Avvinto come l’edera

Dante (arruolato da Sangiuliano nella destra -!-), Inferno,  secondo canto, versi 7-9: “O Muse, o alto ingegno, or m’aiutate; o mente che scrivesti ciò ch’io vidi, qui si parrà la tua nobilitate.

Natalino Sapegno: vuol dire in sostanza, qui avranno campo di mostrarsi, se ci sono davvero, tutte quelle doti di intelligenza, di sapienza artistica, di verità.

Umberto Bosco e Giovanni Reggio: “Si vedrà ciò che vali”.“Qui sarà messo alla prova il tuo valore e si vedrà di cosa sei capace”.

Se il ministro della cultura avesse letto in gioventù la Divina Commedia è molto probabile che avrebbe cancellato quei versi con un tratto di matita blu, per evitare di riconoscersi nella dotta sentenza dell’Alighieri.

Molte scuse, nel citare gli inciampi storico-geografico-letterari di Sangiuliano mancava la ‘perla’ della collocazione di ‘anagrafica’ di Cristoforo Colombo che secondo Sangiuliano sarebbe nato dopo Galilei.  Rimedio attuato, ma in fondo sono ‘quisquilie’ direbbe Totò se per caso assistesse di lassù alla tragi-comic-farsa-fiction del Sangiuliano ‘Beautiful’ bis. Questa nota si astiene dal replicare fatti e misfatti salienti del caso che calamitata da giorni la spasmodica attenzione dei media italiani e ha contagiato la stampa di mezzo mondo. La ricettività degli italiani è satura. Abbiamo memorizzato l’accaduto sviscerato nei più eclatanti e clamorosi dettagli, in un mix da ‘grande fratello’, da riviste gossipare. E però manca qualcosa alla rappresentazione minuziosa del ‘je accuse’ e delle evanescenti difese d’ufficio: non è visibile il tormento dell’‘amichevolista’ premier per l’insostenibile “go”, “vai avanti”, concesso a Sangiuliano. Stride l’inerzia del giornalismo d’assalto. Si è sottratto alla suggestione di interviste choc alla Boccia e soprattutto alla signora Sangiuliano, che fosse tutto nella norma dovrebbe reagire adeguatamente alla confessione televisiva del ministro (pardon per l’espressione inelegante) di averle fatto le corna e subisce in rassegnato silenzio.

Due parole in più le richiede il rischio che ‘salti’ il G7 della cultura, o peggio che si svolga comunque con Sangiuliano padrone di casa, di una figuraccia dell’Italia da terzo, bislacco mondo.


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