Meglio tardi che mai. Meglio un diretto che per trent’anni si ferma a tutte le stazioni, torna indietro, riprende il cammino a spinte, spegne i motori e poi dopo 3 decenni 3 comincia ad intravedere la stazione che uno zero assoluto. Ma il miracolo è proprio vero? O non si tratta, anche stavolta, di un semplice abbaglio?
Lo sapremo presto, a proposito dell’ennesima (trentesima? quarantesima?) strombazzata legge sugli appalti, una normativa che terrorizza tutti: mattonari, colletti bianchi, professionisti (ingegneri, architetti, geometri, avvocati e via cantando), ovviamente politici e mafie al seguito. Ai quali tutti ha fatto comodo sguazzare a vita nella deregulation più totale, tra appalti e subappalti allegri, certificati antimafia da ridere, ricche varianti in corso d’opera, stratosferiche revisioni prezzi, massimi ribassi a go go, sorprese geologiche a ogni piè sospinto. Ossia, tutto l’armamentario che ha messo su un piatto d’argento vagonate di danari pubblici, miliardi di lire e poi di euro, per le “imprese di partito” alias “portappalti, e quindi i politici di riferimento, con stuoli di faccendieri e clan dietro ogni angolo (o chilometro, o lotto).
E’ questa la musica che ha contrassegnato le danze dal dopo terremoto ad oggi, il sistema delle concessioni, ha regolato le “emergenze” istituzionalizzate (dai grandi eventi alla Monnezza), i “commissariati straordinari”: e così è stato per la Salerno-Reggio Calabria (ad ogni cantiere un clan o una ‘ndrina diversa, lungo il tracciato campano-calabrese), per la miracolosa Alta Velocità (decollata nell’89 a quota 27 mila miliardi e già attestata dopo dieci anni a quasi 150 mila, ora il conto non c’è più…), per i pozzi di san Patrizio che sono i metrò o le linee tranviarie urbane (da Firenze a Roma fino a Napoli, che fa segnare il top dei 400 milioni a chilometro), fino al Mose veneziano, o al magico Expo meneghino, per sbarcare ai lavori via Mafia Capitale.
Ma attenti tutti. E’ arrivato Riccardo Nencini (nella foto), cuore socialista nel petto, candido fiore tra i rovi del malaffare, a portare Luce & Trasparenza. Suona la fanfara Repubblica: “il viceministro Nencini spiega il nuovo codice che sarà approvato dal Senato. ‘Più trasparenza e sanzioni. Stretta sui cambiamenti ai progetti originari e dibattito con le comunità locali prima dell’approvazione”. Ossia molto meno degli obiettivi che giuristi ed esperti della materia si ponevano più di un quarto di secolo fa. Nell’87, ad esempio, la Voce intervistò l’allora giudice civile del tribunale di Napoli, Alessandro Criscuolo, oggi al vertice della Corte Costituzionale, ed Aldo De Chiara, storico pretore antiabusivismo a Napoli – per fare solo due nomi – i quali indicavano, già allora, terapie ben più convincenti di quelle oggi sbandierate (e tutte da vedere, chissà mai, alla prova dei fatti).
Ma ecco il taumaturgico Verbo del sottosegretario alle Infrastrutture. “Un vero segnale di rilancio dell’economia”, gongola Nencini. “Fino ad oggi ci volevano 14 anni per realizzare un’opera da 100 milioni, negli ultimi anni c’è stato un crollo degli appalti del 40 per cento. Le nuove norme accorciano i tempi e danno certezze”.
E’ super fiducioso, il vice ministro del governo Renzi, lentezze e corruzioni possano essere battute anche per via della “riduzione delle varianti ai progetti. Saranno possibili solo in casi molto limitati”. Quali? Non si sa, tutto e niente. Ma c’è un altro rimedio pronto all’uso: “è fondamentale anche il drastico taglio delle stazioni appaltanti che da 36 mila diventeranno 2 mila”. L’intemerato sforbiciatore, pronto a segare anche un blocco di calcestruzzo, non dimentica, però, la qualità: è essenziale, commenta, che “il massimo ribasso diventi marginale nell’assegnazione dell’opera che d’ora in poi sarà attribuita in base al criterio dell’offerta più vantaggiosa, dando più peso alla qualità”. Non risulta che fino ad oggi fosse in vigore un criterio che – almeno sulla carta – optasse per l’offerta “più svantaggiosa”. Comunque procediamo.
Ecco la pennellata di chi ha ruminato tanta politica a stelle & strisce. Con questa normativa, preconizza Nencini, “anticipiamo la regolamentazione delle lobby, perchè fino ad oggi in Italia non c’è una legge che faccia chiarezza sui gruppi di pressione: il codice degli appalti introduce un registro ad hoc”. Gli Elia Valori, i Luigi Bisignani di turno, i Pomicino oggi in sella alla Tangenziale di Napoli sono avvisati: fate presto, i termini scadono presto perchè il numero sarà chiuso, come in tutte le Università che si rispettano: iscrivetevi al nostro registro, meno patemi d’animo, nessuna Mani pulite più.
Ma ecco la ciliegiona finale: il nostro Codice “può rendere molto più difficile la realizzazione del malaffare. Fino ad ora l’80 per cento delle opere veniva assegnato con il metodo del massimo ribasso e guarda caso sull’80 per cento dei progetti venivano poi applicate costose varianti. Il giochino non si potrà più fare”. Parola di viceministro.
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