Tutte le strade portano a Roma. In particolare al ministero per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione guidato da Marianna Madia: un autentico crocevia sentimental-istituzionale. Il vero ministro ‘ombra’, cervello di tutte le riforme della macchina burocratica dello Stato, si chiama Bernardo Giorgio Mattarella, il primogenito della famiglia presidenziale, popolata anche dalla figlia Laura e da Francesco, con un cugino (figlio dell’ex presidente della regione siciliana, il dc Piersanti, ammazzato dalla mafia) al vertice del settore finanziario di un’altra importante costola del parastato, Invitalia (oggi in prima linea, ad esempio, nel futuro di Bagnoli). Mentre al gossip portano le storie di cuore della giovane ministro Pd, una famiglia di prestigiosi avvocati (a partire dal capostipite Titta) e in passato un feeling con un rampantissimo avvocato e giurista, Giulio Napolitano, figlio dell’ex capo dello Stato.
Ma gli incroci professionali dei due figli doc, Bernardo Giorgio e Giulio, sono più d’uno, soprattutto a base di atenei oppure think tank che contano, pensatoi d’eccellenza, centri studio per vip e big.
A partire da Astrid, la Fondazione per “l’analisi, gli studi e le ricerche sulla riforma delle istituzioni democratiche e sull’innovazione nelle amministrazioni pubbliche, nata per impulso di Franco Bassanini, ministro per la Funzione pubblica nel primo governo Prodi e nel D’Alema 2, fino a qualche mese fa al vertice della strategica Cassa Depositi e Prestiti, e di Giuliano Amato, pluriministro craxiano della prima repubblica e più volte capo dello Stato mancato. Tra le star a bordo, nel direttivo di Astrid fanno capolino un pezzo da novanta delle costruzioni, Paolo Astaldi, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti; mentre nel comitato scientifico siedono gli ex ministri Augusto Fantozzi (governo Dini, Finanze), Giovanni Maria Flick (primo governo Prodi, Giustizia), Piero Giarda (governo Monti, Rapporti con il parlamento), Tiziano Treu (governi Dini, Prodi, D’Alema), l’ex numero uno di Confindustria Francesco Merloni, il magistrato Alessandro Pajno (ex consigliere giuridico di Sergio Mattarella nei suoi percorsi ministeriali, dall’Istruzione ai Rapporti con il parlamento), gli ex vertici dell’Autorità garante per la Privacy Stefano Rodotà e Franco Pizzetti, i costituzionalisti Andrea Manzella e Massimo Villone, nonché l’ex presidente della Corte Valerio Onida. A presiedere il comitato scientifico Enzo Cheli, ex vertice dell’Autorità Garante per le Telecomunicazioni (Agcom). Mentre tra i revisori dei conti da segnalare la presenza del pluriministro Pd di Finanze e Tesoro, Vincenzo Visco. E poi i rampolli eccellenti dei due presidenti della Repubblica.
PER ASPERA AD ASTRID
“Ruotano intorno ad Astrid – viene fatto notare in ambienti accademici – molti docenti, soprattutto degli atenei romani, dalla Luiss alla Sapienza e a Roma Tre, e toscani, dalla Sant’Anna di Pisa all’università di Siena. In orbita Astrid anche il presidente della nuova Fondazione del Monte dei Paschi di Siena, l’avvocato Marcello Clarich, che a quanto pare tiene in gran conto consigli e suggerimenti di Mattarella junior”. Del resto, nel pedigree di Bernardo Giorgio figurano proprio le docenze di diritto amministrativo (in aspettativa) all’università di Siena e alla Luiss: nella seconda è anche direttore del master in management e politiche della pubbliche amministrazioni.
