Tutto cade a fagiolo.
L’Italia ieri è andata in tilt con il crac delle ferrovie ferme per ore a causa di un ‘chiodino’, roba da settimo mondo, neanche nelle foreste amazzoniche più sperdute.
E nessuno pensa di cacciare a pedate il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti nonché vicepremier Matteo Salvini? Con il mondo a sbellicarsi dalle risate, dopo la sceneggiata alla partenopea che ha visto per settimane sulle prime pagine il ministro della Sub-Cultura Genny Sangiuliano….
Roba da ‘chiodi’, si sarebbe detto un tempo. E mai espressione è oggi più azzeccata, con un governo sfascista che ne combina una al giorno e invece di levare il disturbo quotidianamente ‘dà i numeri’ su uno sviluppo del tutto inesistente, un’occupazione da primato, tutto un brodo di giuggiole quando ogni cittadino ha sotto gli occhi lo sfascio più totale, la crisi più nera, il baratro verso il quale stiamo sprofondando, come i ‘Ciechi’ nell’epico quadro di Bruegel.
Dicevamo, tutto cade a fagiolo. E l’ancora di salvezza per i nostri funesti destini può essere rappresentata da Larry Fink, il numero uno del più grande fondo speculativo al mondo, ‘BlackRock’, il quale alcuni giorni fa s’è incontrato con la premier Giorgia Meloni che gli ha chiesto una mano su una serie di fronti.
Lo stesso Fink, poi, è stato il protagonista delle due giorni che ha visto radunarsi il gotha dell’economia e della finanza internazionale, ‘Berlin Global Dialogue 2024’, per fronteggiare le sfide del futuro.
Analizziamo quindi i due eventi, partendo dall’incontro con la nostra ‘Giorgia’ nazionale.
Al centro della chiacchierata, la possibilità di nuovi, significativi investimenti griffati BlackRock nel Belpaese, dove del resto è già presente con partecipazioni azionarie da 100 miliardi di euro nella ‘crema’ delle nostre aziende, come vedremo più avanti. Fink e Meloni hanno parlato, più nello specifico, di investimenti per lo sviluppo del nostro sistema infrastrutturale, trasporti uber alles appunto, e dei nostri ‘data center’. Ma anche in altri settori strategici. Una collaborazione, quindi, a tutto campo. D’altro canto i vertici del Maxi Fondo sono in fase avanzata di trattative con la nostra SACE per gestire asset da 3 miliardi di euro.
E i frutti cominceranno a vedersi subito. Perché i due hanno deciso – come “immediato seguito operativo”, fanno sapere i due uffici stampa – di costituire un gruppo ristretto di lavoro, coordinato da Palazzo Chigi, “dedicato all’attuazione dei progetti di sviluppo in partnership”.
Non è certo finita qui, perché bisogna andare oltre i confini della Patria. Proprio per questo, il subito affiatato tandem Meloni-Fink (ma Elon Musk non sarà poi geloso del feeling?) ha discusso anche di “nuovi strumenti multilaterali nell’ambito della finanza climatica” (boh) e della priorità assegnata allo “sviluppo di un nuovo partenariato prioritario con l’Africa”.
Da un continente all’altro, eccoci in volo verso l’Ucraina, alla cui ricostruzione guardano entrambi con grande interesse. Da circa un anno BlackRock ha elaborato piani & progetti finanziari per il dopo conflitto, ed un paio di volte Fink ha incontrato il presidente-pupazzo Volodymyr Zelensky, illustrandogli l’articolato piano, che prevede, con l’ovvio sostegno Usa, investimenti per decine e decine di miliardi di dollari.
E noi avremo un bel ruolo nell’operazione, forse una fettina della ricostruzione. Tant’è che proprio l’Italia ospiterà, nel 2025, la grande ‘Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina’, cui la premier tiene tanto.
I rapporti con Fink, comunque, si erano già rinsaldati al super vertice G7 organizzato come una perfetta padrona di casa da ‘Giorgia’, lo scorso giugno, nell’incantato Borgo Egnazia, in Puglia, dove la ricorderete tutti svolazzante nel suo abitino mano nella mano con il rincoglionito Joe Biden che si perdeva per la campagna. In quella occasione si svolse una importante sessione dedicata alla ‘Partnership for Global Infrastructure and Investment’ (PGII per i suoi fans) caduta ugualmente a fagiolo per noi: vero capo Lega e capo Treno Salvini?
Ma veniamo al secondo super summit berlinese che vede impegnato in queste ore l’onnipresente Fink. Si svolge in modo sontuoso all’Università di economia ‘ESMF’, promosso da Lars-Hendrik Roller, ex consigliere economico dello storico Cancelliere tedesco Angela Merkel. Naturalmente vi prendono parte il ministro teutonico dell’Economia, Robert Habeck, e i numeri uno della politica – capeggiati dall’immancabile Emmanuel Macron, alle prese con le sue gatte da pelare per il faticosissimo parto (che può agevolmente trasformarsi in aborto) del neo governo francese -, dell’economia, della finanza e dell’imprenditoria a livello internazionale.
