Il Muro di Gomma sulla Verità dell’11 settembre 2001 – il tragico giorno dell’attentato alle torri gemelle del ‘World Trade Center’ a New York che causò 2.977 vittime – resiste ancora dopo 23 anni.
Continuano incredibilmente ad essere secretati i documenti bollenti: niente da stupirsi nella così ‘libera’ & ‘democratica’ America, visto che, per fare solo un altro clamoroso esempio, restano ancora ‘classificate’ le carte più significative sull’assassinio dell’ex presidente John Fitzgerald Kennedy.
Tutto detto.
Quindi, ancor oggi ai cittadini statunitensi e di tutto il mondo è letteralmente vietato sapere, in modo ufficiale, quale fu il ruolo svolto soprattutto dalla CIA, ma anche dall’FBI, per conto della Casa Bianca al fine di depistare & occultare inconfessabili verità.
Sul fondamentale ruolo, ad esempio, giocato da Mohamed Atta, il capo del commando, ‘seguito’ con attenzione per un anno dai Servizi e dall’Intelligence a stelle e strisce nei suoi movimenti in lungo e in largo per gli States senza muovere un dito, lasciandolo lavorare in perfetta tranquillità per organizzare a puntino tutte le fasi dell’attentato.
Dirty story minuziosamente dettagliata da Ferdinando Imposimato in un rapporto redatto per conto della Corte Penale Internazionale dell’Aja per i crimini contro l’umanità: dossier rimasto ad ammuffire nei cassetti.
La ‘Voce’ ha tante volte descritto e denunciato quei fatti. Per questo non ci dilunghiamo oltre e vi riproponiamo gli ultimi due pezzi messi in rete. L’1 agosto 2024, titolato
11 SETTEMBRE / VERRANNO A GALLA LE RESPONSABILITA’ DI BUSH, CIA & FBI?
e, pubblicato il 10 settembre 2023,
Come sappiamo tutti, quell’attentato e la figura di Osama bin Laden furono la miccia per provocare in mondo ‘scientifico’ l’aggressione e invasione dell’Iraq di Saddam Hussein, sterminandone la popolazione civile. Basata su un gigantesco falso: ossia il possesso iracheno di armi di distruzione di massa. Una colossale fake new inventata di sana pianta dal Dipartimento di Stato Usa in combutta con il capo del governo inglese, Tony Blair. E’ ormai storia: ammessa sia dall’ex capo del Labour che dall’allora ministro della Difesa Usa Colin Powell.
Eccoci, oggi, ad un’altra clamorosa ammissione, già più volte trapelata ma mai ‘ufficializzata’: ossia che ad Istanbul, aprile 2022, Mosca e Kiev avevano raggiunto un accordo sulla fine del conflitto iniziato due mesi prima, ma gli Usa lo hanno fatto saltare.
Lo scoop è messo a segno dal reporter investigativo e animatore del sito ‘AntiWar’, Dave De Camp, che fornisce tutta una serie di dettagli e di particolari su quel negoziato andato per il 90 per cento a buon fine e invece sabotato dalla Casa Bianca su input, guarda caso, del Dipartimento di Stato. Eccovi subito il link per poter leggere l’articolo nella sua versione originale, così come messo in rete da ‘Antiwar’ il 9 settembre, Victoria Nuland Admits US Discouraged Ukraine from Signing Peace Deal with Russia in 2022
Proprio dall’ex numero due del Dipartimento, Victoria Nuland, la ‘zarina’, giunge la conferma: ad Istambul l’accordo era stato praticamente trovato ma prima di sottoscriverlo i vertici di Kiev dovettero per forza di cose informare il potente alleato americano, e dalla Casa Bianca arrivò la doccia fredda: un secco no. Nuland oggi giustifica il tutto sostenendo che l’intesa non era poi così vantaggiosa per l’Ucraina, perché ‘venivano posti dei limiti all’arsenale di Kiev’ e perché ai russi non sarebbe stato chiesto di ‘ritirarsi’ dai territori occupati.
Circostanza non vera o solo parzialmente vera (almeno per quanto concerne il Donbass), la seconda, secondo quanto scrive, in un intervento per ‘Foreign Policy’ (ottobre 2022), Fiona Hill, che riporta le affermazioni di alcuni funzionari del Dipartimento; circostanza poi ribadita dall’ex Cancelliere tedesco Gherard Schroeder, che partecipò a quel tavolo di trattativa nella capitale turca.
E l’onnipresente Nuland è protagonista di un altro ‘affaire’, quello del sabotaggio del gasdotto Nord Stream 2. Di cui la giustizia tedesca ha finalmente deciso di occuparsi: benchè sia stata chiara fin da subito la matrice americana (con il fattivo contributo della Polonia) dell’attentato. Lo ha rivelato, qualche mese dopo, un altro grande reporter d’inchiesta, il Pulitzer Seymour Hersh.
Ma la ‘zarina’ ha fatto ancora di più, esibendosi addirittura in un bis ‘ufficiale’.
Ecco le sue parole, da perfetta chiromante, pronunciate il 27 gennaio 2022 davanti al Congresso Usa: “Se Mosca invade l’Ucraina, in un modo o nell’altro il Nord Stream 2 non andrà avanti”.
Poteva stare zitto e muto il capo della Casa Bianca Joe Biden? Certo no, e così il 7 febbraio 2022, da perfetto notaio, conferma: “Se la Russia invade l’Ucraina, il Nord Stream 2 non andrà avanti. Metteremo fine a tutto questo. Garantisco che saremo in grado di farlo”.
Capito?
Ma ecco, a cose appena fatte, ossia a sabotaggio realizzato, tutta la gioia di lady Nuland, sempre davanti all’imperturbabile Congresso a stelle e strisce: “Il Nord Stream 2 ora è un pezzo di metallo in fondo al mare. Penso che l’amministrazione Biden sia soddisfatta di saperlo”.
Viva la trasparenza, in un mare di sporca diplomazia!
E non dimentichiamo mai che la ‘zarina’ è stata la protagonista del golpe bianco del 2014 a piazza Maidan, Kiev, che dopo 5 anni ha portato alla plebiscitaria elezione di Volodymyr Zelensky. E che ‘Toria’ (un altro suo nickname) è stata la regista della realizzazione e del potenziamento di una cinquantina di bio-laboratori (tante piccole Wuhan) in tutto il territorio ucraino: lei, imperturbabile, sempre davanti al Congresso Usa, ne ammise solo 12: il minimo sindacale…
Sul giallo (ma non poi tanto) del Nord Stream, vi proponiamo la lettura di un pezzo messo in rete dalla Voce il 9 febbraio 2023,
GASDOTTI NORD STREAM / FATTI SALTARE DAGLI AMERICANI
Rammentando poi, come al solito, che per rileggere articoli e inchieste della Voce sui personaggi citati, basta andare alla casella CERCA, che si trova in alto a destra della nostra home page, e digitare nome e cognome: ad esempio, MOHAMED ATTA oppure VICTORIA NULAND o SEYMOUR HERSC e così via.
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