CAMORRA / LA “SCENEGGIATA” DEI PENTITI, DA SANDOKAN A PASQUALE SCOTTI

E’ durata meno di 100 giorni la sceneggiata di Francesco Schiavone, al secolo ‘Sandokan’.

Il suo ‘pentimento’ (sic) risale infatti a fine marzo scorso e ha mandato in visibilio tanti camorrologi pret a porter, in brodo di giuggiole perché finalmente, a loro parere, si sarebbe aperto un Vaso di Pandora, ermeticamente sigillato da oltre un quarto di secolo, per la precisione dal 1998, quando il numero uno dei Casalesi venne arrestato e poi condannato all’ergastolo, per vari omicidi, nel corso dello ‘storico’ processo Spartacus.

Ora la doccia fredda.

 

 

RIVELAZIONI BOMBA ADDIO

Le tanto attese mega rivelazioni sulle connection tra camorra, imprese & politica vanno in fumo; così come quelle sui colossali disastri ambientali nella Terra dei Fuochi; e come pure la ‘luce’ sperata su non pochi buchi neri, parecchi misteri mai chiariti, per fare un solo esempio la ‘morte’ del fondatore dei Casalesi, Antonio Bardellino nel 1998 in Brasile (il corpo non è mai stato ritrovato…).

Nicola Gratteri. In apertura Francesco Schiavone

Adesso per Sandokan si riaprono le porte delle patrie ‘super’ galere, perché la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e il procuratore capo Nicola Gratteri hanno appena chiesto al Ministero della Giustizia il ritorno al 41 bis, visto che niente di utile per le indagini è emerso in questi tre mesi di ‘collaborazione’.

Come mai la ‘rottura’?

Cosa è successo nel corso delle settimane a cavallo tra primavere ed estate?

E forse resta da chiedersi, e chiarire: come mai l’improvvisa decisione di ‘pentirsi’, collaborare, dopo anni e anni di silenzio, muro contro muro?

Per quale motivo, insomma, prima la marcia avanti e subito dopo la marcia indietro? C’era stata una ‘trattativa’?

Cosa non ha ‘funzionato’?

Una sfilza di misteri nei misteri, sui quali ben difficilmente verrà fatta luce.

Può tornare utile, a questo punto, rileggere il pezzo messo in rete dalla ‘Voce’ – quasi come un pesce d’aprile – il 1-4-2024, titolato

PENTITI & MONNEZZE / OGGI SANDOKAN. 30 ANNI FA GIA’ “PARLAVA” IL CUGINO…

Una rinfrescatina non fa certo male.

Carmine Schiavone

Soprattutto perché vi raccontavamo un’altra imperdibile e quasi misconosciuta story, quella del cugino, Carmine Schiavone.

Il camorrista che ‘visse due volte’ e poi cadde dal pero. Perché rivelò parecchio sui traffici di monnezze tossiche, addirittura nel 1995, quando poco se ne parlava. E dopo vent’anni cercò di puntare i riflettori sui rapporti tra politica & camorra: ma non fece in tempo, venne subito stoppato, perché un bel giorno, appunto, cadde da un pero.

Grazie a qualche manina rimasta nell’ombra…

 

 

 

UN’ALTRA “FONTE” PERDUTA…

La vicenda dei due Schiavone, poi, riporta a galla un’altra storia, ugualmente ‘ai confini della realtà’.

E cioè la cattura nel 2015, dopo anni e anni di latitanza dorata in Brasile, di un grosso calibro della camorra cutoliana anni ’80: quel Pasquale Scotti che – come la Voce raccontò in quegli anni – molto sapeva su non pochi gialli da novanta.

In pole position l’uccisione del banchiere Roberto Calvi sotto il ponte dei Frati Neri a Londra, una condanna decisa a livelli ‘altissimi’ ed eseguita dalla sempre ‘servizievole’ camorra.

Poi il sequestro dell’assessore DC Ciro Cirillo, che si concluse con la sua liberazione dopo una laboriosa trattativa fra Brigate Rosse, cutoliani, 007 dei servizi segreti (ricordate Francesco Pazienza?) e alcuni pezzi da novanta dello scudocrociato.

La cattura di Pasquale Scotti

Ma anche l’omicidio del capo della Mobile di Napoli, Antonio Ammaturo, che aveva scoperto non poco su quella sporca trattativa e, quindi, ‘doveva morire’.

Scorriamo da Wikipedia: “Il 10 marzo 2016 Pasquale Scotti viene finalmente estradato in Italia con un volo da Rio de Janeiro, accompagnato da agenti dell’Interpol e della Squadra mobile di Napoli ed immediatamente trasferito nel carcere romano di Rebibbia in attesa di essere interrogato dagli inquirenti in merito alla sua rocambolesca evasione, al delitto Calvi e al sequestro Cirillo”.

