GIALLO MORO / LA PISTA AMERICANA E IL RUOLO DI NATO & GLADIO IN ‘THE MASQUERADE’

Torna alla ribalta il ‘caso Moro’.

E succede grazie ad un libro, ‘The Masquerade’, appena uscito, edito da ‘Frascati e Serradifalco’, firmato da Maurizio Fiorentini e Roberto Valtolina (rispettivamente responsabile di un collettivo romano dell’Autonomia Operaia, e un ricercatore-scrittore) e, soprattutto, con la prefazione di un giornalista d’inchiesta del calibro di Ferruccio Pinotti.

Il libro di Imposimato e Provvisionato. A sinistra, la copertina di The Masquerade

Sostanzialmente il volume ha il merito di riportare a galla uno dei ‘misteri’ più pesanti e mai risolti pur con maxi inchieste, ben 5 processi e svariate, inutili ‘Commissioni parlamentari d’inchiesta’.

 

Nonostante la ‘verità storica’ sia ben chiara fin dall’uscita, ben 15 anni fa, del memorabile ‘Doveva Morire’, autori i grandi Ferdinando Imposimato e Sandro Provvisionato, tra l’altro due firme che per decenni (il primo) e molti anni (il secondo) hanno scritto sulle colonne della ‘Voce’.

 

 

 

 

PISTE A STELLE E STRISCE

The Masquerade’ ha il pregio, dicevamo, di portare alla ribalta la vera pista che porta alla soluzione del giallo sull’assassinio dello statista Dc: quella americana, della CIA e – sostengono gli autori – soprattutto alla scoperta del ‘burattinaio’, Michael Ledeen.

Steve Pieczenik

Un nome che la Voce ha fatto non poche volte nelle svariate inchieste sui tanti misteri a stelle e strisce, nonché sui molteplici ‘Servizi’ messi a segno per confermare il potere Usa nel mondo, compreso il delitto Moro. Le potete rileggere cliccando sui link in basso; ma soprattutto vi consigliamo di andare alla casella CERCA (che porta al nostro Archivio) in alto a destra della nostra home page e quindi digitare una serie di nomi e cognomi per ritrovarne di tutti i colori: Aldo Moro a parte, appunto Ferdinando Imposimato e Sandro Provvisionato, e poi Francesco Cossiga, Steve Pieczenick, e parecchi altri, senza dimenticare quello di Valerio Morucci, da noi citato per la prima volta una quindicina d’anni fa e anche di recente perché la sua ‘parabola’ dimostra con evidenza palmare come le Brigate Rosse fossero ‘eterodirette’, appunto, dai Servizi, sia quelli nostrani che quelli a stelle e strisce (la CIA).

Tanto per dare una bella ‘picconata, in perfetto stile Cossiga, alle (non) teorie di tanti, troppi tromboni di casa nostra – in pole position, ‘storicamente’, Giuliano Ferrara, il fondatore del sempre più disinformante (vedi Ucraina e Israele) ‘il Foglio’ – i quali hanno sempre sostenuto che il caso in pratica non è mai esistito e non esiste: sono state le BR a organizzare il rapimento e ammazzare Moro, senza se e senza ma: loro e soltanto loro, e nessuna interferenza esterna.

Una cavolata gigantesca, una ‘cagata pazzesca’ direbbe Fantozzi, come ‘The Masquerade’ e ancor più ‘Doveva Morire’ (che, rammentiamolo bene, è uscito la bellezza di quindici anni fa, avete letto bene 15!) dimostrano in modo che più esemplare non si può, carte, documenti e interviste alla mano.

A seguire, ecco alcuni passaggi salienti del libro.

 

QUEL REPERTO NUMERO 731

Partiamo dal “verbale di ritrovamento del covo di via Gradoli”, dove fa capolino un reperto di basilare importanza, ossia un “distintivo statunitense”, catalogato come “reperto numero 731”.

A cosa rimanda il “reperto 731”? Così dettagliano i due autori: “Rimanda al ‘Saceur’, sigla che designa il Supreme Allied Commander Europe, la massima carica militare della Nato in Europa. Lo ‘Shape’ è il quartier generale supremo delle potenze alleate in Europa. (…) La struttura operativa del Quartier generale delle potenze alleate in Europa ha alle sue dirette dipendenze diversi comandi strategici, tra cui l’Allied Joint Force Command Naples”.

Valerio Morucci

E commentano: “Questi ‘flash’ militari conducono storicamente al generale Alexander Haig jr. Congedatosi dall’US Army, è stato Supreme Allied Commander Europe dal 15 dicembre del 1974 al 1° luglio del 1979. Questo periodo è curiosamente quello che copre pressochè interamente l’arco temporale che comprende l’arresto di Renato Curcio e Alberto Franceschini – avvenuto a Pinerolo l’8 settembre 1974 – e che termina con quello di Valerio Morucci e Adriana Faranda, il 29 maggio 1979, a Roma. (…) Quella che diresse Haig è la struttura delegata al completo controllo dell’organizzazione Gladio”.

