MAURIZIO PATRICIELLO / FOR PREMIERSHIP? O PER GLI ULTIMI?

E’ ufficialmente partita la stagione della caccia.

A chi?

Vincenzo De Luca. Sopra, don Maurizio Patriciello al convegno sul premierato. A destra si intravede Iva Zanicchi

Al De Luca Vincenzo governatore della Campania.

Ora lo attaccano tutti, da destra a sinistra passando per il centro.

E’ il bersaglio che tira di più.

Il motivo?

E’ uno dei rari esemplari politici in grado di mandare a quel paese la premier amata dal suo popolo, Giorgia, impugnando argomenti di peso. Uno dei pochi che riesce ancora a pronunciare qualche frase o parola di sinistra, come avrebbe detto un tempo Nanni Moretti.

Lo fa ‘a modo suo’, in quello stile diretto, picaresco e anche ‘sgarrupato’ secondo il marchio di fabbrica Crozza, che gli assicura da anni notorietà nazionale a vita, in un’epoca dove hai voglia a dire cose sante e giuste, ma nessuno se ne fotte se non le strilli un po’, o comunque ti ‘fai notare’ in questa melmosa palude mediatica.

E cosa ha fatto adesso il Mostro non di Firenze ma della Campania, lo ‘sceriffo’ De Luca?

Ha mandato ancora una volta quel paese – vivaddio – la sempre più bellicosa ‘Giorgia’ (l’avete vista giorni fa impettita e tronfia al fianco di big Guido Crosetto sul gippone militare, in perfetta aria ducesca?) e ha osato tirare in ballo l’intoccabile don Patriciello.

E per cosa si è sentito oltraggiato il prete coraggio dell’inferno di Caivano? Non per le sue storiche battaglie contro i clan, contro i massacri nella Terra dei Fuochi, i trafficanti di droga in una delle più grandi piazze di spaccio europee, Caivano appunto.

Ma per la partecipazione, tra le guest stars, alla fresca conferenza che i Meloni boys hanno organizzato il giorno stesso dell’inizio della discussione, in Senato, della famosa Riforma (sic) sul Premierato.

Vediamo, quindi, i dettagli di quella convention, alla Camera, mercoledì 8 maggio, in modo tale da poter valutare e ‘apprezzare’ quanto è effettivamente successo e che ha originato il ‘botto’ made in De Luca.

Angelino Alfano

Ad organizzarla sono due Fondazioni, quella intitolata a Bettino Craxi, rappresentata per l’occasione dell’ex deputata PSI Margherita Boniver, e quella intitolata al padre della DC Alcide De Gasperi, vessillifero di turno l’ex ministro della Giustizia Angelino Alfano (oggi al vertice del gruppo leader della sanità privata ‘San Donato’ e di quello che domina nel settore delle ricche concessioni autostradali, ASTM del gruppo Gavio).

A salutare i circa duecento ospiti il presidente della Camera Alberto Fontana (leghista) e il ministro delle Riforme Elisabetta Casellati.

Tre gli interventi ‘tecnici’, affidati al costituzionalista Francesco Clementi, al politologo Giovanni Orsina e alla giurista Anna Maria Poggi. Poi la parola da ‘padre della patria’ all’ex magistrato e per anni presidente della Camera, l’ex Pci e poi Ds, Pds, Pd Luciano Violante, a sua volta presidente di due Fondazioni, ‘Leonardo’ e ‘Italia Decide’. A moderare il dibattito il volto noto di Maria Latella.

Ecco, tanto per gustare, un paio di frasi griffate Giorgia.

Questo è il dibattito che io mi auguro possa accompagnare l’iter di questa riforma che oggi inizia l’esame in Senato. Penso sia un errore approcciare questi temi con un’impostazione ideologica, soprattutto legata a interessi contingenti, che è l’orientamento prevalente in questo dibattito, ma sarebbe un errore da parte della politica indietreggiare e gettare la spugna di fronte a questo atteggiamento”.

E poi: “E’ sempre meglio non arrivare a un referendum divisivo sulla Costituzione (come fece dieci anni fa esatti Matteo Renzi, ndr). Ma mi corre l’obbligo di ricordare che la Repubblica è nata su un referendum divisivo ed è stato un bene, è la democrazia ed è stato previsto dai padri costituenti”.

