L’inconsistenza politica, istituzionale, operativa, del governo Meloni ha ricevuto dalla fantomatica conferenza stampa di fine anno un inestimabile regalo: a porre le domande, senza diritto di replica, cioè della convincente dinamica del Parlamento, che l’ammette con evidente vantaggio della verità, si sono succeduti giornalisti palesemente ‘ben disposti’ nei confronti della premier che ha trasformato i quesiti in un comizio personale, sicuramente abile nello snocciolare una serie di ben articolati bla-bla, conditi con lo schema dialettico delle responsabilità pregresse dei governi pre-meloniania e le promesse di perfezione proiettate sul futuro, certificate da un non verificabile ‘farò, dirò, risolverò’. Il gioco facile di barcamenarsi con argomentazioni ‘astratte’ si deve alla decisione non ponderata dei giornalisti minacciati di bavaglio, che per protesta non hanno partecipato alla conferenza stampa, trasformata in una chiacchierata salottiera, con tanto di “Grazie, no grazie a lei, come ricorderà, come lei sa bene” e sorrisi di approvazione degli ‘interroganti’. Al netto (intercalare meloniano ricorrente), del suo “tutto va bene”, nonostante la citazione della centoventesima posizione dell’Italia nella classifica dei Paesi con capacità di attrarre investimenti esteri, è possibile estrapolare dall’autoassoluzione dell’Uomo dell’anno (così Libero ha definito Yo soy Giorgia) due o tre inciampi che le sono costati momenti di forte disagio. Alle uniche, tardive domande di Fan Page sul caso Pozzolo, fratello d’Italia pistolero e sulle trame Verdini-Anas, ha spudoratamente dichiarato di non conoscerne gli elementi e per un estemporaneo vuoto di memoria ha dimenticato i guai della Santanchè, per rivendicare il mancato coinvolgimento del suo governo in affari illeciti. In avvio di una risposta a una ‘morbida domanda’ le è sfuggito perfino un amichevole “fra noi”. Per capire quanto i quesiti siano stati “pepati” è da citare l’intervento scheletrico del giornalista Sky responsabile politico della redazione: “Sarebbe disposta a confrontarsi nella nostra Tv con la Schlein?”. Nel dire e non dire della/del presidente del consiglio, graziata dalla benevolenza dei giornalisti presenti e ancor più dalle assenze dei protestatari, non sono mancate le caselle vuote: non una parola sui mille episodi impuniti di neofascismo, sulle magagne di suoi coinquilini di palazzo Chigi, ma pietas strappalacrime per le vittime israeliane del 7 ottobre e gelido silenzio sul genocidio di civili palestinesi. Che la Giorgia, in politica dalla tenera età, abbia assimilato la tecnica per uscire indenne da questi momenti di protagonismo istituzionale le è riconosciuto da tempo e lei/lui lo ha gestito con profitto anche stamattina con il tentativo di nascondere i rischi sovranisti del premierato e di trasformare in ‘grande bellezza’ il progetto leghista delle autonomie che “premieranno i più bravi”, ovvero le regioni del nord.
Conferenza stampa? Ben altro: un nuovo esempio del pensiero unico del regime, agevolato dal forfeit dei giornalisti non asserviti.
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.