IL GENOCIDA BIBI NETANYAHU / COME LO FA A PEZZI L’EX PREMIER EHUD OLMERT

Un Paese spaccato a metà. Anzi, la maggior parte degli israeliani non vede l’ora che il premier Bibi Netanyahu tolga il disturbo (e finalmente venga processato per le molteplici corruzioni commesse), lasci l’incarico il più presto possibile e la smetta di sterminare il popolo palestinese.

Perfino all’interno del suo partito, il ‘Likud’, si sta levando una forte contestazione al folle operato di chi non solo sta operando un vero e proprio genocidio, ma sta conducendo il suo stesso Paese sull’orlo del baratro, anche economico, come documenta un reportage che potete leggere a seguire, cliccando sul link in basso.

Ehud Olmert

Ne è palese dimostrazione la fresca levata di scudi dell’ex premier israeliano, ed esponente di spicco proprio del Likud, nonché un tempo sindaco di Gerusalemme, Ehud Olmert, che in un’intervista rilasciata al noto sito americano ‘Politico’ rimarca tutto il suo disprezzo per l’attuale numero uno del governo di Tel Aviv, che definisce in preda ad un vero “esaurimento nervoso”. E non solo.

Ecco alcuni passaggi salienti della bollente intervista.

Comincia in modo non poco colorito: “Netanyahu si è rimpicciolito. E’ distrutto emotivamente. Bibi ha lavorato tutta la sua vita con la falsa pretesa di essere il signor Sicurezza. E il signor Stronzate”. Non le manda certo a dire, Olmert.

Che così continua, rincarando la dose. “Ogni minuto in cui è primo ministro rappresenta un vero pericolo per Israele. Lo dico sul serio. Sono certo che gli americani capiscono che è in cattive condizioni”.

Parole paesanti come macigni.

Rispondendo a Netanyahu sulla necessità di presidiare militarmente Gaza per ‘ragioni di sicurezza’, sottolinea: “Non è nell’interesse di Israele vigilare sulla sicurezza di Gaza. E’ nel nostro interesse poterci difendere in modo diverso rispetto a prima dell’attentato del 7 ottobre. Ma controllare direttamente Gaza? No, nel mondo più assoluto”.

A suo parere, la pazienza degli alleati occidentali di Israele si sta rapidamente esaurendo, perché il premier e il suo esecutivo non sono riusciti a delineare un piano realistico per il governo di Gaza post-Hamas.

Commenta Olmert: “C’è molto che possiamo fare, ma non possiamo fare tutto ciò che desideriamo. C’è soprattutto, ribadisco, una totale mancanza di pianificazione per la fase successiva. Qualcuno ci pensa? Dobbiamo presentare alla comunità internazionale la nostra idea di fine partita”.

E precisa: “Se Israele presentasse una proposta seria per i negoziati a due Stati, ciò avrebbe un impatto drammatico sulla comunità internazionale. Ci darebbe più spazio e tempo per raggiungere gli obiettivi delle nostre operazioni militari e avrebbe un impatto sull’opinione pubblica nei paesi occidentali e sui media. Dimostrerebbe in sostanza che Israele è impegnato a fare qualcosa che non ha mai voluto fare negli ultimi 15 anni. Quindi, da tutto questo potrebbe uscire qualcosa di positivo”.

Però è pessimista: “Ma non lo faremo e nessuno vuole pensarci. Nessuno vuole dirlo chiaramente. Nessuno vuole dirlo”, ribadisce con amarezza.

 

Al contrario, a suo parere il vero obiettivo di Netanyahu èquello di non venire cacciato dall’incarico di governo il giorno in cui finirà la guerra e forse anche prima di allora”.

E così conclude: “Ti aspetti che adesso Netanyahu parli della seconda e della terza fase. Ma non è sicuro di poter sopravvivere politicamente a questa fase…”.

Tenete presente che ha parlato non un bolscevico, ma un conservatore (anche se, a quanto pare, ‘illuminato’), ed esponente del Likud

Molto difficile, a questo punto, trovare in tempi brevi – senza che debbano scorrere ancora fiumi di sangue innocente – una via d’uscita.

