11 SETTEMBRE / VERRANNO A GALLA LE RESPONSABILITA’ DI BUSH, CIA & FBI?

Torna alla ribalta quell’11 settembre 2001, l’attentato alle Torri Gemelle.

Poche ore fa, infatti, Il Dipartimento della Difesa Usa ha raggiunto un “accordo extragiudiziale” con i tre imputati eccellenti, i quali ammetteranno le loro responsabilità ma eviteranno la pena di morte, beccandosi solo una serie di ergastoli.

Sorgono subito spontanee due domande alte come le Twin Towers.

Mohamed Atta

Emergeranno mai ‘ufficialmente’ le connection tra Mohamed Atta, la CIA e l’FBI (ben note alla Casa Bianca) che gli lasciarono campo libero per organizzare con gran cura l’attentato, in qualità di capo commando, e piombare col velivolo dell’American Airlines sulla torre nord del ‘World Trade Center’?

E, soprattutto, verranno resi noti a tutti i cittadini americani i legami d’affari (ma anche i rapporti ‘amichevoli) tra la famiglia Bush e Osama bin Laden, per anni la primula rossa del terrorismo internazionale?

Due dirty stories di cui la ‘Voce’ ha scritto più e più volte. Ecco, una sintesi, nel reportage messo in rete sei anni fa esatti, il 7 agosto 2018,

TORRI GEMELLE / BIN LADEN E MOHAMED ATTA UNITI NELLA LOTTA PER LA CIA

Ma partiamo dalle news.

E dal fresco ‘accordo’ sottoscritto dalla cosiddetta ‘mente’, Khalid Shaikh Mohammed, da Walid bin Attash e Mustafa al Hawsawi con i vertici del Dipartimento a stelle e strisce, che così comunica l’esito della lunga ‘trattativa’ (a quanto pare durata due anni) ai familiari delle vittime. “In cambio dell’abolizione della pena di morte come possibile punizione, i tre imputati hanno accettato di dichiararsi colpevoli dei reati contestati, compreso l’omicidio di 2.976 persone”.

Khalid Shaikh Mohammed

I tre hanno anche accettato di partecipare ad un ‘particolare’ processo che dovrebbe iniziare tra un anno, estate 2025, per rispondere alle domande dei familiari delle vittime “rispetto al loro ruolo e alle motivazioni che li hanno spinti a compiere gli attacchi dell’11 settembre”.

Statene certi: i tre verranno ‘istruiti’ ad hoc e certo non diranno una parola sui ‘gialli’ Mohamed Atta e Osama bin Laden e, soprattutto, a proposito dei loro ‘indicibili’ legami.

Del resto, i tanti anni trascorsi, dopo la cattura in Pakistan nel 2003, nelle galere di Guantanamo insegnano non poco…

Per ulteriori ragguagli su ‘accordo’ e ‘trattativa’ vi proponiamo un reportage pubblicato da ‘The Washington Post’ il 31 luglio,  Accused 9/11 plotters reach plea deals with U.S. to avoid death penalty 

L’unico finora condannato in via definitiva è Zacarias Moussaoui, che s’è preso ben 6 ergastoli ed è rinchiuso nel super carcere ADX Florence in Colorado.

Non partecipò agli attentati ma faceva parte di una cellula di Al Qaida. Il motivo della tanto pesante condanna? Non aver prevenuto la strage e aver mentito all’FBI nelle settimane che precedevano quel tragico 11 settembre.

Un FBI e ancor più una CIA che in quelle settimane, anzi in quei mesi (almeno 9 prima dell’attentato) monitoravano tutte le mosse dell’egiziano Mohamed Atta, ben compreso un addestramento per il volo e una sfilza di spostamenti tra una dozzina di Stati Usa, senza mai subire un controllo né tantomeno uno stop: quindi libero al pari d’un fringuello e soprattutto di arrivare fresco come una rosa per il fatidico appuntamento dell’11 settembre.

Dal capo commando che dirottò il volo dell’American Lines al numero uno sul fronte organizzativo il passo è breve.

E, guarda caso, il ‘percorso formativo’ non molto dissimile. Se Atta ha vissuto negli Usa e viaggiato in lungo e in largo per quasi un anno, Shaikh ha studiato ingegneria nei sempre accoglienti States.

A quanto pare, tra un esame e l’altro, gli è balenata l’ideona: dirottare degli aerei a stelle e strisce e farli schiantare contro edifici.

Un ambizioso progetto che avrebbe illustrato al capo di Al Qaeda, Osama bin Laden, cinque anni prima, ossia nel 1996.

George Bush senior

Quando, con ogni probabilità, Osama giocava a tennis la domenica mattina nella altrettanto accogliente fattoria dei Bush, in allegra compagnia, tra l’altro, dell’allora racchetta d’oro Bjorn Borg e della sua compagna dell’epoca, Loredana Bertè.

Non solo business, dunque, tra la dinasty dei Bush e quella dei bin Laden.

Affari che, appunto, la Voce ha documentato nel corso degli anni: dagli investimenti griffati Osama nella ‘Arbusto Energy’ di babbo Bush, fino a quelli nel maxi gruppo ‘Carlyle’, dove troviamo fianco a fianco, nella compagine societaria, Bush senior e il fratellastro di Osama. Non pochi rammentano, negli Usa, che quella tragica mattina dell’11 settembre, ore 9, stava per iniziare un consiglio d’amministrazione nel palazzone griffato Carlyle: e sulla gran terrazza che dava proprio sulle Twin Towers i due ‘amiconi’ poterono godersi lo ‘spettacolo’.

Una passione per gli aerei, quella coltivata a casa Bush. Visti anche gli investimenti in una società strategica nello scalo di Baghdad.

E sapete chi era il partner d’affari, in quella occasione? Il nemico di sempre, l’odiatissimo (e poi impiccato) Saddam Hussein

Capito?


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