Se non ci fosse ancora, dopo 44 anni, da piangere lacrime amare per la tragica morte di 81 innocenti, ci sarebbe solo da sbellicarsi dalle risate.
O da incazzarsi seriamente, per come l’anchorman de noantri, Massimo Giletti, riabbracciato da Mamma RAI, ha affrontato il giallo Ustica nel puntatone speciale di quasi tre ore, ‘Una breccia nel muro’.
Neanche un breccia da un millimetro.
Solo tric trac, petardi e un insopportabile fumo che sa di fake news, di totale disinformazione, di ulteriore depistaggio: come se già tanti non si fossero verificati, a livello politico, mediatico e giudiziario, in questi decenni.
Un’autentica vergogna.
Un ulteriore insulto a quelle vittime (e ai loro familiari) che non riescono a trovare neanche una straccio di giustizia.
E neppure più di Memoria, visto che trasmissioni del genere non forniscono il benchè minimo contributo a far breccia in quei muri di Stato, anzi di Stati. Perchè quella strage (e il successivo maxi depistaggio scientifico) è una triangolazione perfetta tra ‘Servizi’ di ben 3 paesi: Italia, dove si è verificata la tragedia e le prime, clamorose ‘coperture’; Francia, la protagonista con il suo missile killer partito dalla portaerei ‘Clemenceau’; e of course Stati Uniti, che hanno fornito il loro ombrello protettivo via NATO e via CIA.
Ma pensate che nelle 2 ore e 45 minuti dello special griffato Giletti si sia anche solo sfiorato questa ‘verità’, di tutta evidenza ancora super scomoda, e quindi da affondare come il Dc9 Itavia nei mari più oscuri e profondi?
Neanche per sogno. L’evento strombazzato per giorni con un ‘mare’ di spot è stato solamente penoso, vomitevole, una sceneggiata alla napoletana in piena regola, ed anche siciliana, visti non pochi accenti durante lo ‘special’.
IL FANTOMATICO SCOOP, TAPPA PER TAPPA
Passiamo in rapidissima (proprio per evitare i pericolosi ‘conati’ che ci assalgono) carrellata, fior tra fiore, il bestiario messo in vetrina da anchorman Giletti, che di certo, dopo tale performance, riceverà una nomination per il Pulitzer e una sontuosa offerta dalla CNN.
Subito con il ‘piatto forte’, servito in tavola da un maresciallo che fa una carriera lampo come corriere & 007, tal Dioguardi, il quale come un novello messia racconta le sue epiche gesta lungo tutta la puntata, il fil rouge. E narra la story del documento super classificato (lo sottolinea una dozzina di volte) che un bel giorno, dopo la strage, gli venne chiesto di consegnare all’allora ministro dell’Interno Giovanni Spadolini.
Degna del miglior Peter Sellers la recita del super maresciallo: nonno militare, padre militare, lui militare fino al midollo.
Per farla breve, quel messaggio – secondo la sua ricostruzione resa, di certo è vero, ai magistrati – partiva da Sismi e raccontava di tre velivoli misteriosi nei cieli di Ustica quella notte, a ridosso del Dc9: due Mirage americani e un Phantom francese. A loro volta, sembra, a caccia di un caccia libico. Capito la scena? Spadolini, a quanto pare, si rifiutò di firmare quel documento e spedì indietro con le pive nel sacco il maresciallo. Che ne racconta un’altra: ossia essersi autodenunciato perché il sempre gioviale ministro degli Interni “in vestaglia rossa” lo avrebbe quasi costretto a sbirciare il documento top secret: da qui la sua ‘nullità’, secondo il corriere-O07.
Pensate forse di stare su ‘Scherzi a parte’?
Per niente, siete sempre sulle onde di Rai Tre, i cui ‘fondatori’ – i mitici Curzi & Guglielmi anni ’80 – di certo ora si stanno rivoltando nella tomba per le tragiche risate, e soprattutto per lo stato comatoso in cui versa quella un tempo mitica ‘terza rete’.
Passiamo allo scoop annunciato un paio di giorni prima, e un altro ex 007 come protagonista dalla Francia, intervistato in esclusiva mondiale (volto coperto, identità ignota, località altrettanto) da Vate Giletti, che ha ricevuto la dritta da un grande reporter francese.
Cosa rivela? Niente, l’acqua neanche calda, neppur tiepida.
