E’ davvero penoso, angosciante commemorare, ogni anno, l’omicidio di Giancarlo Siani senza che mai venga fatto un mezzo passo avanti per scoprire i mandanti, i quali restano sempre, tranquilli e paciosi, “a volto coperto”.
Anzi, caso mai c’è da registrare qualche passo indietro sul fronte dei killer che, a quanto pare, non sono stati beccati tutti.
Ai confini della realtà.
Partiamo infatti dalle news.
Titola ‘Il Fatto’: “C’è l’ombra dei killer di Siani dietro l’attentato a Maurizio Costanzo: le indagini della DDA di Firenze”. E poi: “I magistrati cercano riscontri alle dichiarazioni del pentito Sinacori sul ruolo di ‘Armando’ e ‘Maurizio’ vicini ai Nuvoletta”. Quindi: “Chi sono i due misteriosi napoletani che un pentito di Cosa nostra, Vincenzo Sinacori, indicò insieme a Ciro Nuvoletta come due dei tre esponenti del clan Nuvoletta di Marano (in provincia di Napoli) venuti dalla Campania per collaborare con i mafiosi?”, e per organizzare, di tutta evidenza, l’omicidio del giovane cronista Giancarlo.
Sinacori ha verbalizzato, davanti agli inquirenti fiorentini, ben 5 anni fa e mezzo.
Per la precisione a fine marzo 2019, in occasione di un’udienza del processo a carico di Matteo Messina Denaro. Vennero sentiti, allora, alcuni pentiti, tra cui proprio l’ex reggente del mandamento di Mazara del Vallo, Sinacori, che parlò di una riunione in cui sarebbe stata pianificata una missione romana con l’obiettivo di eliminare, tra gli altri, Giovanni Falcone e Maurizio Costanzo.
Ecco un paio di passaggi salienti delle sue dichiarazioni.
“Agate mi disse, andiamo a Castelvetrano che c’è zio Totuccio (Riina, ndr) che ci vuole parlare. Quando siamo arrivati ho incontrato altre persone e in quella occasione ci illustrò la situazione, dicendo che dovevamo partire per Roma e cercare Falcone per rompergli le ossa sia a lui che ad altri personaggi come Costanzo, Martelli e qualche giornalista, perché parlavano male di Cosa nostra”.
E poi, a proposito dei Nuvoletta: “Sono venuti anche loro a Roma, ma prima a Palermo è venuto Ciro Nuvoletta e uno che si chiamava Maurizio. Io li ho accompagnati da Riina e in quella occasione gli disse che se avevamo bisogno su Roma si dovevano mettere a disposizione mia”.
Per maggiori dettagli su quella articolata verbalizzazione e non solo, vi proponiamo la lettura di un pezzo messo in rete da ‘Antimafia Duemila’ il 5 aprile 2019, Stragi ’92: gli attentati a Falcone, Costanzo e Germanò nelle parole dei pentiti
Sorge spontanea una domanda: ma ci sono voluti cinque anni 5 per arrivare alla conclusione che forse tra quei giornalisti di cui parlava Sinacori c’era Giancarlo Siani?
Stiamo freschi, allora. Ci vorrà un altro mezzo secolo, se tutto fila liscio, per trovare le prime tracce dei mandanti, che allora faranno bagordi in Paradiso, o più probabilmente, all’Inferno!
Sempre ai confini della realtà. Ma ben dentro i confini di una giustizia in stato sempre più comatoso. E che non ha quasi mai cavato un ragno dal buco sul fronte dei tanti, tragici, ‘Misteri di Stato’, disseminati di vergognosi e oltraggiosi ‘Depistaggi di Stato’, come dimostra in modo che più plastico non si può il Depistaggio maximo sulla strage di via D’Amelio in cui sono stati trucidati Paolo Borsellino e la sua scorta; e l’assassinio di un’altra giornalista coraggiosa morta sul campo, in Romania, Ilaria Alpi.
Siamo a tal punto scoraggiati e amareggiati che molto sinteticamente vi ricordiamo solo alcuni punti salienti della tragica story per poi rimandarvi ad un pezzo che vi fornisce molti più dettagli e link di riferimento.
Le indagini puzzano lontano un miglio, arieccoci, di Depistaggio: piste taroccate, caso mai a luci rosse, testimoni chiave mai sentiti. Di tutto e di più. Volano via, inutilmente i primi due anni, quelli cruciali. La vicenda va in naftalina, e a rivitalizzarla fu proprio la ‘Voce’, che raccolse due testimonianze cruciali, di due docenti universitari che avevano frequentato molto Giancarlo negli ultimi mesi della sua vita, fino al giorno prima della sua esecuzione.
Si trattava di Alfonso Di Maio, docente di storia, e di Amato Lamberti, docente di sociologia e fondatore dell’Osservatorio sulla Camorra al quale da un paio d’anni Giancarlo collaborava in modo molto concreto. Entrambi fecero riferimento ad una grossa inchiesta del giovane reporter circa le mani della camorra sul maxi business della ricostruzione nell’area stabiese e vesuviana. Stava per tradursi in un libro, solo da portare in tipografia. Ma non ci fu tempo, perché il commando lo ammazzò nel cuore di Napoli, in piazza San Leonardo al Vomero, a bordo della sua ‘Meari’.
L
’inchiesta si riaprì proprio sulla base di quegli elementi. Cosa non ben vista al ‘Mattino’, il quotidiano dove Giancarlo lavorava come precario, che relegò la notizia in un trafiletto. Comunque trascorse altro tempo inutilmente, le indagini passarono da una toga all’altra, fino a che, dopo un paio d’anni, approdarono sulla scrivania di Armando D’Alterio. Il quale, con gran scrupolo, approfondì un filone investigativo e dopo altri due anni ancora arrivò ad individuare i killer, ossia i componenti del commando assassino: il cui elenco, scopriamo solo oggi, forse non era completo! Tanto che la DDA di Firenze da almeno altri 5 anni è alacremente al lavoro…
Comunque – e questo è il dato che fa cadere le braccia – zero mandanti, tabula rasa su quel fronte, che di tutta evidenza è il più delicato e basilare.
Perché siamo condannati a tale destino cinico e baro? Se va bene, al massimo, i killer. Mentre chi ha ispirato quei crimini, regolarmente colletti bianchi (nel caso Siani, della politica in affari e in combutta con la camorra per la maxi torta della ricostruzione post terremoto ’80), resta sempre ‘a volto coperto’: felice & beato come una Pasqua…
Non ci resta che invitarvi ad andare alla home page del nostro sito e, nella casella CERCA, digitare GIANCARLO SIANI, per trovare articoli e inchieste pubblicati dalla Voce.
Ecco, comunque, il link del pezzo messo in rete il 23 settembre 2020,
GIANCARLO SIANI UCCISO 35 ANNI FA / KILLER IN GALERA, MANDANTI MAI
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