Ultra del calcio, ovunque sinonimo di violenza razzista, di apologia del fascismo, di intemperanze che fanno rivoltare nella tomba De Cubertin, pioniere della lealtà sportiva, della partecipazione ben oltre vittorie e sconfitte. Il calcio commemora con un minuto di silenzio personaggi di questo sport universale scomparsi, uomini e donne che in vita hanno rappresentato ad ogni livello le istituzioni. Lo spettacolo deve continuare, così detta l’esigenza di rispettare impegni non derogabili e il calcio ne ha rispetto, dopo il silenzio si gioca. Squadre in campo per i campionati in corso e la Federazione ha disposto che prima del fischio di inizio delle partite negli stadi si rispettasse il minuto di silenzio per onorare la morte di Giorgio Napolitano, Presidente emerito della Repubblica e del calciatore Lodetti. La feccia della tifoseria, che abitualmente insulta i giocatori africani, dà luogo a risse e non nasconde l’appartenenza all’estrema destra, in alcuni stadi ha fischiato e urlato inni fascisti durante il minuto di silenzio. Non c’è conferma verificabile, ma non è che in quei fischi si nascondeva perfino la rabbia per non aver dedicato identico omaggio a Messina Denaro, il super mafioso deceduto in questi giorni? Considerata la marmaglia che inquina il mondo dei tifosi non sorprenderebbe. La blanda, inutile risposta all’ ‘ammutinamento’ degli ultra di sette squadre (5 di serie A, due di serie B) denuncia l’impossibilità, peggio l’incapacità, di stroncare il fenomeno e per fare un esempio non c’è misura punitiva per gli arbitri che non interrompono le partite, come sarebbe prescritto, in presenza di insulti xenofobi dei tifosi. E poi, perché non disporre il presidio di agenti di polizia nei settori occupati dagli ultra per denunciare chi fa apologia del fascismo? Il mancato rispetto del minuto di silenzio per Napolitano coinvolge cinque club di Serie A: Empoli, Fiorentina, Lazio (durante la commemorazione ha risuonato la canzone antisovietica, popolare negli ambienti di destra, Avanti ragazzi di Buda), Udinese, Verona, Como e Catanzaro della serie B. Sconcerta la multa di 5.000 euro (!) comminata dalla Federazione. Si può immaginare con quale rammarico l’abbiano accolta i cassieri delle rispettive società, avvezzi a ragionare con cifre multimilionarie di bilancio: una smorfia di dispetto e via.
Di che sorprendersi se la curva degli ultra laziali inneggia impunita al fascismo, se il tifo di Verona è ritenuto il più razzista d’Italia, se non sono da meno gli ultra della Juventus, di Udine (fischi dei tifosi e inno “libertà per gli ultra”), Firenze, Bergamo, Milano?
Oltre al respingimento dei profughi, al progetto razzista di rispedirli in Africa, di dove fuggono rischiando la vita, non sembra al ministro Piantedosi, allo xenofobo Salvini, al mussoliniano La Russa, che la nostra Costituzione antifascista e rispettosa erga omnes andrebbe garantita, anche negli stadi del calcio?
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