GAZA / LE TRAGICHE CIFRE SUI MORTI DEL “LANCET”

Da 24 ore e passa i media di casa nostra – carta stampata e soprattutto tiggì – ci stanno ‘bombardando’ con le notizie sulla tragedia dell’ospedale pediatrico di Kiev con la quarantina di morti, soprattutto bambini.

Giusto, sacrosanto.

Ma sorge spontanea una domanda, alta come un grattacielo.

Tragedie del genere sono all’ordine del giorno nella sempre più martoriata e massacrata Striscia di Gaza a partire dal 7 ottobre.

Come mai nessun tiggì apre con i morti palestinesi, almeno una cinquantina al dì, soprattutto donne e bambini?

Ci sono vittime di serie A, di serie B e forse anche di serie C?

Come mai la nostra Giorgia nazionale non dice una parola sul dramma quotidiano del genocidio palestinese?

E, anzi, prima di prendere il volo per Washington che la porta al vertice NATO di queste ore, trova il tempo per fare una telefonatina al leader nazi Bibi Netanyahu, esprimendogli tutta la sua solidarietà?

Gaza

Ma ormai, per l’Occidente, la NATO e il nostro Paese in pole position, la strage dei palestinesi è un dato di fatto, qualcosa di ‘assodato’. Tutto ok quel che fa il kapò di Tel Aviv: e chissenefrega se perfino la sempre sonnolenta Corte dell’Aja per i crimini contro l’umanità lo accusa di genocidio, come hanno già fatto in precedenza il Sudafrica e altri paesi al seguito!

La Spagna, per fare l’esempio di un paese a noi vicino, ha da mesi riconosciuto lo Stato della Palestina.

Lo ha messo tra i punti del suo programma lo stesso ‘Nouveau Front National’ fresco di exploit ai ballottaggi francesi che sono stati un Maxi Vaffa per gli ultrafascisti di Marine Le Pen e del suo scagnozzo Jordan Bardellà.

Da noi non se ne parla neanche.

Come mai?

Solo vuota retorica la litania dei due Stati, uno per Israele e uno per la Palestina? Cosa ci vuole a riconoscere quest’ultimo?

Ma torniamo ai crimini del governo nazi di Tel Aviv e del suo killer maximo Netanyahu. Non fanno più notizia, scorrono via come naturali, ormai. La strage può tranquillamente continuare senza che nessuno alzi un dito. Chissenefrega delle vite palestinesi. Se poi gli studenti manifestano, ecco il ministro degli Interni Matteo Piantedosi che osa dire: “Peggio gli studenti pro Palestina che i ragazzi del movimento giovanile di Fratelli d’Italia”.

Da perfetto MINCULPOP!

Adesso ve ne raccontiamo una. Che dovrebbe far balzare anche un morto sulla sedia.

La rivista scientifica ‘The Lancet’, nota in tutto il mondo, ha appena effettuato un reportage sul numero delle vittime nella Striscia di Gaza.

Già significativo il titolo del pezzo, “Contare i morti a Gaza è difficile ma essenziale”. Si tratta di una cruda radiografia, di numeri che fanno venire i brividi, di un ‘sistema’ per calcolare (molto per difetto, precisano gli autori) quanti sono, dal 7 ottobre ad oggi, i ‘possibili’ morti a Gaza, cifre (già drammatiche) ufficiali a parte.

Cifre che, aggiornate al 19 giugno, parlano di 37 mila 396 morti; con un 30 per cento abbondante di persone uccise che “non possono essere identificate”.

Oltre 10 mila i corpi ancora sotto le macerie, con un 35 per cento di edifici, a Gaza, rasi al suolo.

Ecco un paio di passaggi del raccapricciante servizio.

I conflitti armati hanno implicazioni indirette sulla salute, oltre al danno causato dalla violenza. Anche se il conflitto terminasse immediatamente, nei prossimi mesi ed anni continuerebbero a verificarsi molte morti indotte per cause quali malattie riproduttive trasmissibili e non trasmissibili. Si prevede che il numero totale di morti sarà elevato, data l’intensità di questo conflitto; la distruzione delle infrastrutture sanitarie; la grave carenza di cibo, acqua e riparo; l’incapacità della popolazione di fuggire in luoghi sicuri; e la perdita di finanziamenti per l’UNRWA, una delle pochissime organizzazioni umanitarie ancora attive nella Striscia di Gaza”.

Ancora: “Nei conflitti recenti, tali morti indirette vanno da oltre 3 a 15 volte il numero di morti dirette. Applicando una stima prudente di 4 morti indirette per ogni morte diretta ai 37.396 decessi segnalati, non è improbabile stimare che fino a 186.000 o anche più decessi potrebbero essere attribuibili all’attuale conflitto a Gaza”.

Vale a dire, addirittura il 7,9 per cento sul totale della popolazione della Striscia, calcolata in 2 milioni 375 mila unità.

Cifre da genocidio in piena regola.

Provate solo a calcolare la cifra se, invece del 4, c’è un molto più realistico, 8 o 9, sempre per andar cauti. Non ci azzardiamo neanche a far la tragica moltiplicazione: esce comunque un risultato degno delle migliori performance di Auschwitz.

E provate a immaginare a quanto arriverà il totale prima che il boia di Tel Aviv venga fermato. Statene certi, da solo non si fermerà mai: perché altrimenti va subito in galera, non solo per il genocidio in corso, ma anche per le maxi corruzioni di cui doveva rispondere in tribunale prima della strage: il che significa – in soldoni – che quel 7 ottobre gli è tornato molto utile, proprio a fagiolo.

Del resto, nel 2019, durante un congresso del suo ‘Likud’ ultrafascista, Netanyahu non fece mistero che era opportuno finanziare Hamas in chiave anti Fronte per la Liberazione della Palestina, proprio per evitare ad ogni costo il progetto dei ‘due Stati’.

Capito?

Ecco un pezzo, proprio su questo, messo in rete dalla ‘Voce’ il 21 ottobre 2023,

HAMAS / COME E’ STATA FINANZIATA DAL NAZISTA BIBI NETANYAHU

E poi, soprattutto, il reportage ‘scientifico’ di ‘The Lancet’, pubblicato il 5 luglio e titolato  Counting the dead in Gaza: difficult but essential

Pensate di trovarlo domani nelle aperture dei tiggì e dei giornaloni di casa nostra?

Ormai veniamo ingozzati solo a botte di fake news e/o di carta straccia. Per la serie: monnezze ovunque e comunque, nel sempre più desolante deserto della informazione-comunicazione di regime, e non solo: visto che l’opposizione (sic) non fiata, né alza un dito.


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