STATI UNITI / ESCALATION DI PROVOCAZIONI ALLA CINA. ORA MINACCIANO TIKTOK

Un giorno è la Russia, passano 48 ore ed è la volta della Cina, mentre di tanto in tanto fa capolino la Corea del Nord, senza contare l’odiato Iran.

Non sanno più davvero quali pesci prendere gli uomini della Casa Bianca, della CIA e dell’Intelligence a stelle e strisce nell’individuare il vero, autentico nemico da abbattere per primo. Tenuto anche conto che gli Usa ne hanno davvero a caterve di nemici (pur se di dimensioni certo minori), avendo acceso, in quest’ultimo quarto di secolo, ben 45 focolai di guerra, secondo le ultime attendibili stime.

E se ora come ora è il possibile conflitto (anche nucleare) con Mosca a surriscaldare gli animi, anche perché rinvigorito dai folli propositi del tris d’assi europei Francia, Germania e Polonia pronti ad inviare truppe per difendere Kiev e abbattere l’odiato Vladimir Putin, c’è sempre il fantasma cinese, quello che un tempo veniva definito ‘il pericolo giallo’, ad agitare le notti dei vertici americani.

Pochi giorni fa l’intelligence Usa ha fatto trapelare che il pericolo in arrivo da Pechino è quello che alimenta le maggiori preoccupazioni, per il rafforzamento e ammodernamento continuo dei loro arsenali, anche nucleari.

E’ da mesi, del resto, che in modo regolare Usa e Cina si lanciano accuse sul fronte di Taiwan, che secondo le previsioni di un alto generale del Pentagono in pensione sarà il prossimo scenario di guerra, a suo parere proprio a cavallo delle presidenziali Usa, quindi entro la fine del 2024.

Il primo numero di ‘Limes’, febbraio 2024, non a caso è dedicato proprio a questo scenario. Il suo significativo titolo è infatti “Usa e Cina preparano la Proxy War”. E il sottotitolo: “Per ora la Repubblica popolare cinese non vuole invadere Taiwan e Taipei non intende dichiarare l’indipendenza de iure. Ma Washington potrebbe innescare una guerra per procura (come è successo in Ucraina contro la Russia, ndr) per affossare Pechino prima che abbia un arsenale nucleare pari a quello statunitense”.

Ed eccoci all’ultima grana, che la dice lunga, appunto, sul clima sempre più incandescente; e non dimentichiamo che la Cina è stata la prima a complimentarsi calorosamente con Putin per l’ennesima rielezione al vertice del Cremlino, auspicando rapporti politici ed economici sempre più forti.

Stiamo parlando della patata bollente ‘TikTok’.

La Camera Usa, infatti, ha appena approvato a larga maggioranza (325 voti favorevoli e 65 contrati) la legge che può portare al suo bando, se la proprietà non passerà in mani americane. Ciò in forza del ‘Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act’, cioè la legge per proteggere i cittadini a stelle e strisce da app controllate da avversari stranieri.

In soldoni, la società cinese proprietaria di TikTok, e cioè ‘ByteDance’, si vedrà costretta a vendere entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge ad una società americana.

C’è però un grosso, non facile ostacolo da superare, ossia il voto al Senato, che non si presenta né immediato né facile.

Chuck Schumer

Mette le mani avanti il leader della maggioranza dem, Chuck Schumer, che non dà garanzie sui tempi: “devo consultarmi – commenta – con le Commissioni interessate per verificare le loro posizioni”.

Precisa il repubblicano John Cormyn: “E’ molto più probabile che emenderemo il testo passato alla Camera in aree dove sono necessari dei cambiamenti. Ci vorrà tempo”.

Democratici e repubblicani, quindi, non poco ‘spaccati’ e tali divisioni si faranno sentire molto di più al Senato.

Vediamo, in rapida carrellata, altri pareri.

