È nebulosa la motivazione che per quindici interminabili mesi ha tenuto prigioniera di un lager ungherese l’antifascista Ilaria Salis. Di sicuro c’è che si sono presi a botte la giovane donna e un paio di nazisti del regime Orban, il despota che non fa mistero di governare il suo paese da dittatore di destra. Altrettanto certo è che la logica rifiuta di credere alla sopraffazione fisica di Ilaria in danno di uomini, per dipiù nazisti, considerazione avvalorata dalla mancata denuncia dei presunti ‘aggrediti’ e dal referto fantasma di guarigioni in soli 5 giorni. Al nulla del governo italiano per impedire le torture psicofisiche subite da un’italiana, si somma l’anomalia della Meloni che accoglie all’aeroporto il rientro dagli Stati Uniti di Forti, ergastolano condannato per omicidio e non una connazionale mai processata, ma in carcere per un anno e mezzo in un Paese straniero. Per l’omicida, il trattamento in carcere da hotel stellato, baci e abbracci di esponenti italiani della maggioranza, raccontano alla perfezione il peggio della destra italiana e contemporaneamente svelano l’odioso accanimento nei confronti della Salis, dichiaratamente antifascista, accolta empatia dal parlamento europeo, di cui è deputata eletta con la lista Verdi-Sinistra. Pescando nel torbido, Lega e Fratelli d’Italia trasformano in presunto reato l’occupazione di Ilaria, di una delle migliaia di case vuote e non assegnate ai senza tetto, avanzano la richiesta di pignorare la sua retribuzione di parlamentare europea e in controtendenza con la tutela ossessiva di privilegi dei politici indagati, da processare, pretendono che sia revocata l’immunità che le spetta alla Salis, diritto comune dei deputati Ue. Contro questo clamoroso esempio di nefandezze non basta schierarsi solidariamente con Ilaria: a fianco del padre della Salis, che ha lottato in solitudine e ottenuto la scarcerazione della figlia, dei Verdi-Sinistra, che hanno trasmesso agli italiani il dovere di sottrarre Ilaria al giustizialismo politico della destra, è fondamentale che si mobiliti la parte migliore del Paese, a protezione di una combattente per la democrazia.
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