A seguire, come di consueto in queste settimane di guerra & genocidio, vi proponiamo la lettura di alcuni reportage e articoli che possono meglio chiarire il tragico contesto di Gaza e non solo.

Ecco quindi, tradotto in italiano (ma in basso potete trovare anche il link che vi porta all’originale), un significativo pezzo pubblicato il 13 novembre dall’ottimo sito ‘The Intercept’, firmato da Prem Thakker e intitolato “Palestinians sue Biden for failing to prevent Genocide in Gaza”, ossia “I Palestinesi fanno causa a Biden per non aver impedito il Genocidio a Gaza”. Riguarda, ovviamente, tutte le responsabilità della Casa Bianca nel non aver minimamente ostacolato, anzi incentivato, le criminali azioni griffate Bibi per sterminare, una volta per tutte, il popolo palestinese (o in alternativa cacciandolo per intero nel deserto del Sinai).

Poi un servizio del 12 novembre pubblicato da ‘controinformazione’, e titolato “Gli Stati Uniti sono i principali responsabili dell’attuale tragica situazione in Medio Oriente”.

Non è finita qui. Perché potete anche leggere la versione originale (dovrete quindi azionare il traduttore automatico) di un reportage griffato Kit Klaremberg, firma di punta per due ottimi siti, ‘The Greyzone’ e ‘The Cradle’: e proprio il secondo pubblica “Blowback: the Gaza war’s massive toll on Israel’s economy”, vale a dire “Contraccolpo: il pesante tributo della guerra di Gaza sull’economia israeliana”.

Buone, e soprattutto, istruttive letture.

PALESTINIANS SUE BIDEN FOR FAILING TO PREVENT GENOCIDE IN GAZA

 

I PALESTINESI FANNO CAUSA A BIDEN PER NON AVER IMPEDITO IL GENOCIDIO A GAZA

La causa federale accusa il presidente Joe Biden, il segretario di Stato Antony Blinken e il segretario alla Difesa Lloyd Austin di complicità nel genocidio.

Prem Thakker

LUNEDÌ UN GRUPPO DI organizzazioni palestinesi per i diritti umani, residenti di Gaza e cittadini statunitensi con familiari colpiti dall’assalto in corso da parte di Israele hanno citato in giudizio congiuntamente il presidente Joe Biden, il segretario di Stato Antony Blinken e il segretario alla Difesa Lloyd Austin per non aver “impedito lo svolgersi di un genocidio.”

La causa di 89 pagine , presentata dal Centro per i diritti costituzionali in un tribunale distrettuale federale della California, ripercorre 75 anni di storia e analizza gli atti commessi e la retorica sposata dal governo israeliano che mostrano un disprezzo per il diritto internazionale. È accompagnato da una dichiarazione di un esperto di genocidio che descrive le azioni di Israele come segni di genocidio e sostiene che l’amministrazione Biden ha violato il suo dovere, ai sensi del diritto internazionale, di prevenirlo.

“Secondo il diritto internazionale, gli Stati Uniti hanno il dovere di adottare tutte le misure a loro disposizione per prevenire un genocidio. Tuttavia, gli imputati hanno ripetutamente rifiutato di usare la loro evidente e considerevole influenza per stabilire condizioni o porre limiti ai massicci bombardamenti israeliani e all’assedio totale di Gaza”, si legge nella causa.

“Nonostante le crescenti prove delle politiche israeliane dirette a infliggere danni di massa alla popolazione palestinese a Gaza”, l’amministrazione Biden si è opposta a “un cessate il fuoco salvavita e alla revoca dell’assedio, ponendo anche il veto alle misure delle Nazioni Unite che chiedono un cessate il fuoco”. la causa continua. “Invece, le loro azioni per finanziare, armare e sostenere la massiccia e devastante campagna di bombardamenti di Israele e l’assedio totale dei palestinesi a Gaza costituiscono un fallimento nel prevenire il dispiegarsi di un genocidio e una complicità nel suo sviluppo”.

