Se l’Italia fosse un Paese reattivo, non dico rivoluzionario, termine seppellito dallo tsunami che inonda mezza umanità di populismo, autoritarismo e dittature variamente imposte da est a ovest del Pianeta, ma normalmente consapevole dei diritti negati, le piazze di metropoli e paesi dovrebbero dar luogo a combattivi sollevamenti popolari, a collettive manifestazioni di rabbia sociale. A promuoverle in un Paese a democrazia consapevole dei propri diritti, s-governato da un esecutivo che opera con piglio antidemocratico, pur essendo democraticamente eletto, sarebbe deputato chi vi si oppone politicamente. Sorvolando con consapevole generosità sulla capacità dei mediocri ‘signorsì’ gratificati dalla premier con ministeri, sottosegretariati e poltrone di potere, è probante soffermarsi su un giorno qualunque dei quasi due anni di Meloni presidentessa del consiglio, per esempio su questo 20 marzo. Oggi, anche oggi, come ieri e l’altro ieri, come da settimane e mesi, milioni di italiani sono vittime della perversa ideologia del governo, che sabota il sistema sanitario nazionale pubblico, incentiva l’alternativa del privato permessa a pochi e nega il principio fondamentale della prevenzione: se per sottoporsi a una tac, a un esame clinico di pari importanza, i presìdi delle ASL, gli ospedali, i laboratori, fissano appuntamenti a distanza di un anno e più, si è obbligati a ricorrere alle strutture private o si rinuncia alla tutela della salute. La perversione di questa strategia, che demolisce il diritto di tutti a curarsi, opera in un’unica direzione con più varianti: taglia le risorse alla sanità pubblica e pubblicizza il ‘bello’ dell’assistenza privata. È notizia di oggi, 20 marzo del 2024, in risposta alla contestazione del governo, purtroppo elitaria, non di massa, che l’esecutivo ‘scippa’ un altro miliardo alle risorse già inadeguate della sanità: meno ospedali, in tilt le prestazioni pubbliche, organici medici vistosamente sguarniti (in tanti fuggono all’estero, perché da noi pochi e mal pagati) e sempre più vittime per mancata assistenza. Tutti in piazza? Assolutamente no. Solo polemiche da talkshow, sulla pelle di un popolo rassegnato.
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