Dice solo che all’epoca gli fu detto dall’Aeronautica francese di dire a quella italiana che quella notte il radar della base di Solenzara, in Sardegna, era fuori uso. Punto.
Qui tutto. Lo ribadisce più volte. Punto. Una bugia? Non stava a me verificarlo, mi dissero solo di dire così. Punto. Ma l’ex premier Amato ha detto dei francesi…, incalza Giletti. E il contadino-007 replica: se vuole lo chieda a Macron, le dò l’indirizzo.
Sempre su ‘Scherzi a parte’?
E gli ‘scherzi’ perversi continuano cammin facendo, nelle quasi tre terrificanti ore dello ‘special’.
Da una campagna all’altra eccoci in quella della Sila, dove viene per un quarto d’ora passata ai raggi x la narrazione di un contadino che ricorda a memoria quel 28 giugno 1980 quando vicino alla sua casa precipitò un Mig libico, quel velivolo servito tanto a depistare le indagini. L’ho visto con i miei occhi, ho trovato il corpo del pilota, poi il giorno dopo era sparito, racconta come in un thriller di Agatha Christie a Poirot-Giletti.
Che atterra in Sicilia e passa ad interrogare un altro maresciallo che di quella notte sa molto.
Come sa tutto l’onnipresente Dioguardi, che quella notte era ‘per caso’ andato a trovare un amico al super comando dell’Aeronautica, a Milano. E rammenta con terrore l’avvertimento impartito dal generale alla dozzina di militari presenti: da questo momento in poi dovete dimenticare tutto su quell’abbattimento: “parole che hanno condizionato tutta la mia vita”, racconta con un groppo in gola.
E con una nota di letizia, invece, ricordano il giorno del loro matrimonio due sposini napoletani che incrociarono i loro destini proprio quel fatidico 28 giugno 1980. Uno dei tanti inviati dello special team di Mago Giletti li intervista per una decina di minuti, facendosi mostrare tutte le foto dell’evento: sì, perché sullo sfondo si intravede la sagoma di una gigantesca portaerei americana che proprio in quelle ore si trovava nel golfo di Napoli, la famosa ‘Saratoga’. Che quindi non poteva trovarsi, nelle stesse ore, nelle acque di Ustica.
E fa anche il miracolo, il dream team dell’anchorman, di scovare nelle teche RAI un reperto storico, ossia una breve intervista al comandante della Saratoga, il quale conferma che la sera del 28 si trovava nella rada di Napoli ma sottolinea, con amarezza, che purtroppo quella sera il radar non funzionava. E che la sua portaerei era sprovvista di missili, partiti il giorno prima verso la base di Tolosa, in Francia.
Alla notizia trasecola, l’impeccabile 007-Giletti.
Ampio spazio, poi, alla storia del ‘casco fantasma’.
Anzi dei due caschi misteriosi (non di banane, per fortuna).
Il primo, soprattutto, trovato da un curioso pescatore sulla spiaggia di Amantea, in Calabria, passato ai raggi x dagli esperti convocati all’uopo dal prossimo Pulitzer de noantri.
Per poi passare alle ricognizioni sui fondali di Ustica, a 3.500 metri, nota Il Vate tivvù di tutte le profondità non solo del sapere e della ‘canoscenza’. Sotto la lente d’ingrandimento – sempre via esperti ‘maximi’ – i lavori svolti dalla francese ‘Freemer’, a quanto pare legata ai Servizi di quel paese. Ma in un tracciato a quelle profondità mostrato dall’anchorman che tutto il mondo ormai ci invidia, si vedono tracce di un precedente ‘passaggio’. C’è stato prima qualcuno?, s’interroga e interroga il Nostro.
Che si collega con Parigi, e chiama l’illustre collega di ‘Paris Match’, autore l’impareggiabile assist per l’intervista-scoop con il maresciallo francese. Dopo averlo ringraziato per le memorabile intervista, gli chiede lumi sul possibile ruolo svolto dalla Francia nel giallo di Ustica. “Ne so poco. Qui non si sa più niente”, liquida la faccenda. E, quando viene appena incalzato risponde: “E’ un affare di Stato, non so niente di più”.
Accipicchia.
