L’IRPINIA ANTIFASCISTA TRA POLITICA E LETTERATURA

Il progetto ReEsistenti e la terza edizione di Operai neri di sogni

 

È una pagina di storia contemporanea, oltre che di letteratura e sociologia culturale, quella riscoperta e proposta nella prima edizione di Operai neri di sogni. Il lavoro, le lotte, le utopie negli scrittori irpini del ‘900, edita dieci anni fa da Mephite. Non sorprende pertanto che il volume sia giunto quest’anno alla terza edizione, stavolta in collaborazione con la Cgil irpina, che ha scelto di inserirne la ristampa nell’ambito del progetto “ReEsistenti”, che nell’ottantesimo del 1943, l’anno in cui cadde il Fascismo e sorse la Resistenza, è finalizzato a ricordare e analizzare criticamente le storie (spesso colpevolmente trascurate o rimosse dalla storiografia) di tanti protagonisti dimenticati dell’antifascismo e del movimento dei lavoratori e per la democrazia.

Sono state del resto la Politica e la Storia, vissute a stretto contatto con la realtà sociale, il lievito della migliore poesia in Irpinia, come pure della narrativa, della cultura cinematografica, del giornalismo. Una politica con la P maiuscola, di tutt’altro spessore etico – pur nell’asprezza dello scontro ideologico e di classe – rispetto all’individualismo sfrenato che oggi ne ha minato la credibilità e la funzione.

Nel contesto del dopoguerra, declinata come esperienza collettiva di emancipazione civile, essa ha consentito a molti autori irpini di creare le pagine letterarie più significative del nostro Novecento, ancorandosi alle dinamiche economiche e civili, partecipando da protagonisti alla storia nel suo evolversi, dando voce e dignità culturale ai sentimenti e alle ansie di un popolo emarginato e indigente da secoli ma coraggiosamente proteso verso un futuro di riscatto e progresso.

Come non rilevare, pertanto, che l’antico “triangolo rosso d’Irpinia” Andretta-Bisaccia-Lacedonia ha espresso da quasi un secolo a questa parte il numero più consistente di poeti e scrittori? Che la personalità poetica più interessante e versatile del Novecento irpino, Pasquale Stiso, è stato sindaco (comunista) di Andretta, già terra di confinati antifascisti, e consigliere provinciale del collegio Calitri-Monteverde-Aquilonia? Che nella cosiddetta “culla del socialismo irpino”, Montella, abbiano saputo affermarsi le più interessanti figure di giornalista politica (Giovannina Morrone) e di poetessa contadina (Fernanda Di Benedetto) del XX secolo?  Che un battagliero e qualificato periodico politico di opposizione, “Il Progresso irpino”, abbia raccolto tra i suoi collaboratori il meglio dell’intellighenzia irpina degli anni Cinquanta, risultando il prezioso incubatore di esperienze culturali successive, come il “Laceno d’Oro” e il Centro di Ricerca “Guido Dorso”, di respiro nazionale (e, nel caso del festival cinematografico fondato da Camillo Marino, internazionale)? Che anche uno tra i maggiori poeti di questa terra, Giuseppe Pisano, intellettuale raffinato ma saldamente vicino alla cultura contadina, non schierato a sinistra bensì nelle file del cattolicesimo democratico, abbia ricoperto a lungo un ruolo politico di rilievo negli anni Sessanta e Settanta? Che tre dei più importanti scrittori e intellettuali irpini del Novecento – Nicola Vella e i due poeti di maggior rilievo: Pisano e Stiso – abbiano condiviso i loro ideali di “bella politica” tra i banchi del Consiglio Provinciale di Avellino? Che, infine, il più importante poeta operaio, Antonio Giannattasio – al quale, tra l’altro, dobbiamo il titolo di questo libro, Operai neri di sogni, dal verso di una sua straordinaria poesia degli anni ’70: titolo originale, diversamente dal quasi omonimo Operai di sogni scelto da un erudito locale, che ricalca alla lettera il titolo di un convegno del 1984 in Sicilia – sia figlio di quella Solofra che rappresenta il più antico distretto industriale del Sud Italia, con una vicenda secolare di lotte sindacali e di sofferto riscatto sociale?

