Questione di date, di quel 20 gennaio 2021

Ieri questa nota quotidiana ha anticipato (è vero, con intenzioni per
nulla accomodanti) l’aggiunta di ‘bugiarda’ al selfie spagnolo
del/della futura premier, che con urla scomposte e vene gonfie per lo
sforzo si definì donna, moglie e cristiana (mentre conviveva al di
fuori del sacro vincolo matrimoniale con il Giambruno delle sconcezze
machiste), e fu acclamata dai fascisti di Vox. Ieri una probante
conferma si deve a Di Maio, che senza tanti fronzoli, ospite di
‘Piazza Pulita’, ha praticamente accusato la Meloni di mentire sul Mes
(Meccanismo europeo di stabilità, Fondo salva-Stati, un’organizzazione
internazionale a carattere regionale nata come fondo finanziario
europeo per la stabilità finanziaria della zona euro) e lo ha
dimostrato: “Ha messo in dubbio l’onore con il quale ho ricoperto il
ruolo di ministro. Dice il falso quando afferma che ho firmato la
ratifica del Mes quando non ero nel pieno dei miei poteri.” (‘Yo soy
Giorgia’, in parlamento, aveva mostrato il documento e accusato l’ex
ministro degli Esteri di averlo siglato “alla chetichella, con il
favore delle tenebre”).  Di Maio: “Meloni mente. Ho firmato mentre ero
in carica. Quel documento porta la data del 20 gennaio 2021. Il
governo Conte è caduto il 26 gennaio, quindi il governo era nel pieno
dei poteri. A Di Maio non fa difetto l’ironia e così conclude: “Voglio
esprimere un po’ di solidarietà a Meloni che, evidentemente, è male
informata dal suo staff”.

PRODI, ALTRO OSPITE DI FORMIGLI, ha rincarato la dose: “Irritante
ricatto all’Ue della premier…d’altra parte Freud è Freud, la vera
natura alla fine viene sempre fuori. La Meloni gioca la carta del Mes
al tavolo del Patto di Stabilità? Non si fa così. Il Mes è una
scommessa in cui non ci si rimette nulla. Al massimo non si applica. È
chiaro che si tratta di un tentativo di ricatto”.

PER CHIAREZZA: l’Italia è l’unico paese europeo a non aderire
all’ipotesi di ricevere finanziamenti in caso di necessità. E non è un
obbligo, ma una possibilità.

DUNQUE: CRITICARE LA MELONI non è accanimento politico, ma
informazione e a questo proposito arriva il centesimo silenzio
‘assordante’ della Meloni, mentre  tenta di mostrarsi moderata in sede
Ue: a Verona, città non nuova a episodi del genere, stasera
neofascisti, filoputiniani ed ex leghisti (lo scrive Berizzi su
Repubblica), tutta ‘brava gente’ che tifa per la destra-destra di
governo, parteciperanno a un convegno, che ha come eversivo titolo
“Non si tratta: subito fuori dalla Nato e dall’Europa”.


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