VOTO / NERI ALL’ASSALTO. SINISTRA UNITA CERCASI, DALL’ITALIA ALLA FRANCIA

La marea NERA sbarca in Normandia.

Sbanca in due nazioni cardine come Francia e Germania, mette radici in Italia.

La ‘sinistra’ (o le macerie che ne restano sul campo) rischia d’essere sempre più marginale: a meno di non rimettere insieme i pezzi, e ‘obbligarsi’ a far fronte comune, come un tempo fu in Francia proprio con il Fronte nazionale (di sinistra), ora via obbligata per i transalpini che dovranno rivotare in occasione delle politiche il prossimo 30 giugno.

In rapidissima sintesi geografica, una radiografia del voto a botta calda.

Cominciamo da casa nostra.

 

VINCE IL NON VOTO…

Dove in realtà il grande vincitore – come ampiamente previsto e ormai il leit motiv da anni – è l’astensionismo, il non voto.

Siamo scesi sotto il fatidico muro del 50 per cento (ossia 1 italiano su 2 non ha votato), perdendo, in un ventennio, 20 punti percentuali: da brivido.

Crolla il voto al Sud, con appena il 43 per cento, a picco le isole (37 per cento), con una Sardegna attestata al 34 per cento, 1 elettore su 3.

Massimo Cacciari. Sopra, Giorgia Meloni ed Elly Schlein dopo l’annuncio della vittoria alle Europee

Ecco cosa osserva uno dei pochi analisti da prendere sul serio, il filosofo veneziano Massimo Cacciari.

E’ la debacle dei governi di coalizione. E’ la riduzione della sinistra ad elemento di dettaglio, a movimento che non trova soluzioni, non promuove più leadership, non pronuncia parole nuove”.

La destra bofonchia parole di sovranismo, riduce l’Europa a ostacolo per le nazioni, ma poi quando va a Bruxelles, quando sale al governo mette i panni della forza atlantista, ben educata, filoamericana. Fa quello che fanno gli altri, perché sa che altrimenti viene cacciata in quattro e quattr’otto dalle stanze del potere”.

Il Mezzogiorno ha boicottato il voto, ha disertato le urne nel mondo più solenne possibile. E’ un fatto rivoluzionario. L’Italia è divisa in due: una parte non riconosce l’altra, anzi, non si riconosce più”.

Le urne, da noi, hanno premiato le due donne-leader.

 

… MA DUE DONNE AL VERTICE

Che pur non essendosi battute nel faccia a faccia tanto bramato dall’anchorman de noantri, l’inossidabile Bruno Vespa, hanno giocato tutte le loro fiches e vinto non la facile scommessa.

‘Giorgia’ si è confermata e superata nonostante tutti gli ostacoli che le hanno messo tra i piedi non certo gli avversari, totalmente incapaci, ma i suoi stessi fedelissimi, a cominciare dal cognato, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che ne ha combinate di tutti i colori (nero in pole position, of course) fino all’ultimo giorno.

Francesco Lollobrigida

Figurarsi lo sfondamento che avrebbe ottenuto senza tanti errori & orrori.

E senza i tanti autogol governativi.

O le promesse che non verranno mai mantenute: per fare un solo, plastico esempio, quelle in materia di sanità pubblica, con le liste d’attesa da abolire con un tocco di bacchetta magica.

Nonostante tutto ciò, è riuscita nell’impresa di sfiorare addirittura il 30 per cento.

Soprattutto perché ha combattuto senza aver di fronte avversari credibili, in grado di metterla in crisi, in difficoltà. Proprio come nelle partite di calcio: se giochi contro una matricola neanche troppo motivata e ‘riconoscibile’, vai a nozze, vinci facile.

L’avversario 5 Stelle si è rivelato d’una disarmante fragilità, e s’è sciolto come neve al primo sole di primavera, neanche raggiungendo il 10 per cento.

Penoso.

Meglio del previsto l’Alleanza tra Verdi e Sinistra, che quasi sfiora il 7 per cento: non cambia il mondo, ma è un buon risultato rispetto alle attese.

La sorpresa, invece, arriva dal PD griffato Elly Schlein che va ben oltre i pronostici: secondo gli analisti era fondamentale superare il 20 per cento, e sono arrivati addirittura al 26 abbondante, tanto da far lanciare alla Segretario del partito il guanto di sfida per le prossime tornate elettorali, “Stiamo arrivando”.

Guadando dentro il risultato DEM, spiace francamente per lo scarso appeal riscosso dal candidato a nostro parere più credibile, l’ex direttore dell’Avvenire e pacifista a 360 gradi Marco Tarquinio.

Un brutto segnale, perché significa che il PD resta più filoamericano che mai: in soldoni, sempre armi a Kiev e, almeno per ora, arrivederci Pace.

Renzi e Calenda

Sepolti sotto le macerie del voto Massimo Calenda e Matteo Renzi.

Una sconfitta epocale quelle dell’ex segretario del PD che poco più di 10 anni fa trionfò alle Europee in sella ad uno stratosferico 41 per cento, il trampolino – secondo i politologi dell’epoca – in grado di catapultarlo per un ventennio ai Vertici Maximi.

Invece, da allora, una serie di imprevisti e clamorosi flop. A cominciare dal Referendum sulla Costituzione che lo inchiodò al 40 per cento. Non lasciò la politica per ritirarsi a vita privata, come aveva promesso. Continuando a dettar legge dalle sue quote sempre più marginali, per finirla in sceneggiata con l’amato-odiato Calenda. Con il quale, oggi, può consolarsi per il Vaffa Day Europeo: Dio li fa e poi li accoppia.

Per come stanno le cose, vicende europee a parte, l’esecutivo Meloni esce ‘più forte che pria’, come avrebbe colorito Petrolini.

Sta a vedere, ora, come cerca di organizzarsi la ‘sinistra’, il cui tassello forte è adesso chiaramente e saldamente targato PD.

 

CHE FARE?

A nostro parere ci sono poche vie di fuga, o di scelta, se preferite.

Non si tratta di campo più o meno largo, ma per i ‘pezzi’ del mosaico (PD, 5 Stelle, AVS e cespugli) di mettersi intorno ad un tavolo e di trovare un’intesa, un accordo, un’alleanza – chiamateli come vi pare – per un programma fatto di punti concreti, visibili, identificabili: e soprattutto indirizzati ad un vero, unico obiettivo di Giustizia sociale.

Soprattutto in una fase delicata come questa, in cui i cittadini non ce la fanno più economicamente e socialmente, dovrà essere concepito, studiato e varato un Programma vero, fatto non di parole ma di prospettive concrete, a breve e medio termine. I temi sul tappeto sono tanti, ma meglio individuare alcune imprescindibili priorità: se gran parte della gente sta ormai affogando e questo governo non lo vede e getta solo 4 salvagente sotto forme di ‘mance’ e ‘regali’ da far ridere i polli ma piangere la gente, occorre lanciare delle ‘idee’ nuove, come rammenta Cacciari e tanto tempo fa sottolineava Nanni Moretti, “per favore, fate qualcosa di sinistra”.

E quindi, Salute, Lavoro, Pensioni. E Pace.

Basta questo, come base iniziale, per dare una precisa visibilità e identità ad un Progetto e ai coraggiosi che intendono portarlo avanti.

I cittadini – nonostante il lavaggio quotidiano del cervello via tivvù e media sempre più cloroformizzati e fonte di autentica disinformazione – sono ben in grado di capire chi rema con loro e per loro e di chi rema solo per i suoi interessi personali o di partito.

Si diano un tempo ben definito, Schlein Conte Bonelli Fratoianni & C., per mettere a punto una Bozza di base. Si confrontino per giorni settimane, si leghino alle loro sedie – ricordate? come faceva l’Alfieri per costringersi a studiare – sentano soprattutto i cittadini ma alla fine partoriscano ‘Qualcosa di Sinistra’, vivaddio.

 

LE EPICHE DEBACLE IN FRANCIA E GERMANIA

Un ultimo cenno all’Europa.

E in particolare ai risultati choc di Francia e Germania.

Partiamo da Parigi.

Dove Emmanuel Macron dopo due mesi fianco a fianco, in una asfissiante propaganda, con l’alleato Joe Biden e il grande amico Volodymyr Zelesnky, ha ricevuto un ceffone, un Vaffa di proporzioni epiche.

Jordan Bardella

Addirittura doppiata, la sua ridicola ‘Renaissance’, dal carrarmato allestito da Marine Le Pen e dalla sua ‘creatura’, la sorpresa delle sorprese, il 28 enne italo francese Jordan Bardella, già presidente del ‘Rassemblement National’ che si presenta come strafavorito al voto subito deciso dal capo dell’Eliseo e fissato per il 30 giugno e 1 luglio prossimi.

Figlio di Luisa Bertelli, Bardella è il compagno di Nolween Olivier, a sua volta figlia di Caroline Le Pen, sorella maggiore di Marine.

Una dinasty cresciuta in casa, quindi, e a meno di ‘rivoluzioni’ che non mancano mai all’ombra della Bastiglia, destinata a prendere in mano i destini transalpini.

C’è stato subito qualche segnale da non poco, per merito dei giovani, scesi in piazza la notte dei risultati del voto a manifestare con passione.

Basterà questo per mettere insieme, anche qui, i cocci di una sinistra in frantumi?

E solo in pochi giorni?

L’esempio del ‘Front National’ è l’unico da seguire: tutti insieme, senza guardare il pelo nell’occhio del possibile alleato, ma con un programma forte a tenerli insieme.

Ecco, su questo bollente tema, il pezzo pubblicato da ‘l’Humanitè’ il 10 giugno,  Européens 2024: aprés le score historique du rn et l’annonce de la dissolution par Macron, la gauche tente de s’unir

Peggio che andar di notte in Germania.

Olaf Scholz

Dove l’altro guerrafondaio di turno, il Cancelliere Olaf Scholz, è riuscito in un’impresa ‘storica’: ossia quella di affondare la SPD, ossia il più antico partito socialdemocratico della storia, sceso al minimo storico di un risicato 15 per cento, superato addirittura di 1 punto dai nazisti di ‘Alternative fur Deutschland’ e doppiato dai rivali storici della CDU, vale a dire i Cristiano Democratici.

Ed ha la faccia di bronzo, Scholz, di far spallucce, neanche si dimette, nonostante la altrettanto epocale catastrofe. Piazza una pezza a colori sostenendo che c’è una grossa differenza tra il sistema francese e quello tedesco.

Totalmente rincoglionito, come il suo grande amico d’Oltreoceano, Joe ‘Sleepy’ Biden.

Ed in Germania il voto europeo ha portato ad un’altra grossa novità: annichilito il partito dei Verdi, i famosi ‘Grune’ spuntati proprio in terra tedesca trent’anni fa e fioriti rigogliosi, tanto da diventare un simbolo per tutta l’Europa ambientalista e non solo.

Ma le ultime esperienze di governo li hanno smascherati: tanto che il ministro della Difesa, Annalene Baerbock, è un ultrà sul fronte della guerra contro la Russia del ‘macellaio’ Vladimir Putin!

Povera Europa…


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