HAMAS / ECCO COME E’ CRESCIUTA GRAZIE A BIBI NETANYAHU & C.

Chi semina vento raccoglie tempesta, si diceva un tempo.

Chi strizza l’occhiolino ai terroristi, prima o poi ne diventa complice. Chi poi si infiltra, e in qualche modo li ‘eterodirige’, peggio che andar di notte.

Se poi li finanzi, in modo diretto in indiretto, la frittata è fatta.

Tante variabili per un tema oggi più che mai scottante, con la tragedia a Gaza e in Cisgiordania, e con il ruolo svolto da Hamas in tutta la vicenda.

Osama bin Laden

Un copione, però, già andato in scena, sempre in modo drammatico, altre volte, come è successo da noi con le Brigate rosse, soprattutto ai tempi dell’omicidio Moro; oppure con le dirty stories di Al Qaeda e della primula rossa del terrorismo internazionale per tanti anni, Osama bin Laden. E alla fine del racconto vi rammentiamo il perché, come del resto la ‘Voce’ ha già fatto in passato.

Ma partiamo dalle notizie su Hamas e le inquietanti connection con i vertici del potere israeliano da anni a questa parte.

Intendiamo, a questo punto, procedere in modo molto asettico: riportando le analisi, le riflessioni, i commenti e le ricostruzioni di un buon numero di ‘esperti’, di addetti ai lavori, militari oppure intellettuali e anche di alcuni media. Troverete tanti virgolettati e, alla fine del pezzo, anche i link che di faranno leggere i testi dai quali sono tratti.

A questo punto, via con la carrellata.

 

PARLANO GLI ISRAELIANI

Ecco il parere di un noto scrittore e intellettuale israeliano, Etgar Keret, a botta calda dopo l’assalto del 7 ottobre.

Etgar Keret

“Qualcuno sta giocando con le volontà della gente di Israele e di Gaza. Siamo avvolti da un senso di impotenza e disperazione, perché per tutto il giorno non abbiamo sentito altro che di terroristi che entravano nelle case, buttavano giù le porte, ammazzavano. Otto ore passate così. Ci aspettavamo qualcuno del governo che comparisse in tv e ci dicesse qualcosa, invece Netanyahu ci ha messo cinque ore prima di farsi vivo. Intanto la gente moriva. Quando è comparso aveva un bel trucco ed era tutto pettinato bene, però quel che ha detto e come lo ha detto ha solo mostrato l’incompetenza del governo”.

E poi, il nodo: “I palestinesi non sono Hamas e gli israeliani non sono Netanyahu. Sappiamo tutti che le idee integraliste di Hamas sostenute dall’Iran non sono quelle dei palestinesi. E che la destra israeliana ha coltivato Hamas per i suoi interessi, per avere un contrappeso alle posizioni dell’Autorità nazionale palestinese. Netanyahu nel 2019 disse che ogni persona contraria alla nascita di uno Stato palestinese avrebbe dovuto aiutare e finanziare Hamas. Per vent’anni Hamas ci ha fatto comodo. Non solo a Netanyahu, ma lui è stato il primo ministro per la maggior parte del tempo. Ministri fondamentalisti come Bezalel Smotrich hanno sostenuto che rafforzare Hamas voleva dire indebolire l’ANP. Oggi nessuno lo direbbe perché nessuno si farebbe vedere ballare col diavolo, perché qui è come l’11 settembre”.

Passiamo a Nitzan Horowitz, ex ministro della Salute nel governo israeliano e oppositore di Netanyahu, in una lunga intervista rilasciata a ‘GrandContinent’.

Per quanto riguarda Gaza, la politica di Netanyahu, a differenza di quella del precedente governo, è esplicitamente stata quella di rafforzare Hamas per approfondire la tensione tra Hamas e l’Autorità nazionale palestinese di Ramallah, che è comunque il nostro principale interlocutore dagli Accordi di Oslo. SottoNetanyahu, un governo di coloni e fascisti ha pensato di poter utilizzare Hamas per indebolire l’ANP. Ecco il risultato”.

Nitzan Horowitz

E più in dettaglio: “La dottrina di Netanyahu – espressa molto chiaramente ai membri del Likud nel 2019 – era di rafforzare Hamas pagando all’organizzazione milioni di dollari ogni mese per cercare di creare un cuneo tra i palestinesi di Gaza e quelli della Cisgiordania. Anche parte dell’establishment militare la pensava così. Questo ha portato alla decisione di trasferire molti dei soldati che si trovavano nella Striscia di Gaza negli insediamenti della Cisgiordania occupata. Una giovane soldatessa mi ha raccontato di aver assistito impotente, dai suoi schermi e dai suoi radar, all’ingresso dei membri di Hamas sul nostro territorio, perché il confine era sguarnito”.

