L’EUROPA STA CROLLANDO / THE BIG SHORT DI GEORGE SOROS & C.

“L’Europa corre dei gravissimi rischi. Ora Schengen rischia di andare in pezzi ed è tutto da capire in che modo il vecchio continente saprà reagire alla prossima crisi”.

Vede nero nel futuro dell’Europa il rampante politologo americano Ian Bremmer, protagonista a Milano di una convention organizzata da Kairos, altrettanto rampante sigla che si occupa di risparmio gestito. Tra l’altro il quarantacinquenne Bremmer è fondatore, animatore e numero uno del centro studio “Eurasia Group”. “Si prepara un nuovo ordine mondiale”, preconizza il politologo, perchè oggi viviamo in “un mondo G zero, un mondo in crisi di valori e di leadership, dove nessuno pensa più globale”. Perciò d’ora in poi “il rischio sarà strutturale e gli investitori dovranno pensare alla resilienza più che alla crescita”.

Ha pronostici per tutti, il veggente Brenner. Disco verde per Usa e Asia, toccate solo marginalmente dagli tsunami finanziari, con gli yankees che però “non vogliono più essere i gendarmi del mondo”. Pollice verso per l’Europa, che “ha perso tutti i valori per i quali è stata costruita, anche se la tecnocrazia di Bruxelles farà di tutto per mantenere in vita le sue istituzioni”. E forti turbolenze nei rapporti con gli States: “prevedo un ulteriore indebolimento delle relazioni transatlantiche”, vaticina. E ciò non dipenderà da chi potrà essere il nuovo inquilino della Casa Bianca: “Non farà differenza. Chiunque vinca, l’impatto sarà limitato anche sui mercati”. Come dire: la corazzata a stelle e strisce è e sarà sempre inaffondabile, la prima al mondo in eterno, a prescindere da chi possa esservi sul ponte di comando, un democratico o un conservatore.

Non è l’unico, Brenner, a suonare l’allarme per l’Europa. Un altro americano acquisito, il multimiliardario “umanitario” di origini ungheresi George Soros, vede nero, anzi nerissimo. “L’Europa è sull’orlo del baratro. E’ sul punto di collassare. Perchè non dove fronteggiare una sola crisi: ma cinque o sei crisi, e tutte di grosso impatto, contemporaneamente. Non ce la potete fare”.

Una previsione funerea lanciata da uno che di killeraggi internazionali in grande stile se ne intende. Soros, infatti, “organizzò” più di vent’anni fa, nel 1992, l’assalto alla sterlina, riuscendo a farla crollare nel giro di poche settimane. Analoga operazione – a quanto pare – allestita esattamente sei anni fa, a febbraio 2010, da un tris di mega gestori di fondi speculativi per affossare l’euro.

Da sinistra John Paulson e Steven Cohen. In apertura George Soros.

Da sinistra John Paulson e Steven Cohen. In apertura George Soros.

Qualche decisione strategica per i destini “finanziari” internazionali – e soprattutto europei, in quel caso – sarebbe stata “pensata” al ristorante, e bagnata da un brindisi. Intorno ad un tavolo, nel cuore di Manhattan, quella sera dell’8 febbraio 2010, un trio d’eccezione: John Paulson, che ha costruito la sua fortuna grazie ai “subprime” 2008; Steven Cohen, a bordo della sua ammiraglia “Sac Capital”; e proprio Soros. Parola d’ordine, “Short”, proprio quel tipo di operazione adesso al cinema con la pellicola di successo “The big short”, ottima ricostruzione video del maxi affare giocato dai grandi speculatori statunitensi nel 2007-2008 sulla pelle dei risparmiatori americani e di mezzo mondo (e la scintilla si chiamava Lehman Brothers, sulle cui sventure s’è appunto “arricchito” mister Paulson). Appena un paio d’anni dopo, quindi, una seconda “lezione” orchestrata dai tre direttori: era tornato il momento di uno “short”, una scommessa contro, per far precipitare l’euro, che dalla valutazione di 1,35 dollari sarebbe abbondantemente sceso sotto quota 1, un ottimo 0,90.