Eccoci ad una seconda tappa in comune tra i due rampolli presidenziali, dopo Astrid. Siamo stavolta in casa Irpa, vale a dire l’Istituto di Ricerche sulla Pubblica Amministrazione fondato undici anni fa da Sabino Cassese, un altro nome di gran peso che ha più volte sfiorato il Quirinale, un vero nume per chi s’intende di alte sfere della pubblica amministrazione: “in quel ristretto campo – osserva un docente di lungo corso – esistono due compagini: quelli che sono usciti dalla scuderia di Cassese e quelli che cercano di accedervi”. Un marchio super doc, che garantisce successo e carriera. Come è accaduto sia per Giulio che, ancor più, per Bernardo Giorgio, il quale più di una ventina d’anni fa aveva già varcato le soglie di palazzo Vidoni, dove è ubicato il ministero oggi retto dalla giovane Madia. Nel 1993, infatti, fu proprio Sabino Cassese ad incaricare l’appena venticinquenne laureato (’91) all’università di Palermo e specializzato (Master of Law, Berkeley University, 1992) a prender parte alla stesura del “Rapporto sulle condizioni della Pubblica amministrazione”: mentre ora, come capo dell’ufficio legislativo del ministero, lavora in prima persona alla Super Riforma di quella stessa pubblica amministrazione che in questo ventennio ha visto crescere come una gigantesca (e a volte “mostruosa”) pianta. Incarico comunque ben retribuito: 75 mila euro come stipendio base più 50 mila come “indennità di diretta collaborazione”. Ha continuato a seguire il suo maestro Cassese negli anni, anche in qualità di assistente giuridico quando Cassese nel triennio 2007-2009 ha ricoperto la carica di giudice costituzionale. E lo stesso aveva fatto, Mattarella junior, con altri due inquilini della Consulta: proprio Cheli (nel 1996) che oggi ritrova in Astrid, e la toga accademico-costituzionale un tempo di “sinistra” Guido Neppi Modona (nel 1997).
La striscia di sigle non è certo finita qui. Ed eccoci all’Aipda, “Associazione italiana dei professori di diritto amministrativo”; poi all’Agdp, “Associazione giovani dirigenti delle pubbliche amministrazioni”, quindi a LabPA, una fondazione-laboratorio per la pubblica amministrazione; per finire in bellezza, sul fronte delle poltrone mattarelliane, con il francese Lm-Dp, ovvero “Laboratoire Mediterranéen de Droit Public”. Da ricordare per gli anni passati anche una consulenza targata Civit, una sorta di Autorità di controllo e valutazione sugli atti della pubblica amministrazione, organismo perfettamente inutile e infatti transitato nel più totale anonimato, fino ad essere letteralmente riesumato per rinascere sotto le spoglie di nuova Autorità anticorruzione, oggi guidata da Raffaele Cantone.
E nel lungo pedigree non mancano altre tappe ministeriali da non poco, e non poco trasversali, per il primogenito dell’attuale capo dello Stato. Nove anni fa, ad esempio, fu il più stretto collaboratore del giuslavorista girevole Pietro Ichino (Fiom, Pci, Pc, la Scelta Civica di Monti, ri-Pd renziano): si trattava, nel 2006, di preparare un disegno di legge per istituire l’ennesima authority, stavolta ovviamente nel campo dei dipendenti della pubblica amministrazione. Ad affidargli l’incarico il ministro per le Riforme e le innovazioni nella P.A. Luigi Nicolais – napoletano, scuderia Bassolino, poi passato al vertice del Cnr – con un Romano Prodi fresco ri-premier, poi disarcionato dopo neanche due anni. Incarichi di peso anche dai berlusconiani, per Bernardo Giorgio: è infatti il successore di Nicolais, l’antifannulloni d’antan, Renato Brunetta – oggi capogruppo di Forza Italia alla Camera – ad affidargli nel 2008 la redazione della Carta dei doveri dei dipendenti pubblici; ed anche per tratteggiare le linee di possibili class action proprio nei confronti della pubblica amministrazione.
IL DIVO GIULIO
Torniamo alla dinasty dell’ex re Giorgio, la cui storia è legata indissolubilmente a quella dello stesso Sabino Cassese. Dottorato alla Sant’Anna di Pisa (storicamente cara ai vertici della “sinistra” che conta, da D’Alema ad Amato), contratto di ricerca alla Sapienza di Roma, associato all’università della Tuscia, ordinario di diritto pubblico a Roma Tre, nel cursus honorum di Giulio Napolitano. Alla Sapienza li ritroviamo ancora una volta insieme, i due super rampolli: dal momento che il master in diritto amministrativo è diretto da Bernardo Giorgio, mentre nello staff dei docenti figura Giulio, un tandem perfetto. Roma Tre, dal canto suo, è passata alle cronache universitarie come l’università rossa, e almeno rosè: visto che a guidarla per ben quattro mandati c’è stato Guido Fabiani, cognato dell’ex capo dello Stato avendo sposato la sorella di Clio, consorte di Giorgio. A Roma Tre Giulio ritrova, come collega e docente di Scienze Biologiche, Anna Fabiani, sua cugina; mentre sempre a Roma Tre s’è fatta le ossa, come dottorando in diritto amministrativo, Clara Fraticelli, ex fiamma – sempre stando ai gossip romani – di Giulio e oggi avvocato. Lasciato l’ateneo per ricoprire la carica di assessore regionale Pd nella giunta Zingaretti, Guido Fabiani proveniva dalla celebre facoltà di Agraria di Portici, dove per anni ha insegnato il meridionalista Manlio Rossi Doria.
