BOTTE & MINACCE IN GALERA? SOLO “LEZIONI DI VITA”. DA PARMA LA STORICA PRONUNCIA DI UN PM

Botte, minacce, intimidazioni. No problem. In carcere può succedere di tutto e di più, senza che nessuno paghi. Non solo il caso Cucchi, con l’omicidio di un ragazzo e un corpo straziato, ma tanti, normali, fisiologici episodi di galere quotidiane. Che si dimenticano in un baleno e passano per le classiche marachelle di scuola, o i gavettoni da caserma.

“Lezioni di vita carceraria”, li dipinge un pm del tribunale di Parma, Emanuela Podda, secondo la quale, evidentemente, la vita dietro le sbarre è una piacevole esperienza formativa, poco più d’un Car in caserma o di un mesetto sull’Isola dei Famosi. Ti fai le ossa: e se te poi te le spaccano avrai un fisico più temprato e te la saprai cavare in ogni frangente.

Se scappa qualche parolina di troppo, è pur sempre il cuore da scout, o da giovane marmotta, che si agita nel petto della guardia carceraria di turno. “Come ti porto, ti posso far sotterrare”: l’agente penitenziario di Parma, rivolto al marocchino Rachid Assarag, si riferiva di certo alla sabbiature terapeutiche della prossima estate, probabilmente tra le fumarole ischitane. Secondo Podda, che prende tutto troppo sul serio, quelle parole “seppur inquietanti, paiono lezioni di vita carceraria”, appunto, “più che minacce e affermazioni di supremazia assoluta o negazione dei diritti, visto che la guardia dice di non aver mai usato violenza”.

E quando un’altra solerte guardia parla di Costituzione, mostra quello spirito da giurista e garantista che alberga in lui, ansioso di dare una rinfrescatina ad alcuni passaggi della nostra Carta. E’ forse il troppo entusiasmo che gli fa dire: “le botte ti saranno utili perchè tanto qui dentro la Costituzione non vale”. Oppure è lo spirito maieutico che ispira le parole: “otteniamo risultati solo con il bastone, per questo vi picchiamo”: è chiaro, lo fanno solo e unicamente per il loro bene, per tirar fuori, da quelle belve galeotte, il lato umano nascosto sotto una coltre di malvagità cromosomica.

Eppoi, nessuno ha mai visto niente, solo scambi di saluti di pace, come a messa; nessuno ha sentito niente, solo violini e melodiose sinfonie. Ed è così che pm Podda può sottoscrivere in perfetta scienza e coscienza che “nessuno ha riferito di aver visto segni di percosse o lesioni o di aver assistito ad episodi di violenza nei suoi riguardi”, ossia di Rachid. Il quale ha fatto solo dei brutti sogni, con ogni probabilità dovuti alla cattiva digestione, tanto che ora gli danno due Malox a sera.

E sono nient’altro che parole da sogno quelle che ha sentito pronunciare da un medico, a proposito di una fantomatica testimonianza che potrebbe fornire circa le botte prese dal marocchino: “non posso farlo, perchè mi fanno il culo. I sanitari hanno l’obbligo di denunciare ma se io faccio una cosa del genere mi complico da solo la vita”.

Da una vicenda all’altra, del tutto diversa, ma che riguarda sempre i gironi infernali della giustizia di casa nostra. Spesso e volentieri si parla di giustizia giusta, diritto alla difesa, rammentando anche un presidio costituzionalmente garantito, quello del gratuito patrocinio per i meno abbienti, in modo da consentire anche a loro un difesa legale. Da un avvocato napoletano raccogliamo questa storia, che la dice lunga sulla effettiva possibilità di avere “Giustizia” nel nostro disastrato Paese, soprattutto nelle regioni più calpestate dallo Stato e “usate” dalle mafie.

“Ho fatto per anni anche gratuito patrocinio, credendoci e quindi sottraendo tempo alla normale attività privata e remunerata, anche se sempre meno, di noi avvocati. Ma adesso ho deciso di smettere, anche per dare un segnale. Per una sola causa di gratuito patrocinio ho dovuto fare, nel corso di qualche anno, una settantina di udienze: alla fine avrei dovuto avere dallo Stato la bellezza di 3.000 euro. Ho protestato, ho scritto, e mi sono beccato una sanzione da 2000 euro. A questo punto è meglio evitare ogni finzione, prendere atto che la giustizia non è fatta per chi non ha mezzi, e che solo la galera è spalancata per loro. Altro che paese dei diritti, siamo un paese del tutto mafiosizzato”.

Sempre a Napoli, anche nel mese di gennaio proseguono gli incontri e seminari promossi dalla Camera europea di giustizia, in collaborazione con l’Unione Italiana Forense (tutti i giovedì mattina presso la sede Uif al Palazzo di Giustizia) sulla “responsabilità civile dei magistrati”. Un argomento bollente, che porta spesso e volentieri ad affrontare i temi della giustizia negata e calpestata quotidianamente. “Anche se è solo una goccia nel deserto – commenta il promotore della Camera di Giustizia, Nicola Cioffi, una vita da civilista e da garantista, quando la parola aveva ancora un suo preciso significato – cerchiamo di sensibilizzare su un tema che è quasi un tabù, con una pseudoriforma che ha cambiato ben poco, e caso mai aggiungendo confusione. Purtroppo questa politica ha scarsa volontà e soprattutto credibilità per affrontare sul serio il problema. Speriamo che una forte spinta cominci a crearsi tra i cittadini che pagano sulla propria pelle la cosiddetta malagiustizia”.

Qui il programma

seminari gennaio 2016


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