La più grossa potenza mondiale, gli Stati Uniti, sta ballando da mesi e mesi sull’orlo del precipizio e solo adesso le Menti fumanti di Casa Bianca e Dipartimento di Stato se ne ‘accorgono’. Ci voleva il faccia a faccia, via CNN, per mostrare in modo impietoso la totale incapacità d’intendere e volere del candidato democratico per il bis alle presidenziali di inizio novembre, Joe ‘Sleepy’ Biden.
Subito impietosi i sondaggi: ha perso in modo clamoroso il confronto con il rivale Donald Trump secondo il 67 per cento degli intervistati, che lo ritengono del tutto inadatto a ricoprire di nuovo quel ruolo.
In totale confusione la Casa Bianca dove non sanno che pesci prendere e già sfogliano la margherita. In pole position, of course, la vice Kamala Harris, che getta benzina sul fuoco e minimizza, segno che è già pronta a montare in sella; poi chi ripete il gingle di mesi fa, per lanciare il nome dell’ex first lady, Michelle Obama; seguono a ruota due big (big?) dem dal Michigan e dalla Florida.
Una vera lotteria: destinata a segnare, in questo tragico momento di devastanti guerre, il mondo intero e a condizionarne i prossimi destini.
E pensare – la ‘Voce’ lo ha più volte sottolineato – che ad inizio anno (questo, il 2024), il procuratore speciale Robert Hur aveva già ‘previsto’ tutto, firmando un’ordinanza ‘storica’. Nel corso di un processo per i ‘dirty business’ di Hunter Biden (affari & traffici illegali dalla Cina all’Ucraina) in combutta col padre, Hur ha messo nero su bianco che non se la sentiva di rinviare a giudizio il numero uno della Casa Bianca, perché non sarebbe stato in grado, per le sue precarie condizioni ‘mentali’, di affrontare il processo. “Ha delle gravi carenze di memoria”, affondò il coltello nella piaga. Non una condanna penale, quindi, ma un affondamento politico in piena regola.
Sorge spontanea la domanda: come mai, allora, non hanno colto la palla al balzo i Soloni Dem e chiesto a ‘Sleepy’ Biden di rinunciare alla corsa, evitando di ridicolizzarsi in tal modo e anche di mettere così a repentaglio le sorti del mondo? Boh.
Eppure, per schivare il quasi inevitabile tracollo alle presidenziali, i dem a stelle e strisce le stanno tentando di tutte.
Per accalappiare il voto di non pochi scontenti e indecisi, hanno perfino estratto dal cilindro la ‘quasi grazia’ a Julienne Assange, che dopo 14 anni di Calvario ha finalmente ottenuto la libertà, ‘colpevole’ di aver fatto conoscere a tutto il mondo i sistemi criminali Usa in tempi di guerra & di pace (sic).
Avrebbe meritato uno, due, tre Pulitzer, il fondatore di ‘WikiLeaks’. E invece è stato torturato e massacrato per anni e anni dal paese colto con le mani nel sacco, che continua a farsi paladino di ‘libertà e democrazia’: la fake news più colossale della storia, smascherata – documenti alla mano – da Assange.
Un esempio di vero giornalismo d’inchiesta, investigativo, il suo. Al solito è scattata la ‘macchina del fango’: è un terrorista, un cospiratore, uno spione al servizio dei russi, di tutto e di più nel tentativo di delegittimarlo.
Farebbero bene, se ancora ci riescono, ad alzare un po’ la schiena sempre genuflessa davanti al Potere tanti pennivendoli di casa nostra, e prendere un briciolo – per un minimo di dignità morale e professionale – da Assange.
Nessuno ne scrive, nessuno ne parla – tanto per rimanere nel sempre più rigoglioso campo della disinformazione – ma tra poche ore si vota in Francia. Una tornata di politiche che fanno la storia. Con il rischio, sempre più concreto ora dopo ora, di vedere la destra ultra fascista trionfare Oltralpe, con tutti i giganteschi pericoli per la democrazia (e non solo) che non solo corrono i ‘cugini’ transalpini, ma tutti i paesi europei.