Su tutto il mega affaire cercarono di accendere i riflettori i solitamente solerti organismi di controllo made in Usa: ossia il ministero della Giustizia e la inflessibile Sec (la nostra – sic – Consob, che se le fa tranquillamente passare tutte sotto il naso, come la vicenda delle 4 banche pirata dimostra). Venne avviata un’inchiesta, tesa ad accertare se alcuni gestori di fondi speculativi si fossero caso mai messi d’accordo per puntare sul crollo dell’euro (un 20 per cento secco) non solo per realizzare le proprie fortune, ma caso mai per rispondere a qualche imput politico-strategico. Difficile, per un ministero, andare a scavare tra i propri armadi alla ricerca di scheletri più o meno camuffati: e per questo l’inchiesta si arenò. Insabbiata come “regolarmente” capita da noi. Spiega un analista di Wall Street: “si trattava di un’indagine francamente complessa e super intricata, perchè non è facile trovare tracce concrete di simili operazioni illecite. Comunque, non ci fu certo una forte determinazione e volontà di andare oltre una serie di indagini di rito. L’operazione – viene ancora spiegato – era un po’ come quelle che nel vostro Paese, ma ormai anche altrove, si fanno in campo sportivo: si punta, si scommette sulla sconfitta, si investe su un crollo. Anche in campo finanziario è molto più facile distruggere che creare: può bastare una cena…”.

Ma ecco cosa rivela lo stesso Soros in un’intervista appena rilasciata al magazine tedesco “Wirtschafts Woche”: non solo un de profundis per l’Europa, ma anche un attacco alla cancelliera di ferro Angela Merkel. Poi, il vero nemico Putin fronteggiato da un debole Obama.

Tra i “cinque o sei fronti di crisi”, Soros fa cenno a Grecia, Russia, Ucraina, il prossimo referendum in Gran Bretagna, il terrorismo Isis e le stragi di Parigi, i flussi migratori. A proposito di questi ultimi, ecco la radice del tragico problema: “il conflitto in Siria”. Commenta Soros: “La Merkel ha giustamente previsto il potenziale distruttivo per l’Europa derivante dalle crisi migratorie. Quella predizione è diventata realtà. La Germania ha acquisito una posizione predominante in Europa. Ma a questo punto la Merkel deve decidere: vuole assumersi tutte le responsabilità che derivano dal ruolo suo e del suo Paese o no? Le mie critiche alla Merkel sono molto precise e riguardano soprattutto il suo comportamento sul fronte della crisi dell’euro. L’Europa avrebbe dovuto dar segni di leadership molti anni prima, adesso con ogni probabilità è troppo tardi”.

Obama, Merkel, Putin

Obama, Merkel, Putin

E non teme di affrontare un argomento ancora caldo, come l’inizio della crisi di otto anni fa, Soros: “Fu una vera sfortuna che quando Lehman Brothers finì in crac nel 2008, la Merkel non abbia mostrato la minima volontà di soccorrere e salvare il sistema bancario europeo, per timore di non trovare consenso tra i suoi concittadini, perchè l’opinione pubblica tedesca non avrebbe capito. Ma lei dimostrò mancanza di leadership. Se la Merkel avesse cercato di cambiare quell’opinione pubblica, invece di seguirla, la tragedia dell’Unione europea sarebbe stata evitata. Invece, ha preferito assecondare le domande e le aspirazioni di una larga fetta di tedeschi: ed è così riuscita ad ottenere l’appoggio da un lato di quelli che volevano essere o almeno sembrare bravi europei, e dall’altro di coloro i quali avevano solo a cuore gli interessi particolari della Germania. Per questo è stata rieletta con una maggioranza ancora più schiacciante. Ma sulla questione degli immigrati rischia di perdere la sua posizione di leadership”.

Continua il finanziere di origini ungheresi ma da anni e anni profondamente e proficuamente americanizzato, e animatore di una vera e propria sfilza di Fondazioni per il Bene comune, i mondi emergenti e bla bla solidarizzando, dall’alto dei suoi maxi Hedge Fund che, in una nottata, possono decidere le sorti di mezzo pianeta: “Sono un grande supporter dei valori e dei principi di una ‘open society’, una società aperta, per la mia storia personale, essendo un sopravvissuto dell’Olocausto come ebreo sotto l’occupazione nazista dell’Ungheria. Ed io credo che la Merkel condivida questi valori per la sua storia personale, essendo cresciuta sia sotto l’influenza del governo comunista nella Germania dell’Est, sia di suo padre, che era un pastore protestante. Questo me la avvicina; ma ci sono molte altre cose che invece ci dividono”.

