Ma vuoi vedere che i Berlusconi… 

È coinvolgente, terapeutico, il ‘gioco’ di Merlo (la Repubblica), lo è l’intelligente e colta rubrica ‘Posta e risposta’ e dulcis in fundo la coda, la ‘ghigliottina’ che decapita le indigeste scorie di linguaggio, responsabile non solo di chi per negligenza culturale fa cattivo uso dell’italiano. Colpevoli seriali sono anche non pochi giornalisti, i conduttori televisivi e all’infinito i mestieranti della politica.  Per deficit provvisorio di memoria non ricordo se Merlo ha  ghigliottinato questi intercalare che propongo di seppellire nell’oblio: “al netto di…”, “mettiamola così…” di cui si fa insopportabile abuso.

Nel recentissimo passato si è accesa, a ragione, l’attenzione politica bipartisan per l’anomalia centrista di Tajani, l’esternazione che gli osservatori di lungo corso hanno intuito dettata dai Berlusconi Marina e Piersilvio. Tajani, per conto di Forza Italia, fautore dello ‘ius scholae’, in aperta dissonanza con il ‘niet’ della maggioranza e in imprevedibile assonanza con il Pd, ma anche la posizione progressista di Marina Berlusconi sul tema dei diritti civili. Lo choc ha generato la rabbiosa controffensiva della destra e non è improbabile che abbia indotto Tajani a smentire la sintonia politica con le opposizioni minacciato da un perentorio “O con noi o contro di noi”. Fine del ‘caso’, a cui non sembra estraneo il sorpasso di Forza Italia in danno della Lega e la conseguente, molto vaga ipotesi di maggioranze destra-prive? Idea sicuramente prematura, connessa all’ambiguità dei ‘due piedi in una scarpa’ di Italia Viva, Azione e perfino dei moderati dem, che temono la tendenza di Elly Schlein di dire e fare ‘cose di sinistra’.

La percezione di sommovimenti che le sorelle d’Italia dimostrano di temere è ben definito da titoli come questo: “Meloni sfiduciata da Marina Berlusconi? Verso un nuovo partito con Draghi e Letta”, che non precluderebbe l’aggancio alla sinistra. Incuriosisce l’incontro per nulla segreto, di Marina, Gianni Letta e  Draghi (non a caso a ridosso del suo piano per l’economia dell’Europa): che sia il prologo di un nuovo soggetto politico, per rendere vulnerabile il governo e destabilizzarlo? Per un’inaspettata evoluzione-rivoluzione politica? Forse, ma più realisticamente una fase di standby interlocutorio, indotto dal timore berlusconiani per la salute dell’impero Mediaset, dalla potenziale concorrenza di una rete Rai privata, ipotizzata dalla Meloni per aggiungere ai media della destra un canale ancora più portavoce diretto di Telemeloni ex Tg1.  Giorgia, guida spirituale e materiale dell’Italia fuori di testa, cioè malata di nostalgia per il disastro del fascismo, sembra costretta a difendersi da ondate di guai. Espulso Sangiuliano dall’esecutivo, prova a rinviare analoghe uscite di scena, ma fatica a difendere gli indifendibili Salvini, la Russa, Santanchè, Lollobrigida, la sorella d’Italia Arianna, il Giambruno rifiutato, ma compagno di vacanze e, a giudicare dai ‘fuori onda’, perfetto educatore della figlia. Se “nun c’è bisogno ‘a zingara p’andiviná, Cuncè…”, è certamente necessario consultarla, per capire come e perché l’Italia continua a fidarsi di Giorgia, dei suoi amici e parenti.


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