Fine della storia.

A quanto pare non è stato cavato, in 8 anni, un ragno dal buco. O, almeno, non è mai trapelata neppure mezza notizia.

Possibile un silenzio così tombale, dopo le fanfare iniziali?

Per ragguagli, forse, è meglio rivolgersi a ‘Chi l’ha visto’….

E comunque val la pena di ripassare, anche stavolta, un paio di significativi pezzi pubblicati dalla Voce. Soprattutto, del 28 maggio 2015,

CAMORRA, POLITICA & SERVIZI – SE ORA PARLA PASQUALE SCOTTI

Pia illusione. E poi un altro, ancora speranzoso, messo in rete il 18 novembre 2017, PASQUALE SCOTTI / LE SUE VERITA’ FANNO ANCORA PAURA

 

 

 

PESCE D’APRILIA

Terminiamo il camorra tour sbarcando ad Aprilia.

Lanfranco Principi

Dove è appena andata in onda la retata che ha portato in galera, per una sfilza di reati da novanta, il sindaco di destra Lanfranco Principi e altri 25 soggetti. Nel mirino di politici, imprenditori e uomini dei clan anche i succulenti fondi del PNRR e quello per le opere in vista del Giubileo.

Facciamo un Comune nel Comune”, è una delle più colorite frasi usate nelle conversazioni telefoniche da lorsignori.

Gli inquirenti scrivono senza mezzi termini di radicate e profonde collusioni “con clan mafiosi come i Gallace, gli Alvaro, i Casalesi e i Polverino”.

Calabresi i primi due. Campani i secondi.

Casalesi ben conosciuti a parte, i Polverino hanno dominato la scena a Napoli (e non solo, of course) dalla fine degli anni ’80, quartier generale nella zona alta, collinare, epicentro Marano. Si tratta, in pratica, degli ‘eredi’ dello storico clan Nuvoletta, strettamente legato a Cosa Nostra (un loro membro sedeva nella ristrettissima Cupola): un vero impero economico (con ‘organici’ legami politici), quello dei Nuvoletta prima e dei Polverino poi.

Il nome dei Nuvoletta, tra l’altro, ricorre nelle pagine del delitto Siani, il giovane cronista del Mattinoammazzato da uomini del clan, ma su input politico (mai venuto giudiziariamente e processualmente a galla), perché il coraggioso reporter stava alzando il sipario sulle connection camorra-partiti per spartirsi i miliardi della ricostruzione post sisma. Un giallo su cui la Voce ha scritto decine e decine di inchiesta: una delle quali, a fine anni ’80, fece riaprire il caso su quel delitto eccellente.

Per sapere qualcosa in più sui Polverino, può tornare utile un nostro articolo del 28 settembre 2020,

MARANO DI NAPOLI / IL CASO DELL’EX SINDACO MAURO BERTINI

Come al solito ormai da anni, restiamo basiti di fonte ai media, ai politici e ai tanti che – è davvero il caso di dire – continuano imperterriti a cadere dal pero.

E’ proprio il caso delle mafie formato esportazione, verso il centro-nord o l’estero.

Amato Lamberti

Non dimenticheremo mai quel pezzo, scritto per la Voce a inizio anni ‘90, da Amato Lamberti (il grande sociologo e fondatore dell’Osservatorio sulla camorra al quale collaborava con passione proprio Giancarlo Siani) sugli investimenti del clan La Torre di Mondragone ad Aberdeen, in Scozia: montagne di soldi ‘lavati’ per comprare ristoranti, night, alberghi e via di questo passo. E siamo a pochi anni dalla caduta del Muro di Berlino…

Così come, con le nostre inchieste, abbiamo documentato i primi passi proprio dei Nuvoletta: per fare un solo esempio, a Rimini (appalto per le pulizie alla Fiera); oppure dei colletti bianchi del clan Galasso (costola del potente clan Alfieri) a Torino, per appalti IACP (e la costruzione di case popolari).

E adesso si parla con stupore di mafie a Milano!

O addirittura ad Aprilia!!

Le mafie sono anni e anni più avanti – sul fronte del lavaggio, del riciclaggio internazionale – rispetto a chi cerca (o fa finta) di contrastarle. Ormai i soldi sporchi sono quasi irriconoscibili, soprattutto nei frullatori dei ‘Fondi’, come abbiamo spesso sottolineato.

Mancano gli strumenti ad hoc per rendere pratica la lezione di Giovanni Falcone, “seguire i soldi”.

E, sopra ogni cosa, manca totalmente la volontà politica, frasi di rito a parte. Le Mafie, per lorsignori, non vanno mai sconfitte: occorre “conviverci” tranquillamente insieme, come profeticamente consigliava ad inizio anni 2000 l’allora ministro berlusconiano per le Infrastrutture e dei Trasporti, Pietro Lunardi.

Capito?


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