Continua, Soros, nella sua ricostruzione del crack UE. «L’Unione europea è ormai in preda ai nazionalismi: quando invece era nata per essere un’associazione tra uguali. Ora non è altro che un insieme indistinto di rapporti tra debitori e creditori, dove i debitori hanno grosse difficoltà ad onorare le loro obbligazioni e i creditori dettano le condizioni che i debitori sono tenuti a rispettare. Il rapporto è né volontario né paritario. La crisi migratoria ha creato ben altre crepe. Proprio per questo la sopravvivenza dell’Europa è a forte rischio. Noi siamo favorevoli all’idea di un asilo politico comune europeo che dovrebbe ristabilire il controllo non sui confini nazionali dei singoli paesi, ma su quelli europei, consentendo così a quelli che cercano di raggiungere l’Europa in modo sicuro e ordinato, sintonizzato con la capacità europea di assorbirli”.

Un grande piano Marshall europeo pro immigrati, per San Soros. Il quale sa bene che anche i sogni costano: “Sarebbe impossibile per la UE finanziare un progetto simile con i fondi ordinari. Dovrebbe invece essere varato un grande piano di bond a lungo termine, facendo leva sulla ancor presente credibilità di diversi suoi paesi, le AAA che dimostrano la forza di un’economia”. Caso mai un piano che faccia ricorso ai Fondi umanitari (mai speculativi) di mister Soros, Paulson, Cohen & C.: metti una sera a cena, da varare tra grandi amici…

Ne ha ancora per Barack Obama e l’attuale – anche se per poco – leadership a stelle e strisce. “Sì, Obama è stato molto criticato nel suo Paese per l’atteggiamento debole nei confronti di Putin. Il quale è un tattico sopraffino, che è entrato nel conflitto siriano perchè ha visto così la possibilità di giocare un nuovo, più importante ruolo con la sua Russia. E’ andato avanti nelle sue manovre fino a che non ha incontrato una seria resistenza. Obama doveva usare il pugno di ferro prima. Se il presidente Usa avesse dichiarato una ‘no fly zone’ sopra i cieli della Siria appena la Russia ha iniziato le sue operazioni militari su larga scala, la Russia sarebbe stata obbligata a rispettarla. Ma Obama voleva assolutamente evitare un braccio di ferro, qualsiasi confronto militare con la Russia. Si potrebbe anche dire che l’abbattimento dell’areo russo da parte dei turchi sia stato una sorta di favore di Erdogan ad Obama. Putin ha dovuto ingoiare il rospo e riconoscere che la sua avventura militare avrebbe incontrato seri ostacoli e una forte opposizione. E adesso sembra orientato ad una soluzione politica”.

Schermata 2016-01-27 alle 10.45.46Un finale in giallo. Ed eccoci alla Cina passata ai raggi X dal magnanimo magnate magiaro a stelle e strisce. “Per un lungo tempo l’Europa ha visto la Cina come una macchina in continua crescita ed espansione. Quindi un enorme mercato. Ma la Cina sta esaurendo le sue risorse molto rapidamente e vedo che lo scenario può solo peggiorare nei prossimi anni. Il presidente Xi Jinping può andare avanti con l’attuale politica per un paio d’anni, massimo tre, poi la Cina finirà per esercitare la sua influenza negativa sul resto del mondo, per via della sua tendenza deflattiva. Oggi la Cina, molto più di prima, è in qualche mondo responsabile dei destini mondiali dell’economia”.

Parecchi, però, non condividono il Soros-pensiero. E manifestano un ampio disaccordo su diagnosi, terapie e scenari internazionali. Ecco un commento al vetriolo che circola fra alcuni siti alternativi: “Il Killer Maial scende di nuovo in campo per distruggere i paesi europei. E’ anni che ci prova senza riuscire a portare a termine la missione. Ma il futuro dell’Europa è sempre più chiaramente con Russia e Cina, anche militarmente e anti terroristicamente parlando. Se continuano gli assalti di guerra non ortodossa, i paesi più importanti dell’Europa continentale non potranno che appoggiarsi a Mosca e Beijing per difendersi. Basta guardare ai diktat finanziari, economici e alle operazioni di ‘soluzione finale’, come l’attuale organizzata ‘crisi’ migratoria’, la messa a fuoco di tutto il Medio Oriente, e la guerra non ortodossa comunemente conosciuta come Terrorismo”. E così conclude il documento: “E’ una guerra di logoramento. Ma persino Italia, Francia e Germania saranno costrette a trovare il coraggio di reagire. I burattinai di Soros non potranno aspettare, devono distruggere la ribellione potenziale prima che si concretizzi”.


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