E infine: “E’ arrivata l’ora che Netanyahu lasci il potere”.

Da un ex componente del governo ad un ex colonnello dell’intelligence israeliana il passo è breve. Ed ecco le parole di Yigal Carmòn, che dettaglia meglio il percorso dei soldi dalle autorità israeliane ad Hamas.

Netanyahu ha collaborato con il Qatar, gli hanno dato dei soldi per Hamas e la Striscia di Gaza. Grazie a quel budget sono riusciti ad equipaggiarsi e a preparare i loro soldati per l’attacco. Il primo ministro ha detto che stavano comprando Hamas e Gaza”.

“Israele non stringerà accordi con nessun altro. Questa è la sensazione che si respira nel paese perché si tratta di una tragedia di proporzioni storiche. Ora non c’è più la possibilità di fare la pace con nessuno. Quando usciremo da tutto questo, Israele si troverà ad affrontare una realtà ben diversa”.

Eccoci, adesso, a quanto scrive ‘The Times of Israel’, che di tutta evidenza difficilmente può essere considerato filo-arabo e filo-palestinese. Il pezzo, firmato da Tal Schneider è titolato, in modo significativo, “For years Netanyahu propped up Hamas. Now it’s blown up in our faces”, ossia “Per anni Netanyahu ha sostenuto Hamas. Ora ci è esploso in faccia”.

Alcuni passaggi salienti. “Per anni, i vari governi guidati da Benjamin Netanyahu hanno adottato un approccio che divideva il potere tra la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, mettendo in ginocchio il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas e compiendo mosse che sostenevano il gruppo terroristico Hamas. L’idea era quella di impedire ad Abbas, o a chiunque altro nel governo della Cisgiordania dell’Autorità Palestinese, di avanzare verso la creazione di uno Stato palestinese. Pertanto, nel tentativo di indebolire Abbas, Hamas è stato promosso da semplice gruppo terroristico ad organizzazione con cui Israele ha condotto negoziati indiretti attraverso l’Egitto e a cui è stato consentito di ricevere infusioni di denaro dall’estero”.

E ancora: “Nella maggior parte dei casi, la politica israeliana è stata quella di trattare l’Autorità Palestinese come un peso e Hamas come una risorsa. Il parlamentare di estrema destra Bezalel Smotrich, ora ministro delle finanze del governo intransigente e leader del partito ‘Sionismo religioso’, lo affermò lui stesso nel 2015. (…) Sostenuta da questa politica, Hamas è diventata sempre più forte fino a sabato, il ‘Pearl Harbor’ d’Israele, il giorno più sanguinoso della sua storia. Hamas è diventata più forte e ha utilizzato gli auspici di pace tanto desiderati dagli israeliani come copertura per il suo addestramento, e centinaia di israeliani hanno pagato con la vita per questa massiccia omissione”.

Restando nel campo dei media israeliani, lo stesso ‘Jerusalem Post’ ricorda quelle famigerate frasi pronunciate 4 anni fa da Netanyahu: “Coloro che vogliono contrastare la creazione di uno Stato palestinese dovrebbero sostenere il rafforzamento di Hamas e il trasferimento di denaro ad Hamas. Questo fa parte della nostra strategia, per differenziare tra palestinesi a Gaza e palestinesi in Giudea e Samaria. Chiunque sia contro uno Stato palestinese dovrebbe essere favorevole al trasferimento di fondi a Gaza, quindi ad Hamas, perché mantenere una separazione tra l’Autorità Palestinese in Cisgiordania e Hamas a Gaza aiuta a prevenire la creazione di uno Stato palestinese”.

Neve Gordon

Lo stesso ‘Jerusalem Post’ riporta alcune frasi di Neve Gordon, docente di Diritto Internazionale a Londra, per un’intervista concessa ad ‘Al Jazeera’: “Gli israeliani si stanno rendendo conto che il successo di Hamas è strettamente collegato ai colossali fallimenti del governo. E questo ha sollevato la questione chiave: se Netanyahu e il suo governo riusciranno a sopravvivere alle conseguenze del brutale attacco. Le accuse cominciano ad aumentare, anche se potrebbero volerci mesi prima di comprendere appieno cosa sia successo. La strategia di Netanyahu è sempre stata quella di lasciare ad Hamas un margine di manovra per indebolire l’Autorità Palestinese a Ramallah e la società palestinese più in generale”.