A questo proposito, ricordiamo un altro libro che ha fatto epoca, uscito nel 2018: ossia “Complici – Caso Moro – Il patto segreto tra Dc e Br””, firmato dallo stesso Provvisionato e da un’altra ottima giornalista d’inchiesta, Stefania Limiti. Nel volume, in particolare, viene descritto per filo e per segno lo strategico ruolo svolto da Gladio nel caso Moro.

Torniamo alle parole di Fiorentini e Valtolina a proposito di Haig: “Il nostro eroico generale pluridecorato per Corea e Vietnam e già consigliere di Henry Kissinger diverrà subito dopo – all’inizio del 1981 – Segretario di Stato durante la Presidenza Reagan e avrà come consigliere speciale Michael Ledeen, colui che nella seconda metà degli anni ’80 sarà dichiarato ‘persona non gradita’ in Italia dal nuovo direttore del Sismi, Fulvio Martini. Deponendo davanti alla ‘Commissione stragi’ sarà il deputato di Forza Italia Umberto Giovine a porre sotto la lente d’ingrandimento la figura di Ledeen. L’allora direttore della rivista ‘Critica Sociale’ era fautore – insieme all’avvocato Giannino Giuso – della trattativa per la liberazione di Moro. Disse che Ledeen entrava e usciva dal Viminale in quei drammatici giorni: ‘Ledeen non è uno qualsiasi, ma è forse il più esperto, non teorico ma pratico, della disinformazione americana. All’epoca del caso Moro era uno dei più abili giocatori di poker a Roma’. E quando il Presidente (della ‘Commissione stragi’, ndr) Pellegrino gli domanda ‘Quindi, mentre l’amministrazione Carter manda Pieczenick, Lei dice che i circoli nixoniani facevano un’operazione opposta?’, Giovine risponde dicendo che ‘Ledeen ha contatti con il giro di Alexander Haig, che è un giro particolare, di una massoneria particolare e di Servizi di un certo tipo, come del resto è noto alle cronache. Ledeen è uomo che il ministro Cossiga fa entrare direttamente nella vicenda Moro. E’ stato mai chiesto il suo ruolo? E’ mai stato chiesto a Cossiga perché si è rivolto a Ledeen? Perché lo ha mandato? Con quale scopo?”.

Michael Ledeen

E precisano gli autori: “Alla lista di domande ne aggiungiamo un’altra noi: è mai stato interrogato Ledeen sui suoi continui andirivieni durante la vicenda Moro al Ministero degli Interni? Il Csis Center for Strategic and International Studies – ha influenzato fortemente le politiche mondiali, di cui facevano parte uomini come Alexander Haig, Henry Kissinger, Michael Ledeen, Claire Sterling e alcuni ex capi della Cia”.

 

 

 

LO PSICHIATRA E INVIATO SPECIALE CIA

Ed ora, per chiudere il cerchio, torniamo alla figura di Steve Pieczenick, centrale sia nella perfetta ricostruzione del giallo che ha cambiato i destini dell’Italia (non dimentichiamo che Moro stava lavorando con Enrico Berlinguer al famoso ‘compromesso storico’) e non solo. Ci riferiamo non solo, ovviamente, a quella griffata Imposimato-Provvisionato, ma anche a quella del giornalista investigativo francese Emmanuel Amara, che proprio nello stesso periodo (siamo ad inizio 2008) uscì con il suo thriller-politico sul rapimento e poi il delitto dello statista Dc, dal titolo che più significativo non si può: “Abbiamo ucciso Aldo Moro – Dopo 30 anni un protagonista esce dall’ombra”, con evidente riferimento alla ‘gola profonda’ della Cia.

Il libro di Emanuel Amara

E’ proprio Imposimato a lanciare l’assist per Amara: intervista Pieczenick – lo sollecita – vedrai che ti racconta come sono andate realmente le cose, ti svela tutto.

E così infatti fu. Perché sia Amara che il tandem Imposimato-Provvisionato parlarono a lungo con lo psichiatra che era stato arruolato dalla CIA e spedito a Roma come ‘inviato speciale’ per entrare in contatto diretto con il ministro degli Interni Cossiga e, soprattutto, far parte di quel ‘Comitato di crisi’ (composto per i nove undicesimi da piduisti) che diresse i lavori affinchè Moro non uscisse vivo da quel rapimento, venisse ‘eliminato’ appunto perché politicamente troppo scomodo: in sostanza, Moro ‘Doveva Morire’.

