LA FRATTOCCHIE DELLA DESTRA

Pare proprio che studieranno Gramsci, Marx, Marcuse. Naturalmente con i classici autori del pensiero della destra, da Nietzsche a Tolkien.

Qualcuno l’ha definita la Frattocchie di Fratelli d’Italia. Ricordando la celebre scuola di formazione politica del PCI. Il rettore di questa sorta di università della cultura di destra, sarà Fabio Rampelli, scelto direttamente da Giorgia Meloni con la missione di risollevare la cultura politica della destra e accompagnare il paese fuori dall’egemonia culturale della sinistra. Non casualmente si parte dallo studio di Gramsci e di altri intellettuali artefici dell’egemonia del pensiero marxista.

Frattocchie, per chi non lo sapesse, è stata la sede della prestigiosa scuola di partito, voluta da Togliatti, che ha formato alla politica intere generazioni di giovani del PCI fino al 1993, quando la scuola fu chiusa e interruppe il suo lavoro. Frattocchie formò anche gli amministratori locali che fecero la fortuna delle regioni “rosse”, grazie alla loro buona amministrazione degli anni ’70 e ’80.

Moltissimi dirigenti di quel mitico partito si sono formati nelle sue austere stanze. Si tratta di una villa fuori Roma, sull’Appia, trasformata in scuola-residence e diretta, tra gli altri, da Enrico Berlinguer, Luciano Gruppi e Vincenzo Lapiccirella. Una scuola frequentata da intellettuali di partito e indipendenti, che seppero trasmettere portarono le loro competenze. C’erano tra loro economisti, giornalisti e politologi, che si alternarono da quelle cattedre per trasferire ai giovani comunisti le basi teoriche delle scelte fatte e di quelle da fare dal partito dei comunisti italiani.

Quelle lezio9ni e quei militanti seppero poi concepire la stagione di sindaci progressisti e l’irripetibile sequenza riformatrice degli anni ’70. Quella della riforma sanitaria e dei diritti civili.

Fu quella la cultura che rese quel partito unico nel confronto con gli altri partiti comunisti europei allora esistenti. Questi ultimi, più integralisti e dipendenti dai dicktat sovietici di quegli anni, orientavano ancora alla contrapposizione con l’occidente.

La Scuola delle Frattocchie fu prima denominata “Istituto di Studi Comunisti” nel 1944 e trovò la sua sede definitiva in una villa a Frattocchie donata a Togliatti e da questi poi traferita al Partito. Fu denominata inizialmente “Scuola centrale quadri Andrej Aleksandrovič Ždanov“, un militante bolscevico del periodo staliniano che fu l’arbitro della linea culturale del Partito Comunista Sovietico e presidente del Praesidium dei Soviet dell’Unione (erano gli anni tra il 1946 e il 1947). Ma quel nome era ancora indicativo di un forte legame con l’URSS. Allora quel nome mutò definitivamente, nel tempo, di pari passo alla evoluzione ideologica di quel partito, a cominciare dal 1950 prima in “Istituto Togliatti” poi, nel 1955, in “Istituto di studi comunisti” e, dal 1973, nel definitivo “Istituto di studi comunisti Palmiro Togliatti”. La scuola cessò la sua attività nel 1993.

Ora il partito della premier sta preparando il lancio di una sua scuola politica. E lo fa recuperando la tradizione avviata nella sede di Colle Oppio, ma stavolta lo farà a più ampio raggio e non trascurando, come detto, la tradizione egemonica della cultura progressista.

La capo-segretaria di Fratelli d’Italia, Arianna Meloni, in un’intervista alla stampa ha spiegato che l’intento sarà quello di formare una nuova classe dirigente. Evidentemente consapevole delle enormi difficoltà riscontrate nel corso di questa lunga esperienza di governo, molto diversa da quella di opposizione. Questa fase richiede nuove competenze e accettabili capacità manageriali, oltre a una cultura generale che si è rivelata assai carente.

“La nostra scuola di partito non sarà rivolta solo ai dirigenti. Avrà più obiettivi. Uno, ad esempio, sarà quello di formare i nostri amministratori locali. La scuola dovrà fornire informazioni pratiche di tipo amministrativo e nozioni di diritto costituzionale. Poi ci saranno altri obiettivi validi per tutti, siano essi militanti semplici o dirigenti di partito e avrà un profilo culturale e politico” spiega l’altra Meloni nella sua intervista.

La sede della scuola non è stata ancora scelta, anche se l’avvio è previsto per ottobre. Sarà allestita anche una piattaforma online, grazie alla quale sarà possibile fruire di corsi a distanza. Le lezioni in presenza saranno tenute nelle principali città.

Rampelli ha studiato a fondo le iniziative sviluppatesi sul territorio ed ha scelto proprio il modello voluto da Togliatti a venti chilometri da Roma. Ma nella sede di Fdi non ci saranno ricordi o statue dei loro grandi dirigenti del passato, né quadri di valore come il Guttuso che troneggiava nell’aula magna di Frattocchie. Lì la disciplina era ferrea e gli allievi si alzavano alle 7,00 per iniziare, senza deroghe, le lezioni alle 7,55 per finire di studiare alle 19,00 in punto. Un rigore impensabile ai nostri giorni … non solo a destra. Ma l’organizzazione dovrebbe essere molto simile e finalizzato a formare non solo nella teoria politica, ma anche a fornire fondamenti di economia e di diritto costituzionale, oltre che di pratica della gestione amministrativa, fatta di acquisire capacità di redazione di delibere, di proposte di legge, di stesura degli emendamenti e delle interrogazioni.

Nella vecchia sede di Colle Oppio (la caverna) si era formata gran parte dell’attuale classe dirigente di Fdi.

Dalla “Caverna” alla nuova Frattocchie, così il vicepresidente della Camera vuol prendere il meglio della tradizione politica e, anche se non lo dice, correggere i recenti equivoci e nostalgie che una parte dei giovani militanti mostrano di nutrire ancora.

Le lezioni non sarebbero richieste solo ad esponenti della destra, ma anche a intellettuali progressisti, come sembra imporre la linea del disgelo di Giorgia Meloni, fin da quando era stata accompagnata dall’ex tesoriere dei DS Ugo Sposetti a visitare la mostra su Enrico Berlinguer al vecchio Mattatoio.

Ma Rampelli si è posto più avanti. È stato uno dei pochi dirigenti di Fdi ad essersi dichiarato apertamente antifascista. Anche se ha dovuto mitigare le sue dichiarazioni con un ambiguo “… ma aspetto ancora che a sinistra si dichiarino anticomunisti”.

Bene l’apertura di una scuola di formazione politica, ci sembra una intenzione meritoria, si avvertiva davvero il bisogno che la politica ricominciasse a studiare.

Vedremo se, questa volta, riusciranno a portare avanti davvero questa loro intenzione come hanno annunciato in pompa magna. Fare la formazione dopo aver governato il paese ci sembra quantomeno strano, si rischia costantemente di essere sopraffatti da nostalgici ripensamenti.

 


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