Ovviamente favorevole Joe Biden, le più forti perplessità vengono sollevate dal suo avversario per la corsa presidenziale, Donald Trump, che in passato aveva attaccato TikTok ma oggi la vede in modo diverso. Ecco le sue parole: “Se si mette al bando TikTok, Facebook e gli altri, ma soprattutto Facebook, ne beneficeranno. E io credo che Facebook sia molto disonesto, sia molto negativo per il nostro Paese, soprattutto per quanto riguarda le elezioni. Non voglio che Facebook che ha imbrogliato alle ultime elezioni possa essere favorito”.

Parole dure come pietre. E aggiunge il suo portavoce: “Trump vuole che il Congresso adotti un’azione per proteggere la sicurezza e la privacy degli utenti americani di tutte le piattaforme di social media”.

Di parere opposto lo speaker repubblicano alla Camera, Mike Johnson che gongola per il risultato alla Camera e attacca Pechino a testa bassa: “La Cina comunista è il più grande nemico geopolitico dell’America e sta usando le sue tecnologie per minare attivamente la sicurezza e l’economia del nostro Paese. Il voto bipartizan dimostra l’opposizione del Congresso ai tentativi della Cina comunista di spiare e manipolare gli americani e segnala la nostra determinazione per adottare azioni di deterrenza nei confronti del nostro nemico”.

Alexandra Ocasio-Cortez

Da notare, comunque, che hanno votato contro, tra i repubblicani la trumpiana di ferro Marjorie Taylor Green e, tra i democratci, una cinquantina di esponenti della sinistra del partito, in pole position Alexandra Ocasio-Cortez e Pramila Jaypal.

Non si sono certo fatte attendere le reazioni cinesi.

Secondo un autorevole rappresentante di ‘ByteDance’, “questo processo è stato condotto in segreto e il disegno di legge è stato portato avanti per un’unica ragione: bandire TikTok. Auspichiamo che il Senato consideri i fatti, ascolti i propri elettori e comprenda l’impatto sull’economia, sui 7 milioni di piccole imprese e sui 170 milioni di americani che utilizzano la nostra piattaforma”.

Va giù duro, in un’intervista alla CNN, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin: “E’ un vero atto di bullismo politico. Anche se gli Stati Uniti non hanno alcuna prova che TikTokmettere in pericolo la loro sicurezza nazionale, questo non gli impedisce di perseguitare in tutti i modi la piattaforma. E questo finirà per essere molto controproducente per gli Usa stessi, tenuto conto del colossale numero di utenti e clienti”.

Per avere ulteriori chiavi di lettura nel decifrare il giallo cinese, vi proponiamo due pezzi.

Il primo è firmato da chi conosce in profondità, e da decenni, la Cina. Si tratta di Alberto Bradanini, una carriera come diplomatico a partire da metà anni ’70 che lo ha portato in Belgio, Venezuela, Norvegia, Iran. Viene nominato direttore INICRI, ossia l’Istituto di ricerca sul crimine e la droga che fa capo alle Nazioni Unite. Poi trascorre 10 anni in Cina: come consigliere commerciale alla nostra ambasciata di Pechino, quindi come consigliere generale italiano a Hong Kong, poi come ambasciatore dal 2013 al 2015. Oggi è presidente del ‘Centro studi sulla Cina contemporanea’ e ha firmato, negli ultimi anni, ‘Oltre la Muraglia’ (2018), ‘Cina, l’irresistibile ascesa’ (2022), ‘Cina, dall’umanesimo di Nenni alle sfide di un mondo multipolare’ (2023).

Il titolo della sua analisi, messa in rete dall’ottimo sito ‘La Fionda’ è Uno sguardo di sintesi sulle relazioni Italia/Ue-Cina.

Sulla querelle TikToc, ecco a voi un intervento firmato da Michael Tracey per il suo blog il 15 marzo: The frenzy to ban TikTok is another National Security State scan.


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