Polemiche al calor bianco per il ‘suicidio’ della ristoratrice lodigiana Giovanna Pedretti, secondo non pochi indotta al gesto estremo per via della ‘gogna social’.
A botta calda si scaglia contro la giornalista-blogger Selvaggia Lucarelli la figlia, Fiorina Pedretti: “Grazie, ‘signora’ per aver massacrato in via mediatica la mia mamma. Cerchi pure la sua prossima vittima”.
Nel bailamme di queste ore, non è mai stato ricordato un ‘precedente’ di non poco conto, che quasi quattro anni fa ha visto protagonisti la pasionaria da tastiera e il dottor Giuseppe De Donno.
Ecco i fatti.
Ricorderete tutti che nei primi mesi della pandemia, mentre infuriavano le polemiche su ‘Tachipirina e vigile attesa’, il diktat governativo che impediva cure e farmaci pur esistenti per contrastare il covid in messianica attesa dei vaccini, tra quelle cure fece capolino la terapia del ‘plasma iperimmune’, messa a punto da un medico del ‘Carlo Poma’ di Mantova che la stava sperimentando con successo sui suoi pazienti, salvandone molti, De Donno.
Una terapia ‘semplice’, ‘antica’, mediante trasfusioni di sangue proveniente da chi era guarito. E ricorderete anche due puntate storiche delle ‘Iene’, che intervistavano De Donno, il quale aveva modo di illustrare quel metodo sottolineandone anche i costi molto contenuti, sui 70-80 euro. E gli ottimi giornalisti, Alessandro Politi e Marco Fubini, attaccavano a testa bassa il gruppo Kedrion che fa capo alla famiglia Marcucci (all’epoca Andrea Marcucci era capogruppo del PD al Senato) per i tentativi di ‘industrializzare’ quel metodo, con costi decisamente superiori.
De Donno, a quel punto, viene attaccato dal ‘Sistema’, dalla ‘Scienza’ ufficiale, dai maggiordomi in camice bianco di ‘Big Pharma’. Proprio lui che aveva salvato e stava salvando tante vite, “colpevole” di aver pensato ad una terapia efficace ed economica.
Dopo qualche mese Giuseppe De Donno lascia l’incarico al Carlo Poma e torna a fare il medico condotto, come all’inizio della sua carriera.
Ma la figura di quel dottore di campagna dà ancora fastidio. Soprattutto alla mitica Selvaggia, che pensa bene di intervistarlo per il suo ‘Fatto’.
Ecco come la giornalista blogger presenta la sua ‘storica’ intervista: “Il dottor Giuseppe De Donno, uno dei personaggi più discussi del momento per la sperimentazione con il plasma al ‘Carlo Poma’ di Mantova e per i suoi continui conflitti con colleghi e politici (di sinistra), mi ha concesso un’intervista che è diventata un dialogo surreale”.
Una vera ‘trappola’, nel tentativo di delegittimare, platealmente ridicolizzare il povero De Donno, come potrete constatare scorrendo l’intervista.
E nei giorni seguenti continuerà a ‘martellare’, la sempre più scatenata Selvaggia, via web. Ecco un solo esempio: “Vi ricordate il messia Giuseppe De Donno? Quel medico che salvava tutti con il plasma che chiamava proiettile magico, mentre Salvini e le Iene insinuavano che siccome era una cura gratuita, chissà, cielonekavano (così testuale nel tweet, ndr)? Beh, lasciato l’ospedale, ora è medico di base a Porto Mantovano”.
Il diluvio continua per settimane. Fino a che, un bel giorno, De Donno pensa bene di attaccarsi ad una fune e mettere fine alla sua tragica esistenza. Nessuna inchiesta aperta, a quanto pare, tutto liscio come l’olio. Non si è domandata, la magistratura, il perché di quel gesto, ed anche il ricorso ad una modalità inspiegabile, soprattutto per un medico, che può agevolmente far ricorso a dei farmaci o ad un’iniezione fatale.
Nei mesi seguenti, ad ogni buon conto, l’intrepida Selvaggia ha continuano a diluviare contro i cosiddetti ‘no vax’, arrivando a prendere le difese, in modo plateale, dell’allergologo massone (è iscritto al Grande Oriente d’Italia ‘a sua insaputa’, perché incredibilmente nega l’evidenza) e da anni ospite fisso chez Fabio Fazio, ossia Roberto Burioni. Vediamo più in dettaglio, leggendo le esternazioni griffate Selvaggia via social.
“Volevo ricordare a quei miserabili dei no vax che stanno santificando De Donno che sbraitano da mesi chiedendo di non usare i morti per fare propaganda. Ecco, oggi state usando un morto per fare propaganda”. Ai confini della realtà.
E poi. “Ricordatevi che in nessuna dittatura vi avrebbero permesso di urlare in piazza le vostre stronzate”.
Quindi, facendosi immortalare mentre si vaccina. “Facciamo pure che a chi non si vaccina e non contribuisce alla ripresa economica del paese niente ristori, qualora ne facesse richiesta. Non vedo perché devo destinare le mie tasse al benessere di chi crea malessere”.
E la difesa di Burioni, che era stato attaccato dal Codacons con un esposto in cui si stigmatizzavano i suoi attacchi a chi non si voleva vaccinare: “Comunque dire ‘starete in casa come sorci’ non significa chiamarli ratti. Denuncerò il Codacons per grave, reiterata mancata comprensione del testo”.
Incredibile ma vero.
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