Le opinioni flash di due guest star.

Enzo Ghinazzi in arte Pupo

Enzo Ghinazzi, in arte ‘Pupo’ (massone iscritto al Grande Oriente d’Italia; le cronache hanno sempre rammentato le sue simpatie per Vladimir Putin e il regime russo): “Mi piace il premier forte. Fortissimo”.

Chiaro, succinto e compendioso.

La storica regina di Sanremo, Iva Zanicchi, per anni fan di Silvio Berlusconi: “Il premierato? Bella cosa. I poteri del premier? E io che cacchio ne so. Mi hanno invitato… In ogni caso a me questa donna, Meloni, mi piace!”.

Ed eccoci al ‘cuore’ del ‘giallo’: ossia la folta lista delle guest star, dei cosiddetti ‘testimonial’ della campagna voluta da Giorgia per lanciare l’idea forte del premierato, anche in vista del voto europeo tra meno di un mese.

Fior tra fiore: non solo Zanicchi e Pupo tra le ugole d’oro, ma anche Amedeo Minghi; poi l’attore-regista (un tempo considerato d’area Pci-Pd) Michele Placido, l’attrice Claudia Gerini, il nuotatore Filippo Magnini, l’anchorman prima Rai e poi La 7 Massimo Giletti. Tra i più festanti proprio Patriciello.

Senza procedere oltre, sorge spontanea la domanda delle cento pistole: ma che c’azzecca – avrebbe detto qualcuno un tempo – don Maurizio in quel gregge belante?

Cosa ci sta a fare uno come lui, il protagonista di tante battaglie, in un’accolita – come si diceva sempre una volta – di nani e ballerine?

Che c’entra la lotta alla camorra, quella autentica, con la kermesse per il premierato?

Quale il motivo che lo ha spinto a partecipare ad una manifestazione politica smaccatamente di parte, che più divisiva (come ammette la stessa Giorgia) non si può?

Solo la ‘gratitudine’ per la visita della premier nell’inferno di Caivano?

Le sue promesse per renderla una terra felice, finalmente liberata dalla piovra camorrista?

O la riconoscenza al cognatino, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che fece addirittura fermare il Frecciarossa in corsa per andare in pellegrinaggio a Caivano?

La ‘story’ ne ricorda un’altra di qualche settimana fa, la kermesse pugliese allestita dai sempre ossequienti Meloni boys: una tre giorni che, come ciliegina finale sulla torta, ha visto un maxi dibattito con la partecipazione di alcuni papaveri in sella ai big del nostro parastato, come ENEL edENI per citare solo due griffe. I cui vertici, addirittura, come foche ammaestrate, hanno indossato perfino una maglietta con lo slogan di Fratelli d’Italia per le Europee. Ecco il pezzo messo in rete dalla Voce il 28 aprile,

‘GIORGIA’ / L’8 E 9 GIUGNO UN VAFFA DAY TUTTO PER TE

 

Una Vergogna di Stato. Che si è ripetuta l’8 maggio scorso.

Poteva fare a meno di esibirsi nella pagliacciata don Maurizio Patriciello?

E’ questa la domanda: ma nessuno, neanche a sinistra, nemmeno nella stampa progressista (sic) osa farsi…

Paura di bollarsi come deluchiano, o che?

P.S. Un interrogativo a posteriori.

Perché don Maurizio non ha ‘girato’ l’invito all’ormai mitico Geolier?

Del resto, Caivano fa rima con Secondigliano.

E, poi, Geolier è un ‘figlio del popolo’. Proprio come ‘Giorgia’…

P.S. II Per manifestare tutta la sua vicinanza all’oltraggiato Patriciello, il governo ha spedito a Caivano il sempre disponibile (per di più partenopeo) ministro Genny Sangiuliano. Il ministro della SUB CULTURA, come titolò la Voce dopo il suo ‘storico’ insediamento. Ecco quel pezzo, pubblicato il 22 ottobre 2022,

GENNY SANGIULIANO / QUANDO LA SUB-CULTURA VA AL POTERE


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