Da qui l’iniziativa di molti genitori, che in tutta Italia stanno raccogliendo informazioni per capire in quante scuole non si è celebrata la festa del 19 marzo. E’ partita anche la raccolta firme per presentare un esposto al Comune di Napoli, a quello di Roma, all’Ufficio Scolastico Regionale, nonché al Ministero dell’Istruzione, con lo scopo – spiegano – di tutelare gli affetti ed i valori della nostra tradizione.
Ma c’è di più. Infatti, gli stessi genitori che protestano per la mancata Festa del Papà nelle scuole, precisano che «non si sa sarà celebrata nelle scuole dell’infanzia la Festa della Mamma, «visto che ormai, da quel che si sente, l’idea della famiglia è sempre più oscurata», denuncia l’avvocato Angelo Pisani, presidente dell’associazione Noiconsumatori. «Già da giorni – aggiunge – circolavano voci che in alcune scuole italiane non ci sarebbe stata alcuna celebrazione della ricorrenza, ma si pensava ad uno scherzo, nessuna notizia ufficiale era mai stata comunicata».
Da quanto si è appreso, il giorno di San Giuseppe in alcune scuole le maestre hanno comunicato che quest’anno non sarebbero stati preparati lavoretti nella scuola per la festa del papà, e forse neanche per la festa della mamma, «per evitare traumi a quei bambini che non hanno il padre» o, secondo altre voci, «per favorire l’inclusione delle famiglie Arcobaleno», ha raccontato il padre di uno dei bambini della scuola.
Nell’esposto in preparazione i papà e le famiglie contrari alla cancellazione di queste feste tradizionali scrivono che deplorano tale scelta discriminatoria dei valori tradizionali perché «comprime i diritti della schiacciante maggioranza dei bambini alla festosa conoscenza delle tradizioni proprie della nostra cultura, alla celebrazione della figura del padre (e successivamente della madre) e della famiglia, primo luogo in cui si conoscono e conservano i valori educativi alla base della civile convivenza».
Dal canto suo Pisani chiede chiarimenti alle istituzioni italiane e, soprattutto, domanda se la scelta non sia «un’errata interpretazione delle politiche di inclusione promosse dal Ministero, che hanno semmai l’obiettivo di estendere i diritti e studiare situazioni personalizzate per vive casi particolari».
«Bisogna capire ed accertare – incalza il legale – se ci sono state violazioni delle direttive ministeriali, applicando anche le sanzioni previste per chi agisce in danno dei diritti dei bambini».
«Quello che è successo nella scuola Ada Negri di Roma, in cui è bastato addurre come scusa l’ “inclusività” per impedire ai bambini di celebrare la festa del papà – commentano ancora all’associazione – è la riprova della natura puramente ideologica di certe decisioni scolastiche, che nulla hanno a che vedere con l’educazione dei nostri ragazzi. Una deriva pericolosa, che rischia di trasformare la scuola pubblica, che vogliamo sia libera e democratica, in un centro di indottrinamento».
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