BOXE OLIMPICA / LA SCENEGGIATA AFRAGOLESE. E RECITA MELONI

Siamo sull’orlo del baratro con un conflitto mondiale che rischia di scoppiare da un momento all’altro perché Israele ha dichiarato guerra a Iran e Libano con i due attacchi killer?

Ma chissenefrega, tiene banco il testosterone alle Olimpiadi di Parigi.

C’è lo storico scambio di prigionieri tra Stati Uniti e Russia, il più grosso dalla Guerra Fredda?

Ma chissenefotte, primeggia la singolar tenzone tra l’afragolese Angela Carini e il/la marocchino/a Imane (o Imene?) Khelif.

Il Venezuela è in fiamme nel dopo elezioni che hanno sancito la vittoria di Maduro e al solito gli Usa tramano per ribaltare quel successo?

Che cavolo ce ne frega, il tema woke-trans nel mondo della boxe olimpica è di gran lunga più attuale.

Il match Carini Khelif

Va in fiamme anche il centro di Roma, e rischiano grosso il centro Rai (non sarebbe poi una grave perdita) e il tribunale di piazzale Clodio (neppure quella)?

Non c’è spazio, pesano molto di più i tremendi ganci inflitti al naso della povera Carini.

I trasporti sono in pieno caos proprio in concomitanza col grande esodo, le ferrovie in tilt completo?

Bazzecole, pinzellacchere rispetto alla grande questione Etica, Morale, Politica sollevata dal giallo del ring che sarà presto il soggetto di una super fiction.

Sanità in crac, malati che non ce la fanno più, pensionati alla fame, prezzi alle stelle? Un momento, viene prima il conflitto italo-marocchino a 5 cerchi, dove scende in campo, finalmente, la politica di casa nostra.

Quella vera. Con gli attributi.

Toccanti le parole della seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Ignazio Benito La Russa: “Il pianto inconsolabile di Angela ci colpisce ma il suo ritiro ci fa onore. L’aspetto in Senato per abbracciarla”, scrive su X postando una foto dell’atleta ‘in ginocchio a terra’.

Più loquace Matteo Salvini che, nonostante i disastri ferroviari, riesce a dedicare mezza giornata alla vicenda che fa la Storia: “Picchia troppo forte, non è giusto. Brava Angela, hai fatto bene! Una scena davvero poco olimpica: vergogna a quei burocrati che hanno permesso un match che evidentemente non era ad armi pari. Se ne sono accorti tutti in Italia e nel mondo, tranne i distratti commentatori della Rai”. Epico.

Ma su tutti primeggia, of course, ‘Giorgia’.

Che sale sul podio e si aggiudica l’oro più pesante di Parigi. Presaga del destino, in quelle bollenti, drammatiche ore si trova proprio lì, per assistere alla finale di judo che incorona una atleta di pura razza italica, secondo il Verbo del cognatino, Francesco Lollobrigida.

In un baleno, per affrontare di petto il caso, il-la premier organizza un faccia a faccia con il presidente del CIO, Thomas Bach, alla presenza del numero uno del CONI Giovanni Malagò. Gliene dice 4 e lo mette in riga.

Riserva tutta la sua dolcezza alla disperata Carini. Accompagnata dal ministro dello Sport, Andrea Abodi, la incontra in una sala riservata del Cio nell’impianto di judo. Ecco cosa rivela la boxeur afragolese: “L’incontro è stato come una mamma che incontra una figlia, mi ha detto vai avanti e credi nei tuoi sogni perché oggi tutto questo non dipendeva da te”.

Giovanni Malagò

Commenta la mamma nazionale sui social: “So che non mollerai, Angela, e so che un giorno guadagnerai con sforzo e sudore quello che meriti. In una competizione finalmente equa”.

De Amicis, batti un colpo. Due tre…

E sui social impazzano le frasi, smozzicate per il dolore e le lacrime, della certo prossima portabandiera olimpica.

Prima dell’epico match: “Mio padre mi ha sempre detto di battermi con onore, con lealtà e soprattutto di affidarmi sempre a Dio. Sono cresciuta così. L’ultima volta che salii sul ring olimpico mio padre era in fin di vita. Oggi ripercorro quel cammino, oggi sono qui, ma lui è con me e io non ho paura di nulla. Sono qui per me stessa, sono qui per mio padre e mi batterò come un guerriero fino alla fine come mi ha insegnato lui”.

Dopo l’appuntamento con la Storia: “Non mi importa nulla quando combatto, mi sono fermata per il dolore al naso. Alla fine mi sono inginocchiata per mio padre. Ho detto ‘papà scusami’, non ce l’ho fatta”.

Poi: “Poteva essere il match della mia vita, ma ho dovuto pensare a salvaguardare la mia incolumità. Sentivo di doverlo fare, anche se non ho mai avuto paura di salire sul ring”.

E ancora: “Ho disputato tanti match in nazionale e ho fatto i guanti anche con gli uomini, anche con mio fratello Angelo. Ma oggi ho sentito troppo dolore”.

Qualche ‘illuminazione’ arriva dal tecnico delle nostre pugili, Emanuele Renzini, che così ricostruisce la story nel giro di poche ore diventata leggenda: “Sarebbe stato più facile non presentarsi, perché tutta Italia chiedeva da giorni di non combattere. Ma Angela era motivata e voleva farlo. Certo, al sorteggio quando ha conosciuto il nome dell’avversaria, ha detto ‘ma non è giusto’”.

Emanuele Renzini

E aggiunge: “Teneva alla sua Olimpiade, voleva giocare le sue chance. Ho capito che era indignata che in una categoria come la sua possano gareggiare atlete con caratteristiche androgene. Non se l’è sentita, ma non avevamo deciso che andasse così”.

‘Androgene’ a parte, ecco spiegato l’arcano.

Come mai recitare – e maluccio – una sceneggiata del genere, addirittura da 42 secondi, quando il copione era già scritto da giorni?

Perché non contestare e denunciare tutto prima, carte & provette alla mano, invece di arrivare alla classica sceneggiata alla napoletana, stavolta in genuina salsa afragolese?

Certo, in questo modo l’obiettivo è centrato: la super story del giorno, dalle Alpi alle Piramidi fino agli States (secondo ‘TeleMeloni’ se ne sta occupando perfino Donald Trump…).

Vale almeno un poker d’ori olimpici.

E compatta l’esecutivo Meloni!

P.S. Su una sola cosa ‘ci azzecca’, Salvini. Quando fa cenno alle castronerie mandate in onda dai cronisti Rai. Tutti, e per tutte le discipline e a tutte le ore: un bestiario senza fine. Una chicca fra tante, per restare in tema: commentando la performance del nostro argento nel tiro al volo femminile, Silvana Stanco, il tandem d’occasione ha sottolineato “gli attributi mostrati dall’atleta. E che attributi!”.


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