Il nemico del ‘fuoco amico’

“Fuoco amico” è il contrario di quanto suggerirebbe l’aggettivo di questa definizione che circola a rimorchio della ‘par condicio’, del patto stipulato alla politica per garantire visibilità a tuti i partiti. È il contrario perché il boicottaggio delle ‘quinte colonne’, fenomeno comune a destra, sinistra, centro, è tutt’altro che ‘amico’. Esempio convincente è la convivenza per nulla pacifica delle ‘correnti’, di cui la Dc fu protagonista assoluta, trainante per l’intero pianeta dei partiti, nessuno escluso. A sparare ad altezza uomo sul Pd, tralasciando la guerriglia intestina per la leadership tra miglioristi, ortodossi, nostalgici del Pci e orfani di centrismo scomparso, hanno provveduto di volta in volta proprio le correnti. Punte estreme di dissenso interno le scissioni, le periodiche mutazioni ideologiche, le denominazioni identitarie.

All’accidentato percorso dei ‘dem’ ha dato una spallata devastante il caso Renzi, picconatore per vocazione. Fu clamoroso l’endorsement del Pd per l’ex sindaco di Firenze, straordinario affabulatore, carismatico, informatissimo, incisivo, empatico, televisivamente dotato della qualità che in gergo si definisce “bucare lo schermo”. Dall’altezza siderale raggiunta Renzi è precipitato in un amen nel contraccolpo letale del 59% di ‘no’ al referendum sulla legge costituzionale (proposto con la Boschi) che proponeva di superare il bicameralismo paritario, di ridurre il numero di parlamentari e rivedere il titolo V della seconda parte della Costituzione. Il flop, annunciato e temuto dal Pd, perché lesivo dei consensi per la sinistra, ha indotto Renzi a dimettersi da segretario e la conseguenza è stata l’incipit della crisi dem di cui profitterà la destra per impadronirsi del governo. Renzi conferma di essere abile molto oltre la media dei mestieranti della politica: diventa consulente di Emiri, si arricchisce con i compensi per interviste e presenze attive a convegni internazionali e non gli sopporta l’esclusione dall’agone della politica italiana.  Inventa “Italia Viva” con l’ambizione, presto  frustata dalla realtà, di catalizzare il pianeta dei moderati, dei centristi. Sperimenta l’impervia strada di un improbabile ‘campo largo’ con “Azione” di Calenda e rottama presto anche questo avventato sodalizio. Ora l’idea: assumere il ruolo di picconatore del melonismo e costruire la più ampia visibilità di potenziale ‘figliol prodigo’ pentito, per proporsi come architetto del progetto “mandiamo a casa la destra”. Come? Con la strategia della coesione elettorale di tutti gli oppositori di chi sta s-governando l’Italia. La notizia eccita la curiosità dei media, lui la cavalca, con interviste fiume e si offre al Pd come se nulla fosse successo tra il referendum e la sua diserzione dalla sinistra. Lo fa con l’efficacia dialettica dei persuasori occulti e palesi. Sfida gli ostili alla sua revisione esplosiva, con una coraggiosa irruzione nel cuore della Festa del Pd. Incassa pacche di bentornato sulle spalle, e qualche mugugno.

Come la vede Elly Schlein? La pasionaria segretaria dem non fa mistero della risposta alla domanda molto diretta di Renzi: “Vogliamo vincere le elezioni? Coalizziamo tutti gli antagonisti della destra. Io ci sono”. E commenta: “Ci pensiamo”.  Il tuono a ciel sereno del redivivo può creare ampie crepe in campo avverso, alle prese con pugni nello stomaco dei litigiosi alleati: Giorgia vicina alla depressione, sotto tiro la sorella d’Italia Arianna, i loro ex conviventi Lollobrigida e Giambruno, il guastafeste Salvini, il timido Tajani eterodiretto dai Berlusconi: sono in debito d’ossigeno, in affanno, alle prese con i conti che non tornano e tutte le promesse elettorali disattese. Amletico dubbio per il Nazareno: dire ‘sì’, o ‘no’ a tutti i potenziali soggetti politici del ‘campo largo’ progressista. Condizionare il ‘sì’ a Renzi con un milione di cautele a vincoli di garanzia.


Scopri di più da La voce Delle Voci

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento