Yo soy…

È missione impossibile, o quasi, sicuramente meno ardua dell’esternazione velleitaria del tizio, che erede dell’inconsistenza culturale di Sangiuliano, ha esordito nell’emiciclo del Parlamento con questo pasticciato arzigogolo, probabilmente generato dallo strumento del copia-incolla. Così il neo ministro Giuli: Il movimento delle cose è così vorticoso, improvviso, così radicale nelle sue implicazioni e applicazioni, che persino il sistema dei processi cognitivi delle persone delle ultime generazioni ha cominciato a mutare con esso. Di fronte a questo cambiamento di paradigma, la quarta rivoluzione epocale della storia, delineante un’ontologia intonata alla rivoluzione permanente dell’infosfera globale, il rischio che si corre è duplice e speculare: l’entusiasmo passivo che rimuove i pericoli dell’ipertecnologicizzazione e, per converso, l’apocalittismo difensivo che rimpiange un’immagine del mondo trascorsa, impugnando un’ideologia della crisi che si percepisce come processo alla tecnica e al futuro”.Apprezzato come divertissement dagli internauti che frequentano i social, l’elevato pensiero merita la citazione del principe della risata “Ma ci facci il piacere”.

In argomento ‘mission impossible” si colloca l’ambizione di arricchire il repertorio di aggettivi che consente a chi la contesta di non riferirsi alla premier con il cognome Meloni, scelta di condivisione del noto detto popolare “parlate male di me, purché ne parliate”. Felice esempio di graffiante satira è fuor di dubbio aver sostituito all’invasivo cognome l’urlo in spagna “Yo soy Giorgia, donna, madre, cristiana” a cui mancano solo l’aggettivo “moglie o compagna”, considerato l’epilogo del sodalizio sentimentale con il discusso Giambruno. E niente male il “borgatara della Garbatella” con riferimento alla sua sanguigna romanità, denunciata da inflessioni verbali inequivocabili. Chapeau per la vena satirica di Elly Schlein, ripresa dal genio vignettista di Ellekappa: “Fai la bulla ma non con Netanyau” (titolo di Repubblica). Per andare oltre è indetto un concorso e in premio c’è solo con il riconoscimento di ardita creatività. Il tema: con quale aggettivo operare la sintesi della signora in questione che prodigiosamente ingloba nel suo iter di premier i sensi di cui sono sfornite le tre famose scimmiette del “non vedo, non sento, non parlo, ovvero occhi bendati, tappi nelle orecchie, bocca tappata per gli innumerevoli inciampi personali e di chi l’affianca: i La Russa, Salvini, Santanchè, Lollobrigida, Piantedosi, Valditara, Nordio, Donzelli, Delmastro, Caldiroli, Casa Pound, Forza Nuova, vecchi e nuovi mussoliniani…

Un primo esito del sondaggio arriva in corso di scrittura di questa nota. Eccolo: “Giorgia? Una e trina”, con le scuse per il riferimento blasfemo a ben altra Trinità.


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