ecco quindi, messo in rete da ‘Rete Voltaire’ l’8 ottobre 2024,  L’Iran e Israele

Passiamo ad una disamina dell’esperto di geopolitica internazionale e animatore del sito ‘Analisi Difesa’, ossia Gianandrea Gaiani. La ‘Nuova Bussola Quotidiana’ ha pubblicato il 9 ottobre il suo  Israele, Iran e Ucraina: il ruolo delle superpotenze dietro lo scontro

Sul fronte internazionale, poi, un reportage firmato da Ted Snider e messo in rete da ‘AntiWar’ l’8 ottobre,  How Blinken turned diplomatic corps into a wing of the military

Infine, da ‘Responsible Statecraft’ del 13 ottobre,  US training and equipping Lebanese Army is worst kind of dejà vu


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