Passiamo al sempre stimolante (e a volte stravagante, per il suo procedere a ruota più che libera) blog ‘Maurizio Blondet & Friends’, che il 21 ottobre scrive: “Ma sapevate che Hamas – acronimo arabo per ‘Movimento di Resistenza Islamica’ – probabilmente non esisterebbe oggi se non fosse per lo Stato ebraico? Che gli israeliani abbiano contribuito a trasformare un gruppo di estremisti islamici palestinesi alla fine degli anni ’70 in uno dei gruppi militanti più famosi al mondo? Che Hamas sia una reazione negativa?”, un po’ come succede per tutti gli apprendisti stregoni…

Continua Blondet: “Questa non è una teoria del complotto. Ascolta gli ex funzionari israeliani come Brig. Il generale Yitzhak Segev, che era il governatore militare israeliano a Gaza all’inizio degli anni ’80. Segev in seguito raccontò a una giornalista del New York Times di aver contribuito a finanziare il movimento islamico palestinese come ‘contrappeso’ ai laici e alla sinistra dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e del partito Fatah, guidato da Yasser Arafat (che a sua volta si riferiva ad Hamas come ad ‘una creatura d’Israele’).

E prosegue nella sua ricostruzione: “Hamas, con mio grande rammarico, è una creazione di Israele, ha detto al Wall Street Journal nel 2009 Avner Cohen, un ex funzionario israeliano per gli affari religiosi che ha lavorato a Gaza per più di due decenni. A metà anni ’80, Cohen scrisse addirittura un rapporto ufficiale ai suoi superiori, avvertendoli di non giocare al divide et impera nei territori occupati, sostenendo gli estremisti palestinesi contro i laici palestinesi. ‘Io suggerisco di concentrare i nostri sforzi sulla ricerca di modi per spezzare quel mostro prima che questa realtà ci venga in faccia’, ha scritto. Non lo hanno ascoltato. E Hamas è il risultato finale”.

Abu Mazen

Del resto, non solo Arafat parlò esplicitamente di Hamas come di ‘una creatura d’Israele’, ma anche il suo successore, Abu Mazen. Il quale lo sostenne con forza a dicembre 2018. Ecco cosa scrisse, il 23 dicembre di quell’anno ‘SWI-swissinfo.it’: “‘Benyamin Netanyahu versa fondi ad Hamas, e noi ne paghiamo il prezzo’: questa l’accusa lanciata dal presidente palestinese Abu Mazen che ha così collegato direttamente l’ingresso a Gaza di milioni di dollari del Qatar con la ripresa di attentati in Cisgiordania. ‘Il premier israeliano in persona – ha detto Abu Mazen – prende i soldi e li passa ad Hamas. Loro fanno entrare in Cisgiordania armi, equipaggiamenti e soldi. Noi abbiamo requisito il 90 per cento ma con il rimanente hanno compiuto i recenti attentati”.

Per finire, dal bollente fronte palestinese, ecco una vera chicca pubblicata dall’ottimo sito ‘La Fionda’, che riprende un articolo di fondamentale importanza firmato da Andrew Higgins a gennaio 2009 per il ‘Wall Street Journal’. Parte proprio dalle illuminanti rivelazioni del funzionario israeliano, citato da Blondet, Avril Cohen. E poi effettua una davvero istruttiva ricostruzione storica su Hamas.

Il pezzo, non a caso, è titolato “Come Israele ha contribuito a generare Hamas”.

 

CIA, DALLE TWIN TOWERS AL CASO MORO

E finiamo il tour del ‘terrore’ con i gialli di Osama bin Laden e delle Brigate Rosse d’un tempo (di cui, guarda caso, i giornali (s)fascisti hanno ricominciato a parlare in questi giorni).

Poche settimane fa abbiamo riportato a galla quella clamorosa intervista rilasciata alla ‘Voce’ dall’avvocato Carlo Taormina. Il quale ci raccontò, in modo molto dettagliato, una story davvero ai confini della realtà. Quella di un ‘lunch’ nella casa di campagna della famiglia Bush, padre e figlio grandi appassionati di tennis. Guest star, nell’occasione, l’ex campione della racchetta, lo svedese Bjorn Borg con la sua compagna dell’epoca, Loredana Bertè (il cui legale era proprio Taormina). Ma a tavola sedeva un altro personaggio, non ancora balzato agli onori delle cronache internazionali: Osama bin Laden. Scherzi del destino o cosa?

George Bush senior

In un altro reportage della Voce, poi, raccontavamo un’altra ‘dirty story’ che documenta gli stretti rapporti, d’amicizia e d’affari, tra Bush senior e la famiglia bin Laden. Un fratellastro di Osama, infatti, era azionista in una delle maggiori banche d’affari a stelle e strisce, ‘Carlyle Group’. E quella mattina nera dell’11 settembre, ore 9, a godersi lo spettacolo delle Twin Towers c’erano, sulla terrazza Carlyle, membri del Cda e soci di peso. E, guarda caso, gomito a gomito si trovarono proprio George W. Bush e il fratellastro di Osama bin Laden. Anche stavolta, i casi del destino…

 

 

E proprio sulla tragedia dell’11 settembre scrisse per noi un memorabile reportage l’amico di una vita, sempre a fianco della Voce, Ferdinando Imposimato.

