FRANCIA / VINCE LA GAUCHE? LE ROI MACRON IMPONE LA SUA DROITE

Europa sempre più a destra. E paesi letteralmente spaccati a metà.

Come la Francia che dopo due mesi e passa di tentennamenti ‘le roi’ Emmanuel Macron consegna ai conservatori, tradendo il voto popolare.

Come la Germania, che oggi vede il testa a testa tra i nazisti di ‘Alliance fur Deutschland’ e l’SPD in crollo verticale, proprio nella storica roccaforte socialdemocratica del Brandeburgo.

Come l’Italia del governo sfascista tutto vergognose mance, pensionati irrisi & proposte indecenti, ultima chicca l’assicurazione privata contro le catastrofi…

Cominciamo dalle news in arrivo da Parigi.

Michel Barnier. Sopra, Macron

Incredibile ma vero, in Francia è stato appena presentato l’esecutivo ultraconservatore guidato da uno di ‘robusta’ destra, Michel Barnier, un dinosauro della politica, tra i leader de ‘Les Republicains’ (fondato da Nicolas Sarcozy nel 2015) che è andato malissimo alle elezioni del 6 giugno e forse proprio per questo è stato super premiato dal capo dell’Eliseo, sempre più in preda a una sindrome di Potere illimitato.

L’affollatissimo governo – la stratosferica cifra di 39 ministri, di cui 17 con portafoglio, fa ridere i polli – vede infatti la presenza di 7 rappresentanti della macroniana ‘Ensamble’, 3 repubblicani e frattaglie varie, moltissimi signor nessuno scelti proprio per non far ombra al numero uno dell’Eliseo. Ma c’è un nome, in formazione, quello di Bruno Retailleau agli Interni, piazzato apposta per far l’occhiolino agli ultra-fascisti del ‘Rassemblement National’ di Marine Le Pen. Infatti il fresco esecutivo non ha i numeri in Assemblea Nazionale (davanti alla quale esordirà il 1° ottobre Barnier) e le sue sorti dipendono solo dal fatto che un pezzo della destra lo voti.

Inferociti a sinistra, che si sono visti negare dal monarca dell’Eliseo il più elementare dei diritti: ossia conferire il mandato ad un esponente espresso da chi ha vinto, il ‘Nuovo Fronte Popolare’ che ha proposto il nome dell’economista ed esperta di pubblica amministrazione Lucie Castets, rispedito subito sdegnosamente al mittente da ‘le roi’.

Bruno Retailleau

Ai confini della realtà, ma ben dentro i confini di un Paese allo sbando, una autentica polveriera sociale.

Vediamo subito le parole di Castets: “Abbiamo un governo di estrema destra, è la democrazia che viene umiliata e calpestata”. Fa eco il numero uno di ‘France Insoumise’ (la formazione più votata all’interno del NFP), Jean-Luc Melenchon: “Questo governo è totalmente illegittimo. E’ un’unione di perdenti, con alcuni che sono lì solo per decorazione, una finzione”.

Va giù duro perfino uno calmo, placido e moderato come l’ex presidente socialista Francoise Holland, che si è subito detto favorevole ad un voto di sfiducia: “Una squadra fragile, già traballante, perché con 37 membri è pesante, eppure non ci sono dei pesi massimi. E, soprattutto, deve la sua sopravvivenza al Rassemblement National”.

Qualche dettaglio sui dicasteri più significativi.

Interni – La delicatissima poltrona viene occupata dalla figura più rappresentativa dei Repubblicani, Retailleau, che ne è il numero uno al Senato della Camera alta. Da tener presente che fino a giugno il partito è stato nelle mani di Eric Cioffi, destituito dopo il voto europeo per la esplicita volontà di allearsi con i fascisti della Le Pen: ha subito pensato bene di fondare un’altra sigla, non per altro battezzata ‘A Droite’. Il credo del neo titolare degli Interni è sintetizzato in 3 parole: ‘ordine’, ‘autorità’, ‘fermezza’, ben più minaccioso del classico Dio-Patria-Famiglia. Dice a botta calda un suo fedelissimo: “Non sarà in carica per fare un governo centrista, questo è certo”. Nelle sue mani la bollente delega all’Immigrazione, nonché all’altrettanto bollente Sicurezza a 360 gradi, ca va sans dire.

