PFIZER / INCHIESTE IN TEXAS E KANSAS. MA FESTEGGIA CON I MILIARDI UE!

Cominciano a fioccare, negli Stati Uniti, le cause contro ‘Pfizer’, il colosso a stelle e strisce dei vaccini.

A novembre è stata la volta del Texas, il cui procuratore generale, Ken Paxton, ha accusato senza mezzi termini la star di Big Pharma di “avere travisato illegalmente l’efficacia del suo vaccino anti Covid-19” e di “aver tentato di censurare la discussione pubblica sul prodotto”.

Analoghi e per certi versi ancor più forti strali vengono ora lanciati dal procuratore generale del Kansas, Kris Kobach.

Kris Kobach

Ha appena iniziato un maxi contenzioso, senza ancora quantificare la richiesta risarcitoria, contro l’azienda farmaceutica (la quale, prima al mondo, ha tagliato il traguardo nella produzione dei sieri anti covid), per “affermazioni gravemente fuorvianti circa l’efficacia e la sicurezza dei suoi prodotti”, soprattutto sul fronte dei sempre più numerosi ‘effetti avversi’ causati.

Fa riferimento, Kobach, soprattutto agli effetti collaterali provocati a carico del sistema cardiocircolatorio, con specifico riferimento al crescente numero di miocarditi, sottolineando anche l’incremento di patologie che stanno colpendo moltissime donne in stato di gravidanza.

Ecco le sue parole: “Pfizer ha fatto numerose dichiarazioni fuorvianti per ingannare il pubblico sul suo vaccino in un momento in cui gli americani avevano bisogno della verità”.

A suo parere l’azienda, guidata dal Ceo Albert Bourla, un veterinario greco, ha anche “falsamente affermato” che i suoi vaccini erano “efficaci, pur sapendo che la protezione offerta si indebolisce sensibilmente con il passare del tempo” e “non erano in grado di respingere alcuni ceppi del Covid-19”.

Non è finita qui. Perché il procuratore del Kansas accusa senza mezzi termini Pfizer, nel suo fresco attacco giudiziario, di “aver spinto i social media a censurare i pareri critici sui suoi vaccini anti Covid”.

Tutto ciò, per Kobach, rappresenta una palese violazione del ‘Kansas Consumer Protection Act’. E proprio per questo lo Stato avanza le sue motivate richieste risarcitorie, come detto non ancora quantificate.

Albert Bourla

Non si tratto certo delle prime accuse nei confronti del colosso farmaceutico.

Il primo a formularle, in tempo quasi ‘reale’, è stato il ‘British Medical Journal’ (BMJ), il cui direttore scientifico e coeditore, Peter Doshi, a gennaio 2021 firmò un fondo di fuoco che faceva a pezzi i dati sull’efficacia del vaccino di Pfizer, il ‘Comirnaty’: uno stentato 20 per cento, contro lo sbandierato 93-94 per cento.

Così come ha totalmente smentito, con due inchieste al calor bianco, la presunta ‘sicurezza’ di quel prodotto, approvato in fretta e furia e, soprattutto, in modo del tutto anomalo ad agosto 2020, dalla ‘Food and Drug Administration’. Nei suoi reportage scientifici, infatti, il ‘BMJ’ ha demolito la credibilità e affidabilità dei ‘trials’, delle sperimentazioni condotte da Pfizer sul suo Comirnaty, come la Voce ha più volte illustrato.

Da noi, il primo e per molti mesi in modo del tutto solitario a chiedere trasparenza sui vaccini di Pfizer e Moderna, già sottolineando i possibili effetti collaterali, soprattutto a carico del sistema cardiocircolatorio (con miocarditi, pericarditi, ictus, trombosi e infarti), è stato Giulio Tarro, autore addirittura a giugno 2020 del profetico ‘Covid 19 – Il virus della paura’, e due anni dopo di ‘Covid 19 – La fine di un incubo’.

Il primo libro, in particolare, subito metteva in luce quel meccanismo della ‘paura’, del ‘terrore’ sul quale hanno, molti mesi dopo, puntato i riflettori le prime inchieste della magistratura statunitense, in particolare quelle di due procuratori generali (della Louisiana e del Missouri) che volevano vederci chiaro sulle ‘misteriose’ origini del Covid (il ‘Wuhan Cover Up’ e il ruolo del ‘regista’ Anthony Fauci, denunciato subito da Robert Kennedy junior) e proprio sulle pressioni esercitate dalla Casa Bianca sui social media per ‘censurare’ i pareri contrari: cosa che fanno oggi altri due procuratori generali a stelle e strisce, stavolta del Texas e del Kansas.

Ursula Von der Leyen

Come abbiamo più volte documentato, fioccano anche le inchieste a carico di Bourla e, soprattutto, del presidente della Commissione europea (che ora chiede il bis) Ursula von der Leyen, per i contratti di fornitura da ben 71 miliardi di vaccini anti Covid griffati Pfizer.

A indagare è non solo la Commissione parlamentare d’inchiesta UE sui vaccini, ma ora soprattutto il tribunale di Liegi, che ha fissato la prossima udienza a settembre 2024.

Ma Pfizer e Super Ursula se ne fottono.

Anzi – incredibile ma vero – hanno appena fatto il bis!

La Commissione europea HERA, infatti, ha appena siglato, con l’immancabile Pfizer, un altro contratto d’acquisto, stavolta per 40 milioni di dosi del suo vaccino contro l’aviaria. I ‘prodotti’ saranno smistati in 15 paesi UE, a cominciare dalla Finlandia.

Perché proprio in quella nazione lo scorso anno si ‘sarebbero’ registrati alcuni casi che ‘avrebbero’ colpito alcune volpi, un po’ di visoni e qualche procione.

E tutto questo ha fatto scattare ovviamente l’allarme, la ‘paura’, il ‘terrore’, così come strombazzato dalla ormai complice Organizzazione Mondiale della Sanità, ottima e abbondante per diffondere il panico e ora in rampa di lancio con il suo ‘Trattato Pandemico’ che deciderà il nostro futuro in caso di pandemie e non solo, bypassando e calpestando ogni sovranità nazionale.

Cin cin.

 

P.S. Come al solito, per rileggere articoli e inchieste pubblicati negli ultimi 4 anni dalla Voce su Covid & Vaccini, vi invitiamo ad andare alla casella CERCA, in alto a destra della nostra home page, e digitare nome e cognome del personaggio (ALBERT BOURLA o URSULA VON DER LEYEN, PETER DOSHI oppure GIULIO TARRO e così via) o della sigla che vi interessa (PFIZER o MODERNA, BRITISH MEDICAL JOURNAL o FOOD AND DRUG ADMINISTRATION). Ne troverete di tutti i colori.


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