Hamas e Netanyahu: pollice verso

È un caso se l’unico, incondizionato consenso alla barbarie compiuta dai terroristi di Hamas è apertamente manifestato dalla destra eversiva che sfida, purtroppo impunita, la Costituzione italiana antifascista? Nessuna sorpresa, la componente antisemita è nel perverso dna di quelle fazioni nazifasciste. Punto. L’estremismo jihadista di Hamas non è nel dna del popolo palestinese e la destra violenta, l’aggressione brutale della Palestina non è nel dna del popolo semita. Punto. La tragedia subìta dalla comunità ebraica giustifica la condanna universale dei raid terroristi e l’orrore per gli aspetti macabri dell’inaudita, per la disumana violenza su donne e bambini. Ma Hamas non è rappresenta il popolo palestinese, punto. L’indignazione che commenta l’accaduto è dominante  per motivi comprensibili  e legittima gli annunci di vendetta, l’intenzione di punire esemplarmente la Palestina, ma la Palestina non è Hamas. Punto. Netanyahu, che incomprensibilmente resta in sella, nonostante la sua non immacolata fedina penale, è indiziato di incapacità a difendere il suo Paese, nonostante l’apparato militare, la qualità e la quantità di uomini dei servizi segreti e un governo autoritario di destra. Nessuna sorpresa per la reazione immediata ai raid di Hamas. Alla pioggia di missili Netanyahu ha risposto con bombardamenti non mirati a colpire insediamenti militari, ma case, un mercato in piena attività. Il numero delle vittime, molte centinaia è destinato ad aumentare, ma un dato per il momento è certo: sono morti anche 143 bambini per le bombe sganciate su Gaza e i bambini palestinesi non li rappresenta Hamas. Al confine tra Gaza e Israele i cadaveri di 1500 soldati palestinesi: morti come? Un milione di palestinesi, che non sono seguaci di Hamas, in fuga da Gaza per sopravvivere ai bombardamenti, alla mancanza di cibo, medicinali, allo stop della fornitura totale di acqua ed energia elettrica ordinato da Netanyahu, che minaccia di cancellare definitivamente la Palestina. Fior di analisti esprimono vivo rammarico per il fallimento di ogni trattativa di pace, ma non dettagliano il perché del boicottaggio di ogni tentativo andato a vuoto e le relative responsabilità, la subordinazione passiva dell’Onu alla contrarietà di Israele, che si oppone al riconoscimento dello Stato palestinese, ad accordi di pacificazione.

È quasi ovvio condividere l’analisi delle conseguenze immediate e future della guerra scatenata da Hamas. Netanyhau non aspettava altro per infliggere il colpo finale a quel che resta dei territori palestinesi colonizzati. Questa semplice, scontata, forse riduttiva analisi del permanente conflitto Israele-Gaza, torna al punto di partenza, scomodo per quanti, a ragione, o parzialmente a torto, cavalcano l’onda lunga di solidarietà per Israele e lasciano nei meandri bui della memoria quanto ha subito, subisce e subirà il popolo palestinese. Punto.


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