“Giulia, perdonali, non sanno quel che dicono”

Capite senza sforzo perché la cronaca ha raccontato un nuovo caso di
disprezzo violento per la vita di una donna nel pieno della commozione
collettiva degli italiani ‘normali’, delle lacrime di genitori privati
dell’affetto di una figlia adorabile, del povero corpo di Giulia,
massacrato e in attesa di sepoltura; capite perché anche nel giorno
del rito funebre, che il padre ha voluto diventasse un monito al Paese
contro le violenze del patriarcato. Capite il perché di un altro
femminicidio compiuto il giorno prima e perché la violenza criminale
non ha fine. A giusta ragione la condanna dei delinquenti che
omologano le donne a ‘cose’ di cui disporre a proprio piacimento,
‘comprate’ con il matrimonio o la convivenza, addebita all’incultura
la sostanziale colpa dei femminicidi, allo stato di trogloditi degli
uomini che li commettono, ma con altrettanta ragione evitano il
discrimine tra maschi involti e assassini socialmente normali. È un
evidente limite della memoria corta dimenticare con quale entusiasmo è
stato beatificato il Berlusconi macho, l’ammirazione, l’invidia per
gli exploit del bunga-bunga, per il ‘possesso’ di olgettine ammesse a
suo ricco harem. Il circolo molto poco virtuoso dei meloniani, non è
affatto estraneo all’idea patriarcale di troppi italiani e basta
ricordare gli insulti sessisti nei confronti delle Boldrini, il
razzismo di cui è stata vittima la ministra Kienge, casi estremi di
violenza sessista e nessuna sorpresa se il patriarcato è parte
rilevante dell’ideologia della destra, che ignora o addirittura
manifesta condivisione per la superiorità patriarcale dei maschi.
Spaventa il silenzio complice di uomini delle istituzioni, sono
indecenti, omertose, le bocche cucite sul caso di Vannacci e del
consigliere regionale eletto nella lista leghista di Zaia. Questo
nobiluomo, ha pubblicato giorni fa un insolente, provocatorio post
contro Elena Cecchettin, sorella di Giulia, accusata di far parte di
sette demoniache, (ha detto: “che indaghi la Procura”) per una felpa
della ragazza su cui in realtà è disegnato il logo di uno skateboard e
torna  su comportamenti ignobilmente patriarcali, senza subirne
conseguenze politiche, critica i funerali di Giulia: “Trasmessi in
diretta da molte tv nazionali, in uno show mediatico senza
precedenti… È tutto strano in questa vicenda e soprattutto viene
strumentalizzato mediaticamente e politicamente. Vogliono che gli
uomini chiedano scusa per il solo fatto di essere uomini, ma la
violenza ha diverse forme e non esiste l’uomo cattivo e la donna buona
o viceversa (insomma sarebbe colpa delle donne cattive se gli uomini
sono violenti!!!). Si cerca di criminalizzare l’uomo e la figura
paterna evocando inesistenti culture patriarcali”. Zaia si dissocia
(non lo fanno la Meloni, Salvini, La Russa), prova a far dimenticare
che Valdegamberi è stato eletto nella sua lista e si guarda bene dal
chiederne le dimissioni. Per trasposizione, indigna la solidarietà
leghista al gioielliere condannato per aver ucciso due rapinatori in
fuga, colpiti alle spalle. A proposito di…: siete habitué
dell’aperitif time? Correte a precipizio in quel di Azzate, amena
località in prossimità di Varese. Anche senza invito, se l’approccio
avverrà con il braccio teso e l’audio di ‘eia, eia alalà, sarete
accolti da un neonazista di Do.Ra. (gruppo che si pone l’obiettivo
della resurrezione del partito fascista) orgoglioso di salutarvi sotto
l’insegna del fascio littorio. Vi serviranno un alcolico, profumato
aperitivo “autarchico, patriarcale, fascista”.


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