Da una giunta all’altra eccoci a quella del Campidoglio, anno di grazia 2003, giunta Veltroni: un appena trentenne avvocato diventa super ascoltato consulente legale, è il giovane Giulio, in rampa di lancio. Qualche anno dopo arriva la poltrona in un comitato scientifico che conta, il salotto bolognese dei super prodiani, Nomisma, dove ritrova un altro figlio doc, Andreatta junior, numero due di Arel, la fondazione creata dal padre Beniamino (uno dei più seri economisti cattolici, più volte ministro dc) e oggi animata da Enrico Letta. Del comitato direttivo di Arel fa oggi parte il ministro Madia: saggista, come del resto Giulio Napolitano, per le produzioni scientifiche della creatura dalemiana Italianieuropei. Allo stesso Letta fa poi capo un altro pensatoio dei più a la page, quel VeDrò frequentato dalla “crema” dei neo soloni di manuali & pandette, come ad esempio – oltre a Giulio – l’ex viceministro montiano del lavoro Michel Martone.
Altro sottosegretario che ha contato, in un recente passato, Andrea Zoppini, 50 anni, chiamato da Monti ad interessarsi di giustizia. E’ infatti contitolare (con il docente dell’università di Urbino Francesco Astone) di uno dei più avviati studi legali romani impegnati sul fronte dei grandi gruppi. “E’ forse il più attrezzato e agguerrito – osservano al tribunale civile di viale Giulio Cesare – si divide la torta dei gruppi pubblici e non solo con quello di Sergio Scicchitano, dove lavora anche l’ex pm Antonio Di Pietro”. Nella top list dei clienti dello studio Zoppini, tra gli altri, Poste Italiane, Ferrovie dello Stato, Alitalia. Una breve esperienza quella governativa, per Zoppini, costretto alle dimissioni per un’inchiesta della procura di Verbania, poi archiviata, per una presunta frode fiscale. Docenze e superconsulenze anche nel pedigree di Zoppini, laurea cum laude alla Sapienza, poi studi a Cambridge e Heidelberg: anche per lui una docenza alla solita, ospitale Roma Tre, dove insegna diritto privato. Nel 2003 Zoppini è consulente del ministero dell’Economia (esecutivo Berlusconi), nonché della Banca d’Italia; poi consulente giuridico della successiva presidenza del Consiglio, nel 2006. Tra le opere, due volumi scritti per il Mulino, a quattro mani con il grande amico Giulio: “Le Autorità al tempo crisi” (2009) e “L’annuario di diritto dell’energia” (2014). Forse non ne parleranno i posteri, ma gli addetti ai lavori sì. Il tandem si ripropone anche in occasione della redazione del disegno di legge presentato dall’amico comune Enrico Letta sul riordino delle authority (trae spunto proprio dalle ricerche effettuate nel primo volume). E un simile bagaglio di esperienze favorisce, per Giulio, la nomina nel cda di Telecom, su designazione proprio dell’Agcom, l’autorità per le telecomunicazioni.
Ma la vera passione dell’avvocato Giulio si chiama sport. Che si può agevolmente tradurre in lavoro & incarichi. Tifosissimo della Lazio, è consulente del Coni: il presidente, Giovanni Malagò, gli ha infatti affidato l’allestimento del progetto di riforma della giustizia sportiva: una palla da non poco. Quattro anni fa era stato nominato commissario ad acta della Federcalcio da Giancarlo Abete, altra patata bollente. Undici anni fa, agli esordi, aveva fatto parte della “Camera di conciliazione e arbitrato per lo sport”, lavorando fianco a fianco proprio con Zoppini, all’epoca legale della Federazione Italiana Tennis. L’anno seguente, poi, ha preso parte alla squadra messa in campo per allestire la “riforma delle società sportive”.
Ci sarà un futuro col botto, per il divo Giulio, caso mai in vista della Roma olimpica?
Nel montaggio di apertura il Quirinale. A sinistra Bernardo Giorgio Mattarella e, dall’altro lato, Giulio Napolitano
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Un commento su “RAMPOLLI PRESIDENZIALI”