Questa foto, come quella di Vinicio Capossela, si riferisce al ricordo di Pasquale Stiso avvenuto il 21 agosto scorso ad Andretta, davanti alla casa natale del poeta-sindaco comunista nell’ambito dello SPONZ FEST 2023.
Gli altri intervenuti sono, da sinistra: Teresa Stiso, Sandro Abruzzese, Vinicio Capossela, Franco Fiordellisi.

Le stesse glorie letterarie che tuttora vengono esibite come illustri testimonial della scuola e della cultura d’Irpinia – Carlo Muscetta, Dante Troisi, Antonio La Penna, Attilio Marinari, Gennaro Savarese – non hanno forse condiviso una fase di militanza politica (spesso anche sofferta, comunque decisiva) nell’area marxista, che li ha posti a contatto, da un lato, con la migliore intellettualità italiana, e dall’altro con la vita reale del popolo (basti pensare ai reportage di Troisi su “La Voce” e su “Sud”, o a quelli di Marinari e Savarese sul “Progresso irpino”), sottraendoli alla deriva erudita e autoreferenziale che tuttora caratterizza tanti scrittori e studiosi del Mezzogiorno?

“Quando i comunisti erano poeti…”, scriveva il compianto giornalista e scrittore avellinese Enrico Fierro nell’introduzione al racconto di Pasquale Stiso Questa è una storia vera, o forse no, edito nel 2013 da Mephite su iniziativa e a cura di chi scrive.

Vinicio Capossela

Fino al 1998 (quando ebbe inizio la riscoperta di Stiso, su proposta e iniziativa di chi scrive e con il contributo fondamentale di Camillo Marino, Giglia Tedesco, Teresa Stiso e degli allora presidente e assessore alla cultura della Provincia, Luigi Anzalone e Giuseppe Moricola) qualcuno dei suoi versi era sporadicamente pubblicato in un “angolo della poesia” di una testata locale (“L’Eco di Andretta”, diretto da Nicola Di Guglielmo) accanto a quelli dei bambini delle primarie, e senza mai fare riferimento alla sua militanza politica nel Pci e nella Cgil – come ebbe a rilevare in un intervento pubblico ad Andretta Camillo Marino – mentre oggi viene studiato e pubblicato a livello nazionale e negli Stati Uniti, ed è stato ricordato il 21 agosto ad Andretta nello Sponz Fest di Vinicio Capossela. Ed è a Stiso che cinque anni fa (assessore comunale alla cultura Michela Mancusi) è stata intitolata la Biblioteca del Cinema Eliseo.

Il segretario della Cgil irpina Franco Fiordellisi, nella presentazione dell’imminente ristampa di Operai neri di sogni, afferma: “Il nostro progetto ReEsistenti darà vita a pubblicazioni, mostre e convegni e ad un percorso di ricerca che potrà arricchirsi del contributo di conoscenze ed esperienze delle compagne e dei compagni della Cgil che hanno già collaborato e potranno collaborare a questa iniziativa di valorizzazione della memoria collettiva e di riscoperta di aspetti e figure spesso trascurati ma importanti della nostra storia, locale e non solo. Figure di lavoratori (braccianti, operaie/i, artigiani), militanti sindacali, insegnanti, politici, artisti e scrittori, che oggi siamo lieti di riproporre nella terza edizione di Operai neri di sogni, in coerenza e continuità con l’idea-progetto ReEsistenti, che in Irpinia potrà avvalersi dell’impegno convinto della Cgil in sinergia con l’ANPI e “Quaderni di Cinemasud”.

Nell’alveo di questa iniziativa culturale ad ampio raggio si inseriranno nei prossimi mesi la ristampa del libro Poeti al confino, edito da Mephite, e due mostre documentarie a carattere permanente, entrambe con materiali e a cura di chi scrive, che l’Archivio di Cultura Contemporanea ArCCo e “CinemaSud” avevano proposto alla Cgil irpina già prima della pandemia: sul Primo Maggio (probabilmente con allestimento a Solofra) e su Giuseppe Di Vittorio, che si svolgerà nel paese natale del più grande sindacalista italiano: Cerignola.


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