Proprio mentre la UE boccheggia e rappresenta in modo sempre più plastico la sua ‘nullità’ politica, le sue contraddizioni fino al midollo, la sua estrema lontananza dai reali bisogni dei cittadini del Vecchio Continente.
Proprio in queste ore, infatti, sta andando in onda la penosa sceneggiata di Strasburgo, con lady Ursula von der Leyen che tesse la sua trama in vista del voto definitivo del 18 luglio, che ne vedrà confermare il secondo, indegno mandato.
Sorge spontanea, ancora una volta, la domanda semplice semplice: possibile mai che in queste settimane e in questi giorni nessuno, assolutamente nessuno, ossia nessuna forza politica abbia sollevato dubbi anche solo sulla sua candidabilità, visto che è sotto inchieste sia al tribunale di Liegi che in seno alla stessa UE per episodi di gravissima corruzione relativi ai contratti da 71 miliardi per l’acquisto di vaccini anti covid da ‘Pzifer’, come abbiamo tante volte denunciato?
Possibile un silenzio così totale, così tombale, un muro di gomma che più inespugnabile non si può?
Possono i socialisti europei ingoiare con consapevolezza un rospo così gigantesco senza far finta di nulla? Non erano in grado di fare un ‘distinguo’, prendere le distanze da un soggetto del genere e proporre un nome?
Possibile che anche da noi PD e 5 Stelle abbiano chiuso gli occhi davanti a un tale scempio?
Può motivarlo il semplice fatto di voler arginare la destra fascista emergente?
Sta uscendo con le ossa rotte dalla sceneggiata di Bruxelles (con tanti cavoletti – pur gustosissimi – di contorno) la nostra premier ‘Giorgia’, che ha fatto incetta di figuracce proverbiali, da nascondersi sotto il letto e non uscirne più per un bel pezzo.
Possibile prendere una posizione e poi fare subito dopo il contrario? Quindi imboccare una improbabile terza via?
Dopo la sbornia per il voto europeo, anche la destra s’è specializzata in autogol.
Alle amministrative di pochi giorni fa, con una debacle storica. E, soprattutto, dividendosi letteralmente in tre: Salvini all’estrema destra, Tajani al centro e lei a barcamenarsi fra i due, capitombolando come neanche nelle comiche.
Ma potevano mai mancare le proverbiali ciliegine (stavolta diverse) sulla torta? Neanche per sogno.
A cominciare dal fascismo che corre nelle vene, che caratterizza il DNA di Fratelli d’Italia.
Confermato fin dalle prime insane (ma fisiologiche per un mussoliniano doc come lui) uscite del presidente del Senato, Ignazio Benito La Russa.
E ribadito con le immagini delle adunate dei militanti del movimento giovanile, che più eloquenti non si possono.
A questo punto diventa anche stucchevole il ritornello, “ma perché la Meloni non dichiara una volta per tutte il suo antifascismo?”: non ne val la pena, non c’è bisogno.
Sono “neri nell’anima”, come ha giustamente affermato con vigore un filologo e politologo di razza, Luciano Canfora, ‘giustamente’ querelato da Giorgia Meloni.
Finiamo in ‘allegria, alla Mike, e con un ritorno in America.
Caso mai per ritrovarci alle prese col nostro Cristoforo Colombo, un paio di giorni fa evocato dal ministro della (Sub) Cultura, al secolo Sangiuliano Gennaro detto Genny. Per carità di patria non vogliamo girare il coltello nella piaga nè rammentare l’ennesimo strafalcione storico, a proposito – incredibile ma vero – del tandem Colombo-Galilei, i cui nomi rimbalzano nella confusa mente ministeriale.
Una modesta proposta: perché non spedire il nostro inviato speciale Genny proprio negli Usa, per qualche scambio d’idee con Joe?
Sleepy più Sleepy, così si rinsaldano i vincoli atlantici…
P.S. Per rileggere articoli della Voce sui personaggi citati nel pezzo, come al solti basta andare alla casella CERCA in alto a destra della nostra home page, e digitare nome e cognome: da JOE e HUNTER BIDEN a ROBERT HUR, da GENNARO SANGIULIANO a IGNAZIO LA RUSSA e via di questo passo. Ne ritroverete delle belle.
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