LE 3 CARTE DI MACRON / IL TROMBONE, IL MASSONE O IL TECNICO?

Il capo dell’Eliseo, Emmanuel Macron, è ormai mezzo napoletano.

Si sta infatti specializzando, in questi ultimi giorni decisivi per la scelta del candidato premier a più due mesi dal voto (e a meno di due mesi dalla consueta approvazione della strategica legge di bilancio), nel tipico gioco delle ‘tre carte’, da decenni in uso alla stazione di piazza Garibaldi per farsi beffe dei turisti in arrivo e sganciargli dalle tasche euro, dollari oppure sterline.

Nelle ultime ore, in rapida sequenza, sono spuntati tre nomi, dopo aver consultato i due ultimi ex presidente della repubblica, Francois Holland e Nicolas Sarcozy; e, soprattutto, dopo aver rispedito sdegnosamente al mittente il candidato proposto in modo compatto dal ‘Nuovo Fronte Popolare’ (NFP) che ha vinto le elezioni, l’economista e amministratrice pubblica, Lucia Castets. Un vero golpe bianco, perché di diritto le sarebbe spettato almeno di fare un tentativo per formare il nuovo governo, come succede in tutte le democrazie (sic) occidentali.

Ma la Francia, ca va sans dire, è un feudo a parte, una monarchia senza monarca dove detta legge solo il Verbo del Sovrano unico, le roi Macron.

Bernard Cazeneuve

Ecco subito, in rapida carrellata, i profili dei tre nomi usciti dal cilindro presidenziale, come autentici conigli.

Il primo, circolato subito, è quello di una vecchia volpe della politica, nonostante la non certo veneranda età, 61 anni, un avvocato d’affari, trasformista al punto giusto, ex socialista pentito.

Si tratta di Bernard Cazeneuve, un pupillo di Hollande. E’ stato ministro degli Interni nel 2015, l’anno bollente dei tragici attentati a Parigi. Esce dal partito socialista due anni fa, prendendo la porta a destra, e a febbraio 2023 dà vita al movimento ‘La Convenzione’, sponsorizzato ovviamente da Hollande, dal ‘Partito Radicale’, dal ‘Collettivo dei Socialdemocratici Riformatori’ e da alcuni tromboni della vecchia politica.

Il suo nome viene subito bocciato con vigore dai vertici del Nuovo Fronte Popolare e da Castets. La quale sbotta: “Il signor Cazeneuve si oppone nettamente al programma del Nuovo Fronte Popolare che ha vinto le elezioni, appartiene al vecchio mondo dell’hollandismo, da cui noi vogliamo voltare decisamente pagina. Non lo voteremo mai, né gli daremo alcun appoggio esterno”.

Più chiari di così…

 

Xavier Bertrand

Il secondo è rimbalzato tra le ovattate stanze dell’Eliseo poche ore dopo. E sarà subito risuonato in altrettanto ovattati saloni, quelli del ‘Grand Orient de France’ (GOdF). Sì perché l’altro nome partorito da Mago Macron è quello di Xavier Bertrand, politico e soprattutto massone iscritto dall’11 marzo 1995 alla elitaria Loggia ‘Les Fils d’Isis’ di Ternier. Sostiene di essersi ‘dimesso’ dalla Loggia 12 anni dopo, nel 2012: ma non sa, o meglio fa finta di non sapere, che dalla massoneria non si ci può mai dimettere, una volta affiliati: al massimo, si può andare ‘in sonno’.

Quindi, l’assonnato Bertrand proprio in quell’anno cruciale, il 2012, viene nominato ministro nel governo guidato da Jean-Pierre Raffarin (all’epoca della presidenza Chirac) e ammette di aver partecipato, in quell’anno, soltanto a due riunioni massoniche, come conferenziere, vista l’incompatibilità, prevista in Francia, con lo svolgimento di incarichi pubblici. Non è finito qui il pedigree ministeriale del ‘Figlio di Iside’: perché è stato prescelto anche da Francois Fillon, quando il capo dell’Eliseo era Sarcozy.

Attualmente Bertrand è presidente della Regione dell’Alta Francia, sindaco di San Quintino (nulla a che vedere con il carcere Usa), nonché rappresentante di spicco di ‘Les Republicans’, la formazione di centro-destra-destra sul cui decisivo appoggio Macron punta molte delle sue fiches. Fondato proprio da Sarcozy nel 2015, ‘Les Republicans’ ha vissuto in modo non poco burrascoso i suoi ultimi anni.

Nel 2022 ne ha preso il timone, nominato come Presidente, Eric Ciotti. Il quale, dopo il fresco voto europeo, non ha fatto mistero di volersi alleare con il pur sconfitto, ma secondo, ‘Rassemblement National’ griffato Marine Le Pen, imprimendo una decisa virata in direzione fascista al partito. Che lo ha defenestrato e sostituito in un baleno. Lui ha fatto ricorso in tribunale per ottenere una ‘sospensiva’ di quel provvedimento e ora si è in attesa della sentenza. Intanto, l’irrequieto Ciotti non ha perso tempo e ha subito fondato, con i più neri della sua ex formazione ed altri nostalgici, un’altra a sigla che già dal nome dice tutto, ‘A Droite!”.

Sorge spontanea la domanda: qualora la scelta dovesse mai cadere sul nome di Bertrand, si presenterà con cappuccio e grembiulino all’Eliseo?

 

E scopriamo, a questo punto, la terza, misteriosa carta. La cui identità è saltata fuori poche ore fa.

Un’altra magia che mancava tra le performance del novello Houdinì presidenziale, ossia la figura del ‘Tecnico’, del Draghetto in salsa transalpina.

Un economista praticamente sconosciuto con una vocazione per il sociale, per l’assistenza ai bisognosi, uno che si dedica anima e corpo a previdenza & pensioni.

Il suo nome è Thierry Baudet, così subito bollato da Sophie Taillè Polian, esponente di spicco della ‘Nouvelle Union populaire ecologique et sociale’, confluita nel NFP:Monsiuer Baudet, que personne ne connait”, ossia che nessuno conosce.

Nel suo non troppo fitto curriculum spicca una sola notizia: la presidenza del ‘Consiglio Economico, Sociale e Ambientale’ (CESE), non proprio il top.

Così commenta un funzionario di peso dell’Eliseo che resta ovviamente nell’anonimato: “E’ un bravo ragazzo, molto serio, della sinistra moderata e che si occupa molto del sociale. Ma tra vendere consenso al CESE e andare nella fossa dei leoni dell’Assemblea Generale, c’è un po’ di differenza…”.

A questo punto Macron è al classico bivio, pardon ad un amletico trivio: il politico di vecchio corso, il massone o il draghettino sociale?

In genere i francesi, e soprattutto i parigini, non digeriscono i bocconi finti o avvelenati. E sono non poco incazzosi.

Chineranno miracolosamente la testa o cosa, stavolta?


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