Non solo pandemie & cambiamenti climatici nel mirino del miliardario-filantropo Bill Gates. Adesso c’è anche il ‘digitale’ spinto, sia per quanto concerne i pagamenti che sul fronte della avveniristica ‘identità digitale’.
Lo conferma un significativo evento virtuale che si è appena svolto, lo scorso 8 novembre, promosso dalle Nazioni Unite e da due corazzate del turbo-capitalismo globalizzato, la ‘Rockfeller Foundation’e la ‘Bill and Melinda Gates Foundation’. Insieme, infatti, hanno lanciato l’Agenda ‘50-IN-5’, che dovrà coinvolgere una cinquantina di nazioni (anche per questo viene sostenuta con forza dall’Unione europea) e i più importanti istituti di credito.
A seguire, vi proponiamo l’istruttiva lettura del pezzo pubblicato da ‘lindipendente.online’ e dal sito ‘NoGeoingegneria’, che fa capire meglio di cosa si tratta.
Tutto perfettamente in linea con quel ‘Great Reset’ che per anni hanno elaborato le Menti del ‘World Economic Forum’ (WEF), l’organizzazione nata nel dopoguerra per impulso (ancora oggi ne è l’animatore) del banchiere tedesco di simpatie nazi, Klaus Schwab.
E proprio all’edizione WEF 2010 un più che preveggente Bill Gates sottolineò che il decennio a seguire (2011-2020) sarebbe stato caratterizzato da disastrose pandemie e dagli ancor più catastrofici cambiamenti climatici.
Da tener presente che il fondatore di ‘Microsoft’ è in pratica il ‘deus ex machina’ o, se preferite, il ‘burattinaio’ che regge i fili dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che, nel più totale silenzio mediatico’, ha già elaborato un Super Piano per fronteggiare (sic) le prossime pandemie. Il testo è stato inviato a tutti i paesi aderenti all’OMS (quasi 200) già mesi fa, e a febbraio prossimo scadono i termini per apportarvi eventuali modifiche e/o integrazioni, di cui a tutt’oggi non si hanno notizie.
Il piano prevede, in sostanza, una delega in bianco all’OMS per tutte le misure da adottare in caso di pandemie: le nazioni, quindi, verranno espropriate di ogni potere per quanto riguarda cure, farmaci, vaccini, lockdown, insomma tutto quanto fa… pandemia e Bingo per le star di Big Pharma, che in questi tre anni e mezzo – ‘Pfizer’ e ‘Moderna’ uber alles – hanno rastrellato i profitto con la pala: e sulla pelle di tutti i cittadini, vista la montagna di ‘effetti avversi’ prodotti da quei vaccini ‘sperimentali’, ‘inefficaci’ e ‘insicuri’. E anche ‘strapagati’, per fare un solo esempio, dalla UE: ‘appena’ 72 miliardi di euro il contratto (pure taroccato) raggiunto (via sms) tra la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il Ceo di Pfizer, Albert Bourla!
Ma ci siamo persi per strada il super-ruolo giocato da Bill Gates nella gran partita griffata OMS. Il miliardario-filantropo, infatti, è il secondo finanziatore-sponsor dell’Organizzazione che dovrebbe in teoria tutelare la salute di tutti i cittadini (sic): preceduto solo – of course – dagli Stati Uniti, ma addirittura prima di nazioni del calibro di Francia, Regno Unito e Germania.
Incredibile ma vero!
Per leggerne di più su sigle e protagonisti citati nel pezzo, potete come al solito andare alla casella CERCA che si trova in alto a destra della nostra home page e digitare il nome e cognome del personaggio (ad esempio BILL GATES, appunto) o della sigla (ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELL SANITA’ o WORLD ECONOMIC FORUM) per ritrovare parecchi articoli e inchieste in questi tre anni e mezzo di pandemia.
A seguire, comunque, ecco il pezzo titolato “L’Onu, Bill Gates e la Fondazione Rockfeller lanciano l’Agenda ’50-IN-5’”.
E poi il link di un recente pezzo della Voce su uno scellerato piano vaccinale ideato da Gates per le ragazze africane.
L’ONU, BILL GATES E LA FONDAZIONE ROCKEFELLER LANCIANO L’AGENDA “50-IN-5”
di Michele Manfrin
L’8 novembre 2023 si è svolto un evento virtuale di lancio di quella che è stata definita l’agenda “50 in 5”.
Le Nazioni Unite, la Fondazione Bill e Melinda Gates e i partner della Fondazione Rockefeller stanno lanciando una campagna per accelerare l’introduzione dell’identità digitale, dei pagamenti digitali e della condivisione dei dati in 50 Paesi sotto l’ombrello dell’infrastruttura pubblica digitale (DPI). La spinta per l’Infrastruttura Digitale Pubblica, che include “ID digitali”, passaporti vaccinali e valute digitali delle banche centrali (CBDC), è sostenuta dall’Unione Europea (UE).
