Nel pianeta delle news c’è chi va e chi viene

La Repubblica. Non è noto con quale grado della scala Richter, ma un terremoto di imponente intensità ha scosso dalle fondamenta il quotidiano generato dalla statura professionale, politica, umana, di Scalfari. Tutto accade con turbolenze pregresse del corpo redazionale, culminate in scioperi e contestazioni della proprietà, il potente gruppo editoriale Gedi, alias Fiat, alias Agnelli.

L’intero media system di oggi racconta le conseguenze del sisma e dei suoi effetti collaterali. Via Molinari, quarto direttore del quotidiano, dopo Ezio Mauro, Calabresi, Verdelli (perché “troppo di sinistra?”), si mette in disparte John Elkan, presidente di Gedi, destinatario delle proteste contro le gravi ingerenze nell’attività giornalistica da parte dell’editore e delle aziende a lui riconducibili, contro i tentativi di piegare colleghe e colleghi a pratiche lontane da una corretta deontologia e dall’osservanza del contratto nazionale. Da lunedì a dirigere il giornale sarà Mario Orfeo e in attesa di capire cosa comporterà il brusco cambio al vertice, una prima riflessione è possibile, partendo dalla compatibilità di Massimo Giannini, editorialista palesemente di sinistra con Orfeo, uomo per tutte le stagioni. La galoppata professionale di Orfeo prende il via con ruoli da principiante con Napoli Notte, il Giornale di Napoli, il Roma (laurino), il Mattino, distanti anni luce dalla stampa progressista. Poi l’esordio nella redazione napoletana di Repubblica, la scalata romana in ruoli di rilievo e la direzione del Mattino. Ingaggiato da Caltagirone diventa direttore del Messaggero. Nato in territorio Dc Orfeo gioca su più fronti e contrae amicizie ultra-partisan, da D’Alema a Casini. L’equilibrio in stile Dc è la sua regola professionale.  Ambizione appagata? Assolutamente no. L’endorsement di Viale Mazzini gli spalanca le porte dell’intero comparto dell’informazione. L’eclettico neo ‘number one’ di ‘la Repubblica’ detiene un primato senza precedenti, insuperabile: con doti di trasformismo alla Fregoli del giornalismo, diventa direttore in stupefacente successine di Tg1, Tg2 e Tg3, direttore generale della Rai, presidente di Rai News, alla direzione dell’Approfondimento per il Tg3. Nel in casa ‘Repubblica’, Oreo saluta il TG3 diretto per volontà della Meloni e il gradimento della sorella d’Italia molto racconta degli ondivaghi orientamenti politici di Orfeo.

Regola imprescindibile del giornalismo è di rispettare tempi e modi di fatti e misfatti per non elaborare giudizi affrettati, intempestivi. Il ‘caso’ Repubblica non fa eccezione, ma fin d’ora è possibile l’azzardo di pronosticare un nuovo capitolo dei dei percorsi paralleli Pd-Repubblica. I dem pagano la rinuncia a rappresentare i bisogni del Paese, la classe operaia, Repubblica rischia di appiattirsi, di perdere l’identità di combattivo antagonista della destra.  Non succederà? Bene. E una stranezza: il comitato di redazione, almeno nell’immediato, non ha commentato lo tsunami che dà il via a una stagione inedita, di certezze sulla svolta editoriale di Gedi e di incertezze sulla linea editoriale di uno dei pochi strumenti di contrasto al pool di testate della destra, di quotidiani, periodici e informazione televisiva ‘di regime’. Note a margine: in aprile Molinari era stato sfiduciato dalla redazione per aver deciso di mandare al macero centomila copie dell’inserto economico Affari&Finanza, per oscurare  un articolo  sgradito a Stellantis, ad Agnelli.


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