Ma forse, tornando nel suo studio con la ricostruzione del relitto Itavia che campeggia drammaticamente sullo sfondo, Mago Giletti potrà trovare il bandolo della matassa e scoprire l’arcano che ancora avvolge i misteri di Ustica: facendo finalmente breccia in quell’invalicabile, inespugnabile, inaccessibile Muro di Gomma.
VERGOGNE DI CODA
L’ultima mezz’ora, però, è solo una pena infinita. Tra offese, volgarità accuse ma soprattutto menzogne, falsità, ovvietà buttate alla rinfusa come mele ai porci.
Una vergogna infinita, soprattutto per una Rete che osa, ancora, definirsi di Stato e pagata con i soldi dei contribuenti.
I quali, a questo punto, farebbero bene ad organizzare uno sciopero del canone: perché non è possibile più estorcere soldi ai cittadini per una vomitevole montagna di fake news, per pagare la disinformazione.
Menzogne, falsità e colossali aberrazioni raccontate, col ghigno stampato in faccia, dal generale dell’Aeronautica Tricarico (per carità di patria non vogliano neanche citarne il nome né metterlo in grassetto): il quale ha avuto la faccia di bronzo da riproporre, ancora una volta, la pista della bomba (palestinese, of course) nella toilette come una pista possibile: quando le immagini, le foto dell’epoca mostrano con chiarezza che il ‘cesso’ è incredibilmente rimasto intatto!
Nessun missile – sbraita Tricarico – nessun conflitto aereo. E nessuna omissione da parte dell’aereonautica militare.
Tutti innocenti come viole mammole.
Nessuna ombra, neanche la più lontana, di Depistaggio.
Che invece è sotto gli occhi di tutti. Ma attenzione: solo di chi voglia – anche a 44 anni di distanza – vedere sul serio.
Come nessuno ha fatto nel corso dello special griffato Giletti.
Davvero ai confini della realtà.
Per dirne una, la più grossa: pensate che nel corso dell’interminabile puntata si sia parlato di quanto ha denunciato l’ex capo dello Stato Francesco Cossiga nel 2008 e ribadito con un leggero ritardo, a gennaio di quest’anno, il 2024, dall’ex premier Giuliano Amato?
Ossia la pista del missile partito dalla Clemenceau che abbattè il Dc9 Itavia?
Neanche per sogno. Solo lo storico presidente del comitato delle vittime, Daria Bonfietti, ha osato rammentare, per pochi secondo e subito zittita, il j’accuse di Cossiga.
Amato? L’ha citato alcune volte l’anchorman per raccontare di averlo più volte intervistato e di stimarlo. Ma su Ustica niente.
Figurarsi se, fra interviste a contadini ed ex 007, Maestro Giletti ha trovato il tempo per chieder lumi proprio ad Amato. Cosa gli costava, invece di volare in Francia o in Sicilia? Caso mai per chiedere all’ex premier ed ex presidente della Corte Costituzionale se si era rimangiato o meno quel j’accuse alla Francia?
E perché non far parlare un altro ex big del garofano ancora in vita, Rino Formica, che ha lanciato, un anno prima, le stesse accuse all’indirizzo dell’Eliseo?
Un altro socialista doc, Franco Piro, nel 1991 sottosegretario al Bilancio proprio nel governo Amato, in quell’anno raccontò alla ‘Voce’ la dirty story che più volte abbiamo rammentato con inchieste e articoli messi in rete sul nostro sito: quella del missile partito dalla Clemenceau.
Ben visibile via internet, anche perché più volte ‘replicata’. Chiunque la può leggere ancora: come mai nessuno, del ‘Giletti Dream Team’ non ha fatto un piccolo sforzo per riscoprirla?
Ma un paio di domande sorgono spontanee: cosa cavolo ci sta a fare il Comitato di Vigilanza RAI se non dice una sillaba su trasmissioni del genere, prodotte e messe in onda della tivvù pubblica?
Cosa ci stanno a fare i partiti di opposizione se non alzano un dito su simili vergogne che, oltretutto, calpestano la Memoria di tante vittime innocenti?
Non ci resta altro, come al solito, che invitarvi ad andare alla casella CERCA in alto a destra della nostra home page e digitare solo la parola USTICA per rileggere tanto messo in rete dalla Voce nel corso degli anni. Ben compresi, ovviamente, gli ultimi pezzi, proprio in vista del Giletti event, dei giorni scorsi.
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