Mohamed Atta

Il quale mesi prima era stato incaricato dalla Corte penale internazionale dell’Aja di redigere un documentato memoriale, una sorta di contro-inchiesta, sulla tragedia delle Torri Gemelle. Ne scaturirono dei risultati sbalorditivi. Imposimato, infatti, riuscì a documentare come il capo-commando, Mohamed Atta, era ben noto all’FBIe, ancor di più, alla CIA, che ne teneva sotto stretto controllo tutti i movimenti da oltre un anno. Anno in cui Atta fu libero di entrare negli Usa, di viaggiare indisturbato (e mai controllato) da uno Stato all’altro, addirittura di prendere il brevetto di volo. Di tutto e di più, fino a quel volo kamikaze sulle Twin Towers.

Il nome di Ferdinando, gemellato a quello di un altro grande amico della Voce, Sandro Provvisionato (che ha animato per anni il mitico sito ‘Misteri d’Italia’), è legato proprio a quel “Doveva Morire” dedicato all’assassinio di Aldo Moro. Un giallo in cui, guarda caso, fa capolino (e qualcosa di più) l’onnipresente CIA.

In quel libro che tutti gli italiani, a tanti anni dalla sua uscita nel 2007, dovrebbero leggere per capire meglio anche quel che ‘oggi’ succede, veniva documentata per filo e per segno la presenza ‘strategica’ (ossia come vero ‘regista’) all’interno del ‘Comitato di Crisi’ creato dall’allora ministro degli Interni, Francesco Cossiga, per la liberazione dello statista Dc, di un agente della CIA, Steve Pieczenick, che venne anche intervistato da Imposimato e Provvisionato e ‘vuotò il sacco’, come si dice in gergo. Ossia raccontò come divenne l’inviato speciale dei Servizi segreti Usa per ‘pilotare’ quel Comitato di crisi affinchè Moro ‘non’ venisse liberato, ed invece ‘eliminato’ dalle Brigate Rosse. Perché ‘dava fastidio’, Moro, con quella sua ossessione per il compromesso storico e l’altrettanto storico accordo con il Pci di Enrico Berlinguer, l’ultimo comunista ‘vero’ che l’Italia ricordi e al quale rifarsi – oggi più che mai – perchè l’utopia di una Sinistra autentica possa riprendere forma.

Valerio Morucci

E la Voce, in altri reportage, documentò come le Brigate Rosse fossero state ‘infiltrate’ da uomini dei nostri Servizi, obbedendo proprio ad uno dei principi cardine del Cossiga-pensiero: infiltrarsi, sempre e comunque, tra le fila del nemico, per ‘pilotarlo’ dall’interno, in una perfetta strategia di ‘eterodirezione’.

Basti pensare al ruolo svolto dal brigatista Giovanni Senzani per il caso Cirillo (l’altro rapido Dc e, guarda caso, liberato a differenza di Moro).

E, per il giallo Moro, alla presenza nel commando del ‘telefonista’ (e certo non solo) Valerio Morucci.

Il quale, scontata la stranamente breve pena (condannato a due ergastoli, torna in libertà nel 1994!), sapete cosa si è messo poi a fare?

A scrivere, come firma di prestigio ed esperto di intelligence, su una rivista fondata una quindicina d’anni fa proprio… dai Servizi! Durò poco, la rivista, neanche un anno, forse proprio perché la Voce accese i riflettori su quella più che ‘anomala’ collaborazione.

Anche stavolta i casi della vita, le giravolte del destino?

 

P.S. Come al solito, per saperne di più sui personaggi citati nel pezzo    basta andare alla casella CERCA che porta all’archivio Voce e si trova in alto a destra della nostra home page. A quel punto digitate il nome della persona (ad esempio MOHAMED ATTA oppure VALERIO MORUCCI MORO, o STEVE PIECZENICK per farne solo alcuni) e potrete ritrovare tanti articoli e inchieste della Voce.

 

 

LINK  

Da ‘THE TIMES of ISRAEL’

For years, Netanjahu propped up Hamas. Now it’s blown up in our faces

 

 

Da ‘Il GRAND CONTINENT’

Netanyahu ha esplicitamente rafforzato Hamas”, una conversazione con Nitzan Horowitz

 

 

Da ‘MAURIZIO BLONDET & FRIENDS’

E Israele creò Hamas

 

 

Da ‘LA FIONDA’

Come Israele ha contribuito a generare Hamas


Scopri di più da La voce Delle Voci

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento