L’ECCELLENZA DEL FONDO APODISSARIO
Entriamo dunque nelle pagine storiche del Fondo Apodissario per scoprire quali rilevantissime testimonianze autentiche hanno consentito l’inserimento di questo patrimonio nel Memory of the World dell’Unesco.
Va premesso che nell’Archivio storico della Fondazione Banco di Napoli, oltre al Fondo Apodissario, sono custoditi numerosi fondi relativi all’età moderna, al Regno delle Due Sicilie (1809-1861), al Regno d’Italia, (1861-1946) e alla Repubblica Italiana (1946-1990), oltre a 236 pergamene del Monte e Banco della Pietà.
Diciamo subito che il “Fondo Apodissario degli Antichi Banchi Pubblici Napoletani” copre un periodo che va dal 1573 al 1809. Oltre due secoli di storia, dunque, un valore straordinario, costituito dalla sterminata miniera di informazioni distribuita tra i milioni di polizze e gli assegni bancari dell’epoca conservati nelle stanze nobiliari di Palazzo Ricca.
Questo Fondo, giunto a noi integro, ci permette di conoscere da vicino, attraverso documenti originali dell’epoca, i rapporti degli otto banchi pubblici napoletani operanti dal XVI al XIX secolo con la clientela, cioè persone, enti, organizzazioni e istituzioni, anche di carattere artistico e culturale.
La rilevanza mondiale del patrimonio documentario del Fondo apodissario nasce dall’intuizione di mettere in circolazione le prime fedi di credito, introdotte grazie all’inventiva e originalità dei banchieri napoletani.
I documenti qui custoditi testimoniano l’evoluzione avvenuta nelle forme di circolazione del denaro, passando dalla moneta all’istituzione delle fedi di credito (antesignane dei moderni titoli all’ordine), fino alle madre-fedi, una specie di conto corrente primordiale.
Ed è proprio grazie alle dettagliate causali di pagamento che il Fondo apodissario costituisce un archivio di informazioni di straordinario interesse sull’età moderna, non solo del Regno di Napoli, ma anche degli Stati europei e del mondo intero. E’ l’unico, per estensione temporale e per numero di istituti presenti, che consente ricostruzioni storiche di età moderna su scala europea ed oltre, attraverso le ricchissime informazioni legate alla specificità degli scambi nell’attività bancaria.
A NAPOLI LE PRIME FEDI DI CREDITO DEL MONDO
Le vicende che hanno portato, prima alla creazione dei Monti e dei Banchi napoletani e poi del Banco di Napoli e delle sue fedi di credito, documentano la funzione umanitaria connessa all’origine di questi primi, embrionali Istituti di credito. Secondo gli studiosi, la loro finalità, più che quella del lucro, era connessa alla necessità di venire incontro ai bisogni della popolazione, come emerge anche dalla storia delle origini delle Casse di Risparmio, delle Banche Popolari e delle Casse Rurali.
Nella prima metà del Cinquecento, Napoli è sotto il dominio di Carlo V, sul cui impero “non tramonta mai il sole”. Per mantenere cotanto sfarzo, l’imperatore impone pesanti imposte che rendono la vita difficile alla popolazione. Nasce così la piaga dell’usura, in particolare quella esercitata nei confronti dei tanti che avevano necessità di piccole somme per la sopravvivenza della famiglia. E chi non poteva pagare finiva in prigione. E fu proprio per venire incontro alle vittime dell’usura che già nel XV secolo cominciano a nascere in tutta la Penisola delle pie confraternite, fondate da frati francescani, denominate Monti di Pietà che, attraverso la concessione di sovvenzioni e piccoli prestiti senza interesse, cercano di sottrarre i più bisognosi alla morsa degli usurai.
A partire dal 1572, i Monti vennero autorizzati a accettare anche il deposito di denaro, per il quale rilasciavano una fede di deposito. Nasceva così la fede di credito, che è stata per quasi cinque secoli il mezzo di pagamento più utilizzato nelle transazioni commerciali e finanziarie dell’intero Mezzogiorno. La fede era un antesignano dell’attuale libretto di risparmio, un titolo di credito negoziabile e girabile, oltre che convertibile in moneta presso il Monte emittente.
Le fedi di credito mantennero la convertibilità e non caddero quindi in prescrizione sino alla fine del 1794, anno cui, il Banco Nazionale di Napoli incorporò i sette Monti fondati nel XVI secolo.
Come si vede, il Banco di Napoli viene ufficialmente istituito nel gennaio 1862, pochi mesi dopo la nascita del Regno d’Italia, ma le sue origini sono molto antiche.
Come detto, nel 1794 Ferdinando VI di Borbone con lo scopo di esercitare un maggior controllo amministrativo sui sette principali Istituti di credito li riunisce nel “Banco Nazionale di Napoli”.
A seguito dell’invasione napoleonica, nel 1806 Giuseppe Bonaparte sopprime i banchi del Popolo e del Salvatore, unifica nel Banco dei Privati i banchi della Pietà, dei Poveri, di Sant’Eligio e dello Spirito Santo ed affida il servizio di Tesoreria al Banco di Corte, che in origine era il Banco di San Giacomo e Vittoria. Nel 1808 Giacchino Murat istituisce il Banco Nazionale delle Due Sicilie che nel 1909 si fonde con il Banco di Corte. Nasce così il Banco delle Due Sicilie, dal quale si arriva all’istituzione del Banco di Napoli. Il 9 gennaio del 1862 è infatti la data fatidica in cui il neonato Regno d’Italia ufficializza la nascita del moderno Banco di Napoli, che solo nel 1866 otterrà il privilegio dell’emissione.
Continuavano intanto a circolare le fedi, cui il popolo meridionale restava tradizionalmente legato, emesse sia dagli antichi Monti e Banchi partenopei sia dal nuovo Banco di Napoli.
Fu per questo che il Banco di Napoli, dopo l’autorizzazione del 1866, mise in circolazione biglietti denominati fedi di credito, su cui era riportata la vecchia formula “Il Banco di Napoli tiene creditore il Cassiere Maggiore per l’importo di lire…”. Queste prime, nuove fedi venivano emesse in un periodo assai critico per la circolazione monetaria. Difatti, negli anni successivi alla costituzione del nuovo Regno, in tutta la Penisola si verificò una progressiva carenza di moneta, in particolare di quella d’argento. La mancanza di monete – spiegano gli studiosi – divenne così grave da rendere impraticabili le attività commerciali. Cominciarono così a circolare abusivamente biglietti di piccolo taglio emessi da aziende, istituzioni ed anche privati, per somme che non vennero mai rimborsate.
Per una volta, il Mezzogiorno d’Italia fu immune da questo fenomeno, che interessò prevalentemente le aree del Centro-Nord dell’Italia. Infatti a sanare la situazione, nel Sud, intervennero le fedi di piccolo taglio emesse in grande quantità dai Banchi di Napoli e Sicilia.
(segue)
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