Esteri – L’incarico va al rampantissimo quarantunenne Jean Noel Barrot, che si è fatto le ossa prima al Ministero per gli Affari Digitali e poi alla UE. E della UE è stata un big il padre, Jacques Barrot, in qualità di vice presidente della Commissione UE, ed anche ministro in un paio di esecutivi transalpini. Molto duro negli ultimi mesi nel denunciare le ‘ingerenze straniere’ e la ‘disinformazione’ (sic), ovvi strali contro la Russia, accusata da Barriot in veste di 007 d’aver piazzato addirittura cimici sotto i letti di parecchi politici (e non solo) che contano… Alle sue ‘dipendenze’ avrà il ministro per l’Europa Benjamin Haddad, ex direttore del think tank Usa ‘Atlantic Council’ (roba grossa) e, of course, big friend di Washington.

Difesa – E proprio per dare continuità all’impegno ‘fino alla vittoria’ dell’Ucraina, a botte di sempre più massicce forniture militari e ok per l’uso offensivo in territorio russo, l’unico superstite dell’esecutivo (molto meno a destra) guidato da Gabriel Attal, è proprio il titolare della Difesa, Sebastien Lecornu (nomen omen). Un altro rampante, 38 anni.

Economia – Ma al più giovane della band, il 33enne Antoine Armand, sono affidate le sorti economiche del Paese, in un frangente delicato come questo: bel coraggio, Barnier! Nel suo pedigree, titoli accademici a parte, fa spicco la presidenza della Commissione economica del Parlamento europeo.

Chiaro quindi: si tratta di un esecutivo ultra conservatore che cerca, in casa, di ricevere un mezzo placet (i voti che servono per governare) alla Le Pen, e in Europa il disco verde dalla presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen, visto soprattutto il curriculum quasi tutto in chiave UE del premier Barnier, come dettagliato nel pezzo messo in rete dalla ‘Voce’ il 5 settembre,

EMMANUEL MACRON & MARIO DRAGHI / MOLTO ATTENTI A QUEI DUE

 

Eccoci alle ultime di casa nostra, sintetizzabili in poche battute, tanto cadono le braccia per una situazione vergognosa e catastrofica al tempo stesso.

Partiamo dalle mance. Esultano gli sfascisti all’esecutivo, e così titola a caratteri cubitali il ‘Secolo d’Italia’: “Il governo c’è”. Ma non si vede. O fa piangere, soprattutto gli alluvionati, per l’elemosina da 20 milioni di euro e addirittura – udite udite – 4 subito, cash! Sapete qual è il costo del cartellino di un calciatore medio in Italia? 20 milioni tondi tondi. E con questo salvi i disperati di Emilia e Marche, colpiti per la seconda volta nell’arco di 16 mesi!!

Francesco Paolo Figliuolo

Ma ci fate sapere, in questi ultimi 12 mesi (perchè venne nominato dopo un lunghissimo ed estenuante tira molla) cosa cavolo ha combinato il commissario straordinario, il generale Francesco Paolo Figliuolo, che già ne combinò di tutti i colori con la scellerata (non) gestione della pandemia? Possibile far disastri o fottersene e non pagarne il fio?

Così come è possibile sentire le farneticazioni di un ministro in carica, uno dei tanti flagelli griffati ‘Giorgia’, che purtroppo è stato piazzato alla Protezione civile, ossia Nello Musumeci? Arriva a dire che è finita la pacchia, non ci sono più soldi per rimettere in sesto il territorio, arrangiatevi. Anzi, fatevi una polizza assicurativa a spese vostre e sono proprio tutti cazzi vostri!

Come è possibile che un individuo del genere non sia ancora stato preso a calci in culo e rispedito a far danni nella sua Regione Sicilia che ha già devastato come una cavalletta?

E, poi, per finire, con la pietosa catena di elemosine predisposta da Madre Teresa, in arte ‘Giorgia’: ecco servito in tavola il bonus Babbo Natale da 100 euro per tutte le famiglie con almeno un figlio. Ma chi erano i Re Magi? Un parco cenone per 3 è assicurato!

E prima ancora il bonus carrello. E il bonus benzina.

Nello Musumeci

E chi era mai, al confronto, Il mitico re di Napoli, il sindaco Comandate Achille Lauro? Che nei quartieri più bisognosi portava camionate di pasta e una scarpa, l’altra all’esito del voto?

Quella Napoli con un territorio devastato, una voragine a cielo aperto alla prima pioggia, i palazzi che esplodono nel martoriato hinterland come a Gaza.

Crimini in tempo di ‘pace’ (sic).


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