Obiettivo dichiarato dei promotori è quello, non poco ambizioso, di “fornire una piattaforma per (ri)stabilire un terreno comune, per identificare aree concrete di cooperazione, per arrivare a soluzioni in vista delle sfide globali”. Siamo solo al terzo appuntamento (perché lo start è del 2022), ma la finalità è praticamente identica a quella che, da molti più anni, anzi da decenni, perseguono altri due Super Summit a livello ‘planetario’ e di grossa rilevanza strategica: i ‘Bilderberg’, che si riuniscono ogni anno a Davos dal 1954; e il ‘World Economic Forum’, fondato e animato dal banchiere tedesco di simpatie nazi, Klaus Schwab, con la fattiva collaborazione di Bill Gates. WEF che elaborato il suo strategico ‘The Great Reset’ verso cui si dirige l’Umanità del Futuro…
Torniamo, per concludere il giro di valzer, alla maxi kermesse di Vip & Big radunati a Berlino, che si svolto all’insegna delle parole d’ordine ‘Building Common Ground’.
Non poco dure le parole pronunciate dal Ceo di Allianz, il colosso tedesco del credito, Oliver Bate: “In Germania abbiamo lasciato che le infrastrutture cadessero in rovina, abbiamo visto il sistema educativo deteriorarsi progressivamente e abbiamo una spesa sanitaria molto elevata”.
Eccoci poi alla star, Larry Fink, che ha preso il toro per le corna e analizzato la situazione delle banche in Europa: “C’è urgente bisogno di una maggiore standardizzazione e integrazione verso un’unione dei mercati dei capitali. Occorre contrastare il deflusso dei capitali europei verso gli Stati Uniti. Può essere molto utile realizzare in tempi brevi e promuovere un prodotto finanziario standardizzato che potrebbe beneficiare di agevolazioni fiscali e al tempo stesso attivare grossi investimenti in Europa. Potrebbe inoltre favorire la transizione energetica e potenziare il settore strategico dell’industria militare”.
Più chiari di così difficilmente si può: tanto che Macron e il Cancelliere Olaf Scholz – più guerrafondai che mai – hanno condiviso in pieno l’analisi e, soprattutto, le proposte firmate BlackRock.
Incredibile ma vero: la terapia finanziaria per salvare la povera Europa e arginare gli Usa arriva dal vertice del più grosso fondo speculativo mondiale, BlackRock, di pretta marca statunitense!
Nato a New York, operativo in oltre 100 paesi al mondo, gestisce una massa d’affari da oltre 10 mila miliardi di dollari, pari all’economia di due nazioni di medio calibro. Ma i suoi investimenti di danari spesso poco trasparenti, anzi totalmente opachi (perché è proprio questa la natura dei fondi, che oggi rappresentano una delle vie più facili per il riciclaggio) sono indirizzati per i due terzi proprio in Europa.
Germania in pole position (motivo per cui il summit è targato Berlino, e il Cancelliere Scholz è un maggiordomo perfetto), Italia a ruota (per questo baci e abbracci tra Fink e Giorgia).
Ecco una short list delle principali partecipazioni azionarie di BlackRock nei due paesi.
Italia – Unicredit (5 per cento); Intesa Sanpaolo (5 per cento); Leonardo (3 per cento); Assicurazioni Generali (2,9 per cento); Fiat (2,9 per cento); Telecom Italia (6 per cento); Atlantia (5 per cento); Ray Way (5,3 per cento); Banco Popolare (6,9 per cento); Banca Popolare Milano (5,2 per cento)
Germania – Allianz (7 per cento); Commerzbank (5 per cento); Bayer (7 per cento); Deutsche Post (7 per cento); Deutsche Telecom (5 per cento); Lufthansa (5 per cento); Deutsche Borse (6,4 per cento); BMW (3 per cento); Daimler (4 per cento); BASF (6,7 per cento); Siemens (6,7 per cento); Heidelberg Cemento (4,5 per cento); Munich Re (7 per cento).
Rammentiamo che i maxi fondi speculativi, soprattutto i primi due al mondo, ossia ‘BlackRock’ e ‘Vanguard’, sono ben presenti anche negli azionariati di tutte le star farmaceutiche, come ad esempio ‘Pfizer’ e ‘Moderna’ che hanno prodotto e commercializzato per prime i vaccini anti covid realizzando profitti stratosferici. Lo abbiamo documentato in un reportage di 3 anni fa, messo in rete il 27 novembre 2021 e titolato
BLACKROCK & VANGUARD / ECCO I PADRONI DELLE STAR DI BIG PHARMA
Prima di lasciarvi, eccoci alla ciliegina finale, ossia chi sono i veri proprietari di BlackRock, come nei più perfetti – e opacissimi, quindi molto ‘pericolosi’ – giochi di scatole cinesi: ‘PNC Financial Service’ (25 per cento); ‘VANGUARD Group’ (6,2 per cento); ‘BLACKROCK Inc.’ (5,3 per cento); ‘Capital World Investment’ (5 per cento); ‘Wellington Management Group’ (4.4 per cento).
Capito come funzionano i giochi delle 3 (o 4) carte a livello globalizzato?
Ecco poi, gli ultimi due pezzi pubblicati dalla Voce su BlackRock super star. Del 21 luglio 2024,
CRASH / ECCO I BURATTINAI, DA BILL GATES A BLACKROCK
E, del 26 maggio 2024,
BLACKROCK / LE MANI SULLE FINANZE DEL MONDO. E DELL’ITALIA…
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