L’opposizione dell’amministrazione Biden al cessate il fuoco arriva nonostante le proteste di massa negli Stati Uniti (e nel mondo) che sollecitano il governo ad agire per salvare vite palestinesi, e la causa fa seguito ai terribili avvertimenti da parte di esperti dei diritti umani e delle Nazioni Unite secondo cui Israele sta commettendo crimini di guerra a Gaza . e che le sue azioni potrebbero equivalere a un genocidio. Il Centro per i Diritti Costituzionali, o CCR, un’organizzazione no-profit con sede negli Stati Uniti, il  mese scorso ha messo in guardia Biden, Blinken e Austin che potrebbero essere ritenuti responsabili per non aver impedito – e anzi sostenuto – i crimini di Israele a Gaza.

 

“Per essere colpevole, il fornitore non deve necessariamente condividere l’intento genocida dei destinatari.”

Nella loro causa, i querelanti chiedono alla corte di ingiungere ai funzionari statunitensi di fornire ulteriore sostegno militare, finanziario o diplomatico a Israele. In un comunicato stampa , il RCC ha affermato che alcuni tribunali hanno identificato “la fornitura di armi e altri materiali agli autori del genocidio come una forma di complicità. Per essere colpevole, il fornitore non deve necessariamente condividere l’intento genocida dei destinatari”.

Il Pentagono ha rifiutato di commentare, e la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato non hanno risposto immediatamente alle richieste di commento.

Negli ultimi giorni Israele ha intensificato notevolmente la sua campagna contro Gaza, spingendo centinaia di migliaia di palestinesi a lasciare le loro case nel nord di Gaza per la parte meridionale della Striscia. La campagna di bombardamenti ha preso di mira luoghi che i funzionari americani hanno descritto come sacri, compresi ospedali e corridoi che Israele aveva designato come “sicuri”. Le autorità di Gaza hanno ritenuto alcuni ospedali fuori servizio a causa dell’intensità dei bombardamenti, al punto da rimuovere i bambini dalle incubatrici.

Nel frattempo, dopo settimane in cui i funzionari americani hanno incitato Israele a seguire il diritto internazionale, gli stessi funzionari israeliani hanno chiarito le loro intenzioni. “Stiamo effettivamente lanciando la Nakba di Gaza”, ha detto sabato Avi Dichter, ministro dell’Agricoltura israeliano ed ex capo dell’agenzia di sicurezza Shin Bet.

I QUERELANTI NELLA causa includono le organizzazioni palestinesi per i diritti umani Defense for Children International – Palestine e Al-Haq; Omar Al-Najjar, Ahmed Abu Artema e Mohammed Ahmed Abu Rokbeh, residenti di Gaza; e i cittadini statunitensi Mohammad Monadel Herzallah, Laila Elhaddad, Waeil Elbhassi, Bassim Elkarra e “AN”, che hanno tutti familiari che sono stati uccisi e sfollati dalla guerra di Israele.

“Ad essere onesti, è difficile rivisitare tutte le scene delle ultime settimane. Aprono una porta per l’inferno quando li ricordo”, ha detto in una nota Al-Najjar, un medico stagista di 24 anni che lavora al Nasser Medical Complex di Khan Yunis, Gaza. “Ho perso cinque parenti, ho curato troppi bambini che sono gli unici sopravvissuti delle loro famiglie, ho ricevuto i corpi dei miei compagni studenti di medicina e delle loro famiglie, e ho visto l’ospedale trasformarsi in un rifugio per decine di migliaia di persone come tutti noi rimanere senza carburante, elettricità, cibo e acqua. Gli Stati Uniti devono fermare questo genocidio. Tutti nel mondo devono fermare tutto questo”.

I querelanti fanno risalire il loro caso alla Nakba del 1948 (lo sfollamento di centinaia di migliaia di palestinesi da parte di Israele) e fino ai giorni nostri per dimostrare le persistenti violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale da parte di Israele. L’accusa rileva che a settembre, ad esempio – poche settimane prima dell’attacco di Hamas a Israele – il primo ministro Benjamin Netanyahu ha mostrato davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite una mappa intitolata “Il nuovo Medio Oriente” che ha cancellato completamente l’esistenza della Palestina .

