Le cineteche di mezzo mondo, in stagioni estive televisivamente improduttive, pescano in archivio di tutto, anche vecchi film in bianco e nero e non sono rare le immagini di pionieri del Far West cercatori dell’oro che traforano la terra e vedono sgorgare imponenti getti di oro, ma di ‘oro nero’, di petrolio. La scena rimanda alle smisurate ricchezze degli arabi, che senza alzare un dito, mettono in cassa miliardi, minuto dopo minuto e si guardano bene dal rinunciare al ruolo di Paperon dei Paperoni, benché colpevoli di attentare alla vita del Pianeta inquinandolo mortalmente. Insieme a produttori e trafficanti di armi tengono sotto scacco i ‘grandi del mondo’ e il loro problema è la difficoltà di spendere quanto ricevono dalla vendita del petrolio. E coì, l’ambizione di accreditarsi e acquisire empatia mondiale aggredisce anche lo sport. Si appropriano di club, soprattutto europei, allettano calciatori e allenatori di primo livello con ingaggi non rifiutabili. Alcuni sì all’invito: Cristiano Ronaldo, Benzema, Neymar, Firmino, Mané, Mahrez, Milinkovic-Savic, Koulibaly, Brozovic, Kanté, Ibanez, Demiral, Barrow, Gerrard, Fofana e molti altri: Emigranti di lusso anche tecnici di fama: Mancini, ex ct dell’Italia, l’ex del Milan Pioli, ora il più pagato al mondo dopo Guardiola. Prima di lui, Dossena, Cuccureddu, Solinas, Tramezzani, Zenga, Cannavaro. Di contro, ecco I nomi del ‘gran rifiuto’ agli ingaggi stratosferici degli Emirati: Modric, Lukaku, Morata, altre star del calcio sorde al richiamo delle sirene arabe. Del più clamoroso è protagonista il giovane brasiliano Vinícius José Paixão de Oliveira Júnior, gioiello del Real Madrid e della nazionale carioca. Oggi, forse, il più forte calciatore del mondo. Ha rifiutato l’offerta record di Al-Ahli: contratto da un miliardo di euro (200 milioni all’anno, 17 al mese): “Sto benissimo al Real”, il commento. Chissà cosa ne pensa la società madrilena. Avesse ceduto Vinicius avrebbe intascato 500 milioni dagli arabi! Sono molteplici le motivazioni del rifiuto di alcuni ‘’grandi’ del calcio: le impossibili condizioni climatiche dell’Arabia, prevedibili disagi familiari e, come ci si augura, ostilità per Paesi senza nessun rispetto dei diritti civili, della dignità delle donne, Paesi di corrotti e corruttori, che per ospitare i mondiali in Qatar hanno ‘comprato’ il sì della Fifa, responsabili delle centinaia di morti in Qatar, di lavoratori schiavizzati per allestire in fretta gli impianti sportivi dei Mondiali. Se non si finge di dimenticare la tragedia di vittime della povertà pesa l’indignazione per il giro miliardario dello sport più popolare del mondo, che qualcuno ha definito ‘oppio dei popoli’, altri ‘strategia di distrazione di massa’, complice il tam-tam ossessivo dei media e la tolleranza generale sui fenomeni di razzismo impunito che infestano gli stadi e l’intero circuito del football. Il fenomeno calcio: giro d’affari mondiale di 47 miliardi di dollari. L’endorsement ‘coatto’ degli italiani? 31% il calcio è lo sport preferito. Genera ricavi per 78,8 milioni di, euro, (3% del Pil, Francia e Inghilterra il 6%), ma denuncia anche un forte indebitamento. ‘Deo gratias’, rileva il calo di interesse dei giovani e a proposito di autonomia differenziata: al Nord il 50% di diciottenni si avvicina al calcio, solo il 18% al Sud, per deficit di impianti sportivi e società di settore. E se ci dessimo all’ippica o a tornei di bocce?
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