Quelli del Nord

Nordisti si nasce e come effetto collaterale si diventa promoter del disastro che subirebbe il Bel Paese con la sciagurata autonomia differenziata. Prima o poi aprirebbe anche il baratro delle gabbie salariali, ogni discriminante antimeridionalista, patologia non solo leghista se il sindaco di Milano si schiera protervamente contro la candidatura del collega napoletano Manfredi alla presidenza dell’Anci che rappresenta tutti i comuni italiani. È una candidatura che va oltre il campo del centrosinistra o del cosiddetto

campo largo, riscuote stima anche in larghi settori del centrodestra. La ‘nobile’ motivazione di Sala: “Mi batterò perché il presidente sia un sindaco del Nord. Perché il rilancio del Paese parte dal Nord e per un principio di alternanza” (l’attuale presidente per decisione unanime di tutti i comuni è meridionale. ndr). Non lo dice un carrocciaro della valpadana, ma un politico del centrosinistra. Boh?

Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, dimissioni del comitato scientifico in un Paese dove finora a dimettersi è stato solo l’inguaiatissimo ministro Sangiuliano. Succede che Bocchino, ‘simpatizzante del Ventennio’, premiato con la direzione del giornale di Fratelli d’Italia strettamente connesso alla destra, osa riscrivere a storia del fascismo pro domo Meloni, La Russa, e il loro entourage collaterale. Fin qui, poco da dire se non l’invito a non leggerlo, ma l’autore viola la sacralità di uno dei tanti templi dell’arte, appunto la Gnam e ottiene di presentare il suo fazioso viaggio nel fascismo. Putiferio, contestazioni del personale e delle opposizioni, ora  si mette il vertice scientifico della Galleria e dichiara: “Chi ha sempre lavorato per le istituzioni trova difficoltà a inserirsi in questo nuovo contesto, preferendo fare un passo indietro rispetto all’attuale uso di una delle più prestigiose istituzioni museali italiane” Al ‘caso Gnam’ si connettono la stramberia di Giuli, successore di Sangiuliano, l’intervento alla camera che non ha capito nemmeno lui, in quanto senza capo né coda, accozzaglia di termini astrusi,  infosfera globale, con citazioni sbagliate. I social: “Un remix techno”. “Una variante a metà tra Battiato e i Bluvertigo”.

La Meloni delle bugie (quand’era opposizione: “Noi al governo cancelleremo le accise sui carburanti, abbatteremo le tasse ” e ora l’estende anche le tasse al diesel, il suo Giorgetti annuncia nuovi balzelli). Inedita e la promessa del marinario, elettoralistica di un  ‘dono di Natale’ un bonus di cento euro, ma per accedervi i vincoli da rispettare sono infiniti e il regalo è solo uno slogan per catturare endorsement. Non lo prenderà quasi nessuno.

Vannacci è quel che è, fenomeno dell’assurdo. Per fortuna il suo indecente politichese sembra compensato da un altro generale che riconcilierebbe il Paese con le alte cariche militari. Teo Luzi, comandante generale dell’arma dei carabinieri dice dei migranti: “Bisogna favorire quanto più è possibile l’integrazione. Sono italiani. La legge attuale del 1992 non rispecchia più il cambiamento che c’è stato nella società italiana”.


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