Eleganza sintattico-grammaticale, architettura dell’impianto narrativo, coniugazioni avvincenti per eccelsi livelli culturali, confluiscono con generosità in Augias, in quello che pensa e dice o scrive. Ancora sofferente peri postumi dell’affronto al suo direttore, che ha sacrificato il riconoscimento progettato dalla Federico II per un suo libro per affidare alla prudenza l’esito della contestazione ricevuta da giovani filo palestinesi, la Repubblica ha riservato ampio alle firme autorevoli della redazione per condannare casi d’intolleranza che hanno impedito la libertà di espressione. Di Molinari appunto (nella circostanza si è saputo che è ebreo), di David Parenzo, giornalista di La7 che si dichiara orgogliosamente ebreo e lo dimostra nel racconto quotidiano di Gaza (impedito a parlare nell’università La Sapienza), della giovane Sara che in occasione della Festa della Donna ha ricordato con indignazione le violenze subite da israeliane il 7 ottobre ed è stata contestata. Non c’è giustificazione per il cosiddetto ‘bavaglio’ che in tempi andati fu prologo della nefasta dittatura del pensiero unico. La successiva riflessione ha però ragione di usufruire alla pari del diritto di parola. Quanto accade a Gaza è paragonabile all’operazione terroristica di Hamas? Non proprio: nella Striscia, ridotta a un misero lembo di terra in cui Israele ha ghettizzato i palestinesi, case, scuole, ospedali, rasi al suolo, trentamila vittime di missili, bombe, carri armati, la denuncia di stupri subiti dalle donne, il massacro di bambini, la crudeltà di uccidere innocenti per malattie senza cura, fame, stenti, il blocco degli aiuti umanitari. Tutto questo evoca, ad altra dimensione, certo, la tragedia della shoa, del genocidio nazista e Netanyau, di cui Israele non ha il coraggio di liberarsi, ha trasformato la reazione al 7 ottobre in vendetta spietata, disumana. Qualcuno lo era da sempre, in tanti sono diventati filo palestinesi, come a suo tempo mezzo mondo si definì ebreo e gli episodi che cita Augias, condannati da Mattarella, non sono espressione di antisemitismo, ma di solidarietà per un popolo che Netanyau e la destra israeliana vuole spazzare via, come Hitler tentò di cancellare il popolo ebraico.
IL MONITO a difendere la libertà di pensiero, di opinione è da condividere e sostenere, ma da perfezionare con la condanna di ‘casi’ analoghi, del liceo siciliano di Partinico che ha impedito di intitolare la scuola a Peppino impastato, eroe dell’antimafia ucciso da Cosa Nostra della docente De Cesare, impedita a tenere la sua lezione all’università della Sapienza per un ‘post’ di cordoglio per la morte della brigatista Balzarani. Libertà è libertà per tutti, sempre.
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