Scoppia la ‘bomba’ sul caro RCA, l’assicurazione per l’auto. Un aumento del 7,5 per cento solo a gennaio 2024, quando già il mese precedente aveva fatto segnare un incremento addirittura maggiore, pari al 7,9 per cento.
Peccato che il ‘fenomeno’, e in misura anche ben più grave, sia vecchio di quasi mezzo secolo. Risale infatti all’anno 2000 (per la precisione a luglio 2000) la maxi multa da 700 miliardi di lire (avete letto bene, 700 miliardi!) appioppata alle star del sistema assicurativo di casa nostra dall’Antitrust!
Ma partiamo dalle news.
Pochi giorni fa l’IVASS, ossia l’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni, comunica le dolenti note: a gennaio + 7 e mezzo per cento nel costo delle polizze per gli automobilisti.
Il maggior rincaro, come al solito, si registra a Napoli, la ‘capitale’ degli incidenti taroccati. Nel capoluogo partenopeo la media annua per polizza è di 533 auro, a fronte di un dato nazionale pari a 395 euro. Nella hit nazionale seguono Prato (533 euro) e Caserta (500). Napoli supera abbondantemente quota 10 per cento di rincaro, mentre le altre due ‘big’, Milano e Roma, si attestano al di sotto, rispettivamente con un + 9,9 e un 9,8 per cento.
Sbotta il presidente dell’‘Unione Italiana Consumatori’, Massimiliano Dona: “Non si arresta la corsa dei prezzi per la RC auto. Pur rallentando rispetto al balzo di dicembre, si tratta di un rincaro lunare, ingiustificato e vergognoso che mira solo a rimpinguare i profitti delle compagnie, facendo cassa spremendo gli automobilisti. Per osservare un prezzo medio più alto si deve tornare a gennaio 2020”.
Secondo l’IVASS, comunque, non è una tragedia, perché “i prezzi medi sono ancora inferiori rispetto al periodo pre pandemico, quando la media era di 406 euro”.
Non pochi addetti ai lavori, d’altro canto, fanno notare come per gli assicurati appartenenti alle classi di merito superiori alla prima, i rincari superino la quota del 10 per cento (media 10,4).
Commenta il presidente onorario di ‘Assoutenti’, Furio Truzzi: “Si tratta di rincari del tutto immotivati che non rispondono né ad un incremento dei costi in capo alle imprese assicuratrici, né ad un aumento dell’incidentalità, ma sono dovuti unicamente alle troppe anomalie del comparto assicurativo, dove le compagnie dettano legge imponendo clausole illecite ai propri clienti, le quali fanno salire i prezzi. E’ l’ennesima dimostrazione di come il comparto assicurativo necessiti di una radicale riforma che introduca una maggiore concorrenza e maggiori tutele per gli assicurati”.
Una musica che si sente, appunto, da un quarto di secolo.
Minimizza e anzi cerca di piazzare una pezza a colori ‘Segugio.it’, ben noto a tutti gli italiani per i fiumi di accattivante pubblicità. Ecco cosa scrive: “Secondo le ultime elaborazioni ANIA dei dati Istat, l’indice di costo dell’RCA – il cui valore era stato fissato a 100 a giugno 2023 – ha raggiunto a settembre un valore di 129 euro, che non si registrava dal 2013. Questo rialzo è legato all’aumento dei sinistri per via del ritorno alla normale circolazione dei mezzi post covid e al contestuale incremento dei costi dei sinistri, aggiunto all’impennata dell’inflazione dalla fine del 2021”. Capito?
Non c’entrano niente i profitti della compagnie, che sono tutte viole mammole!
Facciamo un salto indietro, appunto, di quasi un quarto di secolo.
Il 28 luglio 2000 uno storico provvedimento dell’Antitrust, all’epoca presieduto dal partenopeo Giuseppe Tesauro, inflisse la maxi multa da 700 miliardi di euro ai colossi delle polizze in Italia.
Perché? Perché si erano accordati sottobanco, si erano scambiati informazioni sui prezzi, e quindi li avevano imposti in modo praticamente identico ai clienti da spellare in modo ‘scientifico’. Avevano, nei fatti, dato vita ad un vero e proprio ‘Cartello’, alla faccia della concorrenza (di pura facciata), del libero (sic) mercato, e soprattutto ai danni dei cittadini.
A quanto pare pochi (e poco) hanno pagato quella salatissima sanzione, da Guinness dei primati, fottendone del tutto e, anzi, continuando nell’andazzo, come si vede anche dalle ultime, fresche performance.
E a quanto pare non è mai realmente entrata in funzione quell’anagrafe di sinistri (e soprattutto dei pluri-testimoni), unico reale strumento di contrasto alle solite truffe assicurative che coinvolgono, soprattutto al Sud (epicentro Napoli), periti, avvocati, faccendieri, con le compagnie che chiudono volentieri un occhio, avendo una facile valvola di sfogo via agevoli rincari.
Che pesano, di tutta evidenza, sugli automobilisti ‘virtuosi’.
Cose sotto gli occhi di tutti. E non viste solo da chi non le ha mai voluto vedere: per interessi politici e, soprattutto, economici.
Vi segnaliamo due libri usciti in questi anni sulla bollente vicenda RC auto.
Nel 2008 il direttore generale dell’Istituto Bruno Leone, ossia Alberto Mingardi, firma un interessante “Cartello a perdere – Assicurazione, antitrust e scambio d’informazione”, con la prefazione di Franco Debenedetti.
E, profetico, proprio in quel fatico 2000, uscì “Il Grande Cartello – Viaggio nei segreti della Mafia Finanziaria”, autore Enzo Di Frenna, uno dei principali collaboratori per tutti gli anni ’90 e inizio 2000 della ‘Voce’.
Ecco quindi un pezzo uscito proprio sulla Voce il 19 ottobre 2018, titolato
Assicurazioni / I 10 mila incidenti fasulli di Napoli. Per ora.
Sorgono spontanee due domandine.
Come mai nessun governo nell’ultimo ventennio non ha preso il becco di un provvedimento anti rincari, e anti cartelli, a reale tutela dei cittadini-automobilisti sempre vessati?
Come mai l’esecutivo Meloni non muove neanche mezzo dito, visto che gli italiani sono quotidianamente ‘ammazzati’ da tutti gli aumenti nei prezzi possibili e immaginabili?
Ma secondo la premier Giorgia Meloni la nave Italia viaggia col vento in poppa, come ha avuto il coraggio di dichiarare poche ore fa, e tutti i gli indici economici sono da sogno…
Vergogna.
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