“Agenda 50 in 5”: l’infrastruttura pubblica digitale si espande nel mondo
L’8 novembre scorso si è tenuto un incontro virtuale per la presentazione di una nuova campagna con la collaborazione tra pubblico e privato. Si tratta della cosiddetta “Agenda 50in5”, in una collaborazione che coinvolge le Nazioni Unite, la Fondazione Bill e Melinda Gates così come i partner della Fondazione Rockefeller, si intende implementare la digitalizzazione di varie pratiche quotidiane, come accertamenti dell’identità, pagamenti e condivisione dei dati in 50 paesi del mondo con l’utilizzo della Digital Public Infrastructure (DPI). Tra i primi aderenti troviamo Paesi molto differenti per livello di sviluppo economico e digitale: Norvegia, Estonia, Moldova, Bangladesh, Singapore, Sri Lanka, Etiopia, Togo, Sierra Leone, Senegal e Guatemala.
Il programma “50in5”, vuole riuscire a mettere in piedi – entro il 2028 – l’infrastruttura pubblica digitale. Oltre alle Nazioni Unite, al progetto lavorano la Bill and Melinda Gates Foundation, il Centre for Digital Public Infrastructure, così come Co-Develop, Digital Public Goods Alliance, con il supporto di GovStack, dell’Inter-American Development Bank e dell’UNICEF.
GovStack è una comunità open source che si occupa di definire standard globali per la digitalizzazione delle infrastrutture del settore pubblico. La Digital Public Goods Alliance è invece un’iniziativa multilaterale sostenuta dalle Nazioni Unite che sostiene la diffusione di tecnologie open source, riunendo Paesi e organizzazioni per creare un “ecosistema globale per i beni pubblici digitali e contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile”. Co-Develop è un ulteriore iniziativa costituita, nel 2021, come risposta alla crisi pandemica, dalla Fondazione Rockefeller, dal ministero degli Affari Esteri della Norvegia e la già citata Digital Public Goods Alliance. Il Center for Digital Public Infrastructure è una piattaforma di soggetti, compreso Bill Gates, che propone, come si può leggere dal sito, “un approccio per risolvere i problemi socio-economici su larga scala, combinando interventi tecnologici minimalisti, governance pubblico-privata e una vivace innovazione di mercato”. Esempi comuni di questo, spiegano, “includono Internet, le reti mobili, il GPS, i sistemi di identità verificabili, le reti di pagamento interoperabili, la condivisione dei dati, le reti di scoperta e di evasione degli ordini a circuito aperto, le firme digitali e altro ancora”.
Già lo scorso anno, al Digital Moment, presso le Nazioni Unite, incontro organizzato dalla già citata Bill and Melinda Gates Foundation e dalla Digital Public Goods Alliance, oltre che dal ministero degli Affari Esteri dell’Estonia e da quello della Cooperazione Economica e dello Sviluppo della Germania e della Banca Mondiale, veniva scritto: “Mentre il mondo entra nel terzo anno della pandemia di COVID-19, l’infrastruttura pubblica digitale inclusiva (DPI) è emersa come un meccanismo chiave per trasformare l’erogazione dei servizi e aumentare la resilienza alle crisi future [..] I sistemi DPI sono diventati fondamentali per consentire un’erogazione significativa di servizi pubblici e privati e sostenere il raggiungimento di una serie di SDG, tra cui la riduzione della povertà, l’inclusione finanziaria e la resilienza climatica”.
Anche il World Economic Forum sostiene lo sviluppo e l’utilizzo di DPI e loda il lavoro svolto in questi anni dall’India, dove è stata costruita un’infrastruttura pubblica digitale che include un livello di identificazione digitale chiamato “Aadhar”, un sistema di pagamento unificato, e, tra gli altri servizi, un livello di scambio di dati nel suo Account Aggregator. In questo senso, il più volte citato Bill Gates, con la sua Fondazione, è invece particolarmente impegnato in Kenya promuovendo “Maisha Namb”, l’identità digitale che ogni keniota, avrà ufficialmente, fin dalla nascita, accompagnata dalla “Maisha Card”. Il Kenya, come si legge dal sito della Fondazione di Gates, è uno dei Paesi considerati dalla fondazione come “prioritari” in Africa, insieme all’Etiopia che è parte dei First Movers dell’agenda “50in5”.
Mentre in Europa la Commissione accoglie l’accordo definitivo per istituire il quadro entro cui sarà un giorno istituita l’identità digitale europea, nel resto dei Paesi del mondo, da quelli con un forte sviluppo – come l’India – a quelli in via di sviluppo, come Paesi del sud-est asiatico o come quelli africani, si comincia a costituire l’intelaiatura della gabbia digitale fin dall’origine dello sviluppo industriale.
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