Strano vedere come in ‘The Masquerade’ le due figure-cardine, Pieczenick e Ledeen, vengano quasi viste in antitesi: erano invece perfettamente complementari, e soprattutto strategiche, essenziali, per portare a segno il disegno criminale orchestrato dagli Usa, e scientificamente gestito dal suo braccio armato, la CIA.

In soldoni: Pieczenick doveva coprire tutto il versante interno, quello di casa nostra, italiano, depistando e disinformando al punto giusto; la stessa funzione doveva portarla avanti Ledeen, coprendo invece il versante estero, internazionali. Insomma, due facce di una stessa, sporca medaglia. Senza una non c’è l’altra. E hanno forse mancato in questo, i due autori del fresco di stampa: puntare tutto sul tandem Hage-Ledeen, sottovalutando il ruolo svolto da Pieczenick.

Comunque sia, per farvi un quadro quanto più completo ed esaustivo possibile su tutta la vicenda, vi invitiamo caldamente ad acquistare ‘The Masquerade’ e, soprattutto, a procurarvi una copia di ‘Doveva Morire’, reperibile sulle principali piattafome digitali, a partire ovviamente da Amazon.

Per quanto possiamo fare noi, lo ripetiamo, vi invitiamo a trovare, col CERCA, e digitando quella serie di nomi e anche altri, a rileggere quanto la Voce ha scritto sul giallo Moro (a parte i link che trovate in basso su Ledeen, Morucci etc.).

Anche per capire meglio a quanto poco sono servite (solo a depistare e buttare soldi pubblici dalla finestra) sia le inchieste giudiziarie e i relativi processi, sia i (non) lavori della varie Commissioni parlamentari d’inchiesta, ben compresa l’ultima guidata sei anni fa dall’ex DC, poi Margherita, poi PD, quindi uscito appena è arrivata Elly Schlein, al secolo Giuseppe Fioroni: un flop che più clamoroso non si può, pur con tanti elementi ‘storici’ (basterebbero i due libri sopracitati, usciti

molti anni prima e totalmente ‘dimenticati’) a disposizione.

Potrà dare una nuova scossa per accertare la ‘verità’ finalmente e dopo oltre 40 anni anche sotto il profilo giudiziario il fresco ‘The Masquerade’?

Ce lo auguriamo.

Ma siamo altrettanto convinti che il Muro di Gomma sia ancora oggi – con gli Stati Uniti in grosso affanno e in palese crisi di credibilità a livello internazionale – ben difficilmente valicabile. Sappiamo però anche che perfino il cristallo più infrangibile ha un punticino, se trovato, di fatale rottura…

 

 

 

 

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

IL COMUNICATO STAMPA DEGLI AUTORI DI  “THE MASQUERADE”

 

Ringraziamo gli autori per l’utile integrazione che ci hanno inviato.

 

È uscito un articolo su The masquerade su “La voce delle voci”: https://www.lavocedellevoci.it/…/giallo-moro-la-pista…/
Ringraziando l’autore per lo spazio dedicatoci, alcune precisazioni a beneficio dei lettori si impongono:
a) via Gradoli 96 non è un pied-à-terre personale dove collocare acquisti da mercatini cari, ma la sede più importante del Partito che fa politica con le armi;
b) ogni reperto dei 1115 trovati in via Gradoli ha un senso preciso – finalizzato all’utilizzo – da parte del Partito Armato;
c) il senso del distintivo della Nato lì rinvenuto lo si trova nell’audio della deposizione di Marco Donat Cattin, capo militare di Prima Linea, al processo Metropoli. Il pm chiede a Donat Cattin se gli risulta che le Br gli avessero parlato di un funzionario della base Nato di Napoli in forza alla Cia e capace di dialogare con alcuni politici italiani (personaggio di cui Moro riferì alle Br). Donat Cattin rispose di no: a lui risultava che Prima Linea di Napoli avesse individuato questo soggetto con questo ruolo, ma che nulla fu fatto perchè troppo rischiose le conseguenze, che avrebbero potuto colpire anche persone al di fuori dell’organizzazione;
d) Ecco il senso del distintivo: Moro ha parlato alle Br, lo dicono i magistrati, di un funzionario della Nato di Napoli con ruolo in Cia e avente filo diretto con politici italiani. il partito armato ha deciso di usare tali info per future azioni;
e) Tutto ciò è scomparso (come il distintivo) e ignorato da 5 processi, 3 Commissioni, saggistica, eccetera. Non è da escludere che sia stato parte di una trattiva postuma: i guardiani di Yalta sono due.
f) Il punto: Haig era supremo Commander Nato, Ledeen la massima espressione del partito della fermezza insieme a P2 e Gladio. È l’espressione di uno dei due guardiani di Yalta: non sono parte del partito armato.
Chi non ha ancora letto il libro, troverà in The masquerade i 6 punti di cui sopra.
Maurizio Fiorentini

Roberto Valtolina


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