Le “cose” di Giulia

Per dirla alla Mentana “tanta carne a cuocere”. L’incallito pokerista:
“Piatto ricco mi ci ficco”. Insomma una marea di news, precedute da
una nota a margine. Intanto, pioggia di querele. Il Tribunale di Enna
ha condannato  Vittorio Sgarbi per diffamazione continuata e aggravata
con recidiva specifica nei confronti del sindaco d Due Carrare  /
Mario Giordano, “Fuori dal coro, Rete 4, Mediaset, a processo per aver
diffamato il direttore provinciale dell’INPS, definito “Incompetente.
A casa mia un incompetente viene preso a calci nel sedere” / Il
ministro Crosetto (che accusa parte della magistratura perché
opererebbe contro la maggioranza di governo) querela il Giornale,
diretto da Sallusti per il titolo ritenuto falso e diffamatorio “La
procura indaga Crosetto” /. Nessun provvedimento disciplinare per la
giudice Apostolico, che secondo la destra avrebbe manifestato
esplicitamente a favore della sinistra durante una manifestazione
contro Salvini. Accusa infondata.

 

SALVINI INSISTE

E dice: “Il gioielliere condannato a 17 anni di carcere per aver ha
ucciso due rapinatori, lo ha fatto per legittima difesa. Vicinanza
umana”.  L’incredibile Vannacci: “Empatizzo con lui, difesa sempre
legittima. Cercherò di sfruttare la mia popolarità per iniziative che
possano aiutare questa persona nella ricerca della giustizia”. Biagio
Mazzeo, procuratore di Asti a cui si deve la sentenza di condanna:
“Persone rincorse e abbattute. con buona pace di Salvini. Da anni il
ministro ha uno slogan: la difesa è sempre legittima. Ma se la
reazione avviene dopo il fatto, e in questo caso fuori dal negozio,
com’è accaduto, non può essere legittima difesa”.

 

GIULIA

Per molti italiani, quanto segue risulterà in antitesi, per eccesso di
sobrietà nei confronti della commossa partecipazione al dolore
universale per la morte di Giulia Cecchettin, o seppure moderatamente,
critica rispetto all’eco che da giorni, ad eccezione della tragedia di
Gaza, rende secondario perfino l’interesse per le sorti della guerra
in Ucraina. Il dubbio, non infondato è che i media, come purtroppo
accade per interessi di mercato, per alimentare le vendite, uniscano
alla legittima priorità della tragedia di Giulia lo tsunami editoriale
24 ore su 24, di quotidiani, periodici, radio, reti televisive di
network, emittenti locali, programmi di approfondimento, di
intrattenimento. Il clou si deve anche a ‘la Repubblica’. Ieri ha
connesso la sua prima pagina con l’interno del giornale: titolo in
copertina su tutte e sei le colonne e l’immagine (non particolarmente
esaustiva) della partecipazione collettiva al tragico evento, più due
pagine di efficace narrazione del coinvolgimento emotivo.  Difficile
da condividere è la scelta editoriale di oggi, oltre l’apprezzamento
per l’intuizione di descrivere in profondità il chi era di Giulia: due
pagine, 20 e 21, un titolo significativo “La stanza di Giulia” e il
racconto dettagliato, forse fin troppo, di interessi, aspirazioni,
letture, disegni, bozze per la scuola di comics dei suoi personaggi,
sogni, ordine e disordine, la sua intimità, i desideri e le certezze,
le cose di ogni giorno. Forse è anche questo era un percorso da
esplorare, da connettere alla lettera del padre di Giulia che ha
scosso la coscienza di chi si riconosce nel patriarcato, che ha dato
concretezza all’appello perché la cultura del rispetto metta fine alla
violenza sulle donne. Ma l’apprezzamento non fuga il dubbio sulla
ripetuta ridondanza di spazio e l’attenzione permanente per la
tragedia di Giulia: nel corso della mobilitazione a difesa delle donne
la cronaca ha detto di un altro femminicidio, di nuove  violenze
contro una donna, quasi ignorati dai media.


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