La causa presenta anche una meticolosa cronologia dal 7 ottobre all’8 novembre, descrivendo in dettaglio la portata della violenza che Israele ha inflitto a Gaza, inclusa la sua campagna di assedio e bombardamenti che ha ora costretto allo sfollamento quasi 2 milioni di palestinesi e ucciso oltre 11.000 persone. Descrive dettagliatamente gli obiettivi di Israele durante la campagna militare, inclusi ripetuti bombardamenti di campi profughi e ospedali, e dichiarazioni di funzionari israeliani che dimostrano un disprezzo per il diritto internazionale.

“L’enfasi è sui danni e non sulla precisione”, ha detto il portavoce delle forze di difesa israeliane Daniel Hagari il 10 ottobre, parlando delle “centinaia di tonnellate di bombe” che Israele aveva già sganciato a quel punto.

“Gli animali umani devono essere trattati come tali. Non ci saranno né elettricità né acqua [a Gaza], ci sarà solo distruzione”, ha affermato il Magg. Gen. israeliano Ghassan Alian. “Volevi l’inferno, otterrai l’inferno.”

Dopo quelle osservazioni, l’esercito israeliano ha intrapreso una campagna che ha lasciato milioni di palestinesi sfollati, assetati, affamati, malati e senza carburante; lanciato attacchi aerei indiscriminati; e ha utilizzato il fosforo bianco, un’arma chimica che provoca ustioni, in aree densamente popolate, in diretta violazione del diritto internazionale.

Biden, Blinken e Austin, nel frattempo, hanno ripetutamente affermato il sostegno a Israele. In un caso, dopo che era stato ampiamente riferito che il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant aveva definito i palestinesi di Gaza “animali umani”, Austin ha assicurato alla sua controparte che gli Stati Uniti erano pronti a inviare ulteriori aiuti militari a Israele.

Biden, sostenuto da quasi tutti i repubblicani del Congresso e dalla maggior parte dei democratici, si prepara a inviare 14 miliardi di dollari in aiuti militari a Israele. (La richiesta di Biden al Congresso per il finanziamento include una scappatoia senza precedenti che consentirebbe alla Casa Bianca di approvare 3,5 miliardi di dollari in future vendite di armi senza avvisare il Congresso, ha riferito In These Times ) . aiuti a partire dalla seconda guerra mondiale. A gennaio 2023, l’America aveva inviato 260 miliardi di dollari (al netto dell’inflazione) in aiuti militari ed economici a Israele dal 1946, e a marzo Israele aveva munizioni fornite dagli americani per un valore di 4,4 miliardi di dollari.

Nell’arena diplomatica, gli Stati Uniti hanno ripetutamente utilizzato il loro potere di veto nelle Nazioni Unite per bloccare risoluzioni critiche nei confronti dei diritti umani e delle violazioni del diritto internazionale da parte di Israele. Nel contesto della guerra in corso, gli Stati Uniti si sono opposti a molteplici risoluzioni che chiedevano un cessate il fuoco.

“Abbiamo perso così tante persone, ma ce ne sono ancora molte altre che vivono, e dobbiamo loro fare tutto il possibile per fermare questo genocidio”, ha detto Herzallah, uno dei querelanti con famiglia a Gaza. “Ho fatto tutto ciò che era in mio potere: ho partecipato a proteste, sit-in, scritto lettere ai miei rappresentanti, disobbedienza civile. Ora chiedo ai tribunali di porre fine a questo genocidio in corso”.

 

LINK

Gli Stati Uniti sono i principali responsabili dell’attuale tragica situazione in Medio Oriente

 

 

Blowback: the Gaza war’s massive toll on Israel’s economy

 

 

 

ROMA-TEL AVIV. FRATELLI D’ARMI, ALLEATI DI GUERRA


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