TEULADA / CRIMINI & MISFATTI IMPUNITI

Militari italiani e alleati americani: chi tocca i loro fili muore. E anche chi solo osa sfiorarli.

Se ne è avuta, caso mai ce ne fosse bisogno, solo pochi giorni fa l’ennesima prova, arrivata via sentenza dal tribunale di Cagliari. Il quale ha disposto l’archiviazione di un’inchiesta durata ben 8 anni e ora giunta al termine sulla devastazione ambientale provocata dalle attività militari nella vasta area del Poligono di Teulada, nella costa Sud dell’incantata – e in questo caso stravolta e massacrata – Sardegna.

Da tener presente un paio di dati da brivido, pure emersi nel corso di questi otto bollenti ma di ‘inutili’ (a fini processuali) indagini.

Il tribunale di Cagliari. Sopra, il poligono di Teulada

Non solo è stata scientificamente accertata la devastazione dell’ambiente, ossia della flora e della fauna in tutta la vasta area. Ma sono stati accertati dati drammatici sulla salute degli abitanti della zona, con percentuali di leucemia e patologie tumorali in misura molto superiore rispetto alle aree vicine e ben superiori alla norma.

Sorge spontanea la domanda? Chi pagherà mai per queste abnormi responsabilità? Chi restituirà la salute ai cittadini dell’area? Possibile tutti siano innocenti come viole mammole, soprattutto i comandanti militari che negli anni si sono succeduti al comando del Poligono killer?

Riassumiamo per sommi capi la ‘dirty story’ per arrivare alla news.

Il Poligono militare di Teulada è in vita da 70 anni.

Venne ‘creato’ infatti nel 1956, in seguito a precisi accordi del nostro paese con gli Usa e i vertici NATO. Una delle prime tappe di un vassallaggio militare (e poi anche economico e soprattutto politico a tutto campo) che renderà il nostro Paese la location più comoda, per gli ‘amici’ amerikani, ove dislocare i loro avamposti nel cuore del Mediterraneo e ben strategici sulle rotte contro la Russia, che in frangente come quello odierno ‘tornano’ molto utili. Ma, of course, ci espongono alle prime minacce di ovvia reazione russa: e noi, al solito, come vasi di coccio tra quelli di ferro.

Tutti ricorderanno le vicende della Base Usa di Sigonella: al centro di un

Antonio Di Pietro

epico scontro tra l’allora premier Bettino Craxi con i vertici della Casa Bianca. Uno spartiacque nella nostra storia: perché proprio quella decisa opposizione di Craxi all’uso della base siciliana, decretò la sua ‘fine’ politica: perché gli yankee lo ‘scaricarono’ e gli sguinzagliarono contro, come nelle migliori gangster stories americane, il poliziotto, poi pm e sempre ‘agente coperto’ della CIA, alias Antonio Di Pietro, alle calcagna, per ‘cucinarlo a puntino’, secondo filosofie e prassi di quel pool milanese che doveva mettere a segno – sotto l’eterodirezione Usa – il colpaccio di ‘Mani Pulite’, come la Voce ha più volte raccontato e presto vi racconterà ancora con alcuni gustose nuove chicche.

Ma torniamo a bomba, è proprio il caso di dire parlando del Poligono militare di Teulada.

Le indagini su quanto avveniva, dicevamo, sono iniziate a fine 2015. E’ stata raccolta una gran mole di carte, documenti, prove, analisi, esami in grado di ricostruire il raccapricciante contesto.

Per dirne solo una: tra il 2008 e il 2018 sono stati sparati poco meno di 1 milione di colpi d’addestramento, per la precisione 860 mila; e lanciati quasi 12 mila missili, tanto per non mancarne uno, ben 11 .875. Il tutto fa la non disprezzabile quantità totale di 556 tonnellate di materiale bellico.

