Mainstream e media di regime impegnati a diffondere la notizia del vice presidente della russa ‘Lukoil’, Vitaly Robertus, ‘suicida’, morto impiccato per la precisione.
Nessuna ribalta (tranne piccole eccezioni tra i siti di contro-informazione) per un’altra morte eccellente, quella dell’ingegnere-manager dell’americana ‘Boeing’, John Barnett, ‘suicida’ per una “ferita da arma da fuoco auto-inflitta” nel parcheggio di un hotel, secondo la dichiarazione del corononer della Contea di Charleston.
Ma scopriamo qualcosa in più su questa secondo decesso, avvolto nel giallo e, appunto, totalmente oscurato a livello mediatico.
Guarda caso, il giorno dopo la tragica fine, il sessantaduenne Barnett avrebbe dovuto rendere l’ennesima testimonianza davanti ai giudici del tribunale di Charleston, a proposito dell’affaire Boeing.
Guarda caso, qualche giorno prima Barnett aveva avuto un duro faccia a faccia con i legali del colosso aeronautico a stelle e strisce, si era cioè sottoposto a un lungo ‘interrogatorio incrociato’con gli avvocati della controparte e il suo.
Ecco come inizia la story.
Cinque anni fa, nel 2019, dopo avervi lavorato per trent’anni, Barnett lascia in modo polemico la Boeing, dove era diventato il responsabile per la qualità del prodotto, incarico non da poco. Da tempo, infatti, aveva scoperto delle anomalie e soprattutto delle gravi violazioni negli standard di sicurezza dei processi di produzione degli aerei venduti alle compagnie di mezzo mondo.
E lo fa sbattendo la porta, perché denuncia pubblicamente fatti & misfatti davanti ai microfoni della BBC, dopo aver inutilmente, negli ultimi anni, segnalato quelle anomalie agli organi aziendali interni, che se ne erano altamente fregati e avevano proseguito imperterriti nelle produzioni e nelle vendite arci-milionarie.
Nell’intervista alla celebre tivvù britannica, l’ingegnere affermò che Boeing si “stava affrettando a far uscire dalla linea di produzione i suoi aerei di linea 787 Dreamliner perché erano ben al di sotto dei requisiti di sicurezza”. Ma andò oltre, denunciando, tra l’altro, che il colosso aeronautico aveva usato deliberatamente componenti difettosi; e che i sistemi di ossigeno d’emergenza (ossia le maschere respiratorie) realizzati avevano una percentuale di guasti altissima, pari al 25%!
Nella stessa intervista-bomba dichiarò di aver nutrito gli iniziali sospetti già una decina d’anni prima, quando aveva cominciatoa lavorare nello stabilimento Boeing a North Charleston; ma le sue ripetute segnalazioni vennero del tutto ignorate dai vertici aziendali.
Rammentiamo a questo punto la cronologia di due gravissimi incidenti aerei.
A novembre 2018 esplode un Boeing 737 Max della LION AIR che vola nei cieli dell’Indonesia: una strage da 189 vittime, tra passeggeri e membri dell’equipaggio.
Cinque mesi dopo, marzo 2019, subito dopo il decollo si schianta un Boeing 737 Max della ETHIOPIAN AIRLINES, morti tutti i passeggeri e componenti dell’equipaggio a bordo, 157.
E cosa succede? Solo una ‘quarantena’ da 20 mesi per quei velivoli-killer!
Nel 2017 alcuni controlli effettuati da ‘Federal Aviation Administration (FAA) avevano evidenziato la presenza, nei 737 Max, di ben 53 pezzi ‘non conformi’.
Ma niente era successo.
E proprio tre mesi fa, a gennaio 2024, quando ha fatto il giro del mondo l’immagine del portellone Boeing che si spalanca in volo (la compagnia stavolta è la ALASKA AIRLINES), la FAA “ha identificato problemi di non conformità nel controllo del processo di produzione, nella movimentazione e nello stoccaggio delle parti e nel controllo del prodotto”.
Dopo un mese, a febbraio (quindi poche settimane fa), i vertici Boeing annunciano la sostituzione di un top manager, Ed Clark, vice presidente del Programma 737 e direttore generale, dal 2021, dello stabilimento Boeing a Renton, nello stato di Washington. Aveva lavorato nell’azienda per 18 anni.
Ne prende il posto Katie Ringold, che in precedenza ha supervisionato le consegne dei 737 ai clienti.
Il ‘lifting’ del colosso aeronautico statunitense non finisce qui.
Perché un paio di settimane fa i vertici aziendali annunciano la creazione di un nuovo ruolo dirigenziale per la supervisione del tanto controverso ‘controllo di qualità’: finisce nelle mani Elizabeth Lund, fino a quel momento uno dei vice presidenti di Boeing.
Ecco la sua fresca, pomposa carica: ‘senior vice president of Quality for Boeing Commercial Airplanes’ e ‘Chair of the Enterprise Quality Operation Council’.
Basterà per far volare passeggeri e equipaggi in maggior sicurezza, senza rischiare di continuo disastri & stragi?
Sorge poi spontanea la domanda delle cento pistole. Anzi due.
Come finirà il procedimento giudiziario avviato dalle esplosive denunce di Barnett?
E come evolverà il ‘giallo’ della sua più che anomala (non solo per le modalità ma soprattutto per la tempistica) morte?
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