Tanto sforzo investigativo, però, è servito ben poco a fini prettamente giudiziari: visto che qualche mese fa, concluse le indagini, è stato addirittura il pm, Emanuele Solli, a chiedere l’archiviazione, ricalcando perfettamente quanto chiedeva l’Avvocatura Generale dello Stato che patrocinava i 5 generali tirati in ballo e dei quali si richiedeva il rinvio a giudizio.

Cosa sostenevano, all’incredibile unisono, pm e difesa? Che non esistevano elementi sufficienti a sostenere le ipotesi accusatorie: in sostanza, come al solito ormai, a dimostrare il famigerato ‘nesso causale’ tra le morti precoci, le malattie invalidanti, le lesioni per tanti abitanti della zona, nonché la devastazione ambientale, e le responsabilità dei vertici militari.

Come è incredibilmente successo in altre tragedie di casa nostra.

La più clamorosa?

La strage del ‘sangue infetto’ denunciata per anni dalla Voce, un processo durato trentanni e finito in flop, cominciato a Trento e terminato a Napoli con un’assoluzione plenaria per tutti gli imputati, liberi come fringuelli dopo un incredibile ‘il fatto non sussiste’: come se oltre 5 mila infettati da quel sangue e quegli emoderivati killer se la fossero cercata, probabilmente tutti aspiranti suicidi.

La più recente? La abominevole sentenza sulle vittime del terremoto a L’Aquila: sì, perché quei poveri studenti finiti sotto le macerie se la sono cercata, secondo le toghe, e la difesa non è riuscita a dimostrare il ‘nesso causale’ tra le rassicurazioni killer degli scienziati (sic) e le ‘scelte’ degli scapestrati universitari.

Ai confini della realtà.

Pier Luigi Caria

Come lo è la pronuncia cagliaritana di pochi giorni fa.

E quindi altrettanto liberi come fringuelli gli imputati eccellenti che non dovranno nemmeno affrontare il disturbo del dibattimento, come almeno chiesto il giudice.

L’Avvocatura della Stato, il pm e il presidente del collegio, invece, fieramente uniti per il no: quei generali sono brava gente, militari di gran caratura senza macchia e senza paura. E così no problem (solo con la coscienza, forse, se almeno se la ritrovano) Danilo Errico, Domenico Rossi, Sandro Sartorie e Giuseppe Velotto.

Assalto anche il quinto imputato eccellente, il generale Claudio Graziano: per il semplice fatto che non può più rispondere di alcuna imputazione, dal momento che si è tolto la vita due mesi fa, il 7 giugno.

E quella ‘assurda’ morte di generale stimato, nominato addirittura al vertice di ‘Fincanteri’, suscita non pochi interrogativi che più inquietanti non si può. Ci può essere un ‘nesso causale’, anche stavolta, tra quel suicidio e i i fatti di Teulada?

Chiudiamo con alcuni commenti dei movimenti che hanno denunciato, nel corso degli anni, quei fatti e hanno chiesto di costituirsi parte civile. Inutilmente, visto che non verrà celebrato alcuno processo.

Afferma Pierluigi Caria, portavoce del movimento antimilitarista sardo ‘A Foras’: “Quello che è successo è semplicemente scandaloso. I giudici dicono che il Poligono è fortemente inquinato ma che non c’è alcun responsabile. Non sono state mai effettuate indagini epidemiologiche serie per mettere in luce la reale situazione non solo a Teulada ma in tutte le aree dei poligoni sardi. La tossicità dei materiali inquinanti e la loro diffusione, che tocca anche le falde acquifere, è alla base delle patologie che colpiscono esseri umani, animali e piante. Tumori ma anche malformazioni neonatali e intossicazioni da agenti specifici. E’ ora che si ponga fine a questa devastazione”.

Aggiunge Francesca Ghirra, deputata di Alleanza Verdi Sinistra: “Anche se i generali sono stati tutti assolti, il disastro ambientale è stato riconosciuto. Le penisola Delta è uno dei casi più eclatanti di inquinamento legato alla presenza di servitù militari in Sardegna”.


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