STRAGE DI USTICA / DAL CILINDRO DI GIULIANO AMATO UNA VERITA’ VECCHIA DI 30 ANNI  

Intervista ‘esclusiva’ di Repubblica all’ex premier ed ex presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato: “La strage di Ustica fu provocata da un missile francese. Il presidente Macron dovrebbe chiedere scusa”.

Sorge subito spontanea la domanda delle cento pistole fumanti: ma come mai solo oggi, a 43 anni da quella strage, Amato improvvisamente riacquista la memoria e racconta quella tragica verità?

Perché fino ad oggi, pur sapendo, ha taciuto, occultato e coperto?

A questo punto, pur alla sua veneranda età (è del 1938), pur non potendo più patire proprio per questo alcuna conseguenza di carattere penale, dovrebbe correre alla più vicina procura e ‘vuotare’ il sacco: facendo nomi e cognomi di tutti i depistatori – molti eccellenti – che hanno collaborato, cooperato e coperto. Il minimo, arrivati a questo punto.

Franco Piro. Sopra, Giuliano Amato e il relitto del Dc9

La cosa – ossia l’odierna esternazione di Amato – è tanto più grave per i ruoli da lui ricoperti in passato; e soprattutto perché già in passato quella versione era stata fatta, addirittura trent’anni fa da un suo collega, anzi ‘compagno’ di partito come si diceva all’epoca, l’allora sottosegretario alla Difesa Franco Piro, di quel PSI griffato Bettino Craxi, proprio come Amato.

Senza contare che, un paio prima di morire, nel 2008, l’ex capo della Stato, Francesco Cossiga, raccontò – totalmente inascoltato – la stessa versione che oggi tira fuori, nella sorpresa generale dei media, al solito asservita al Potere, la nuova Alice nel paese delle Meraviglie, Amato, un tempo detto ‘Topolino’.

Ma ricostruiamo il puzzle, partendo dalle news e poi risalendo nel tempo, per raccontare di nuovo quella tragica – e al tempo stesso vergognosa per le nostre istituzioni, che più marce non si può – strage del 27 giugno 1980.

 

L’ODIERNA ‘VERSIONE’ AMATO

Ecco la versione Amato dei fatti, che lo smemorato solo ora rammenta, e chissà per quale misterioso motivo solo adesso tira fuori.

Leggiamo, per motivi di sintesi, il dispaccio ANSA: “Era scattato un piano per colpire l’aereo sul quale volava Gheddafi, ma il leader libico sfuggì alla trappola perché avvertito da Craxi. Adesso l’Eliseo può lavare l’onta che pesa su Parigi”.

Dettaglia la nota Ansa, riportando l’Amato Pensiero: “Dopo 40 anni le vittime innocenti di Ustica non hanno avuto giustizia. Perché continuare a nascondere la verità? E’ arrivato il momento di gettare luce su un terribile segreto di Stato. Potrebbe farlo Macron. E potrebbe farlo la Nato. Chi sa parli: avrebbe grandi meriti verso le famiglie delle vittime e verso la Storia”.

Ancora: “La versione più credibile è quella della responsabilità dell’aeronautica francese, con la complicità degli americani. Si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un Mig della sua aviazione. Il piano prevedeva di simulare un’esercitazione della Nato, una messa in scena che avrebbe permesso di spacciare l’attentato come incidente involontario. Gheddafi fu avvertito del pericolo e non salì sul suo aereo. E il missile sganciato contro il Mig finì per colpire il Dc9. L’ipotesi più accreditata è che quel missile sia stato lanciato da un caccia francese. Da principio i militari si erano chiusi in un silenzio blindato, ostacolando le indagini. E quando da sottosegretario ebbi un ruolo in questa vicenda, nel 1986, cominciai a ricevere le visite dei generali che mi volevano convincere della tesi della bomba. Capivo che c’era una verità che andava schermata. E la nostra aeronautica era schierata in difesa della menzogna”.

Bettino Craxi

Continua la ricostruzione griffata Amato: “Avrei saputo più tardi, ma senza averne prova, che era stato Craxi ad avvertire Gheddafi. Non aveva interesse che venisse fuori: sarebbe stato incolpato di infedeltà alla Nato e di spionaggio. Non era del tutto irragionevole che i generali, per tenere al sicuro il segreto, si guardassero bene dal condividerlo con i politici e la politica, da parte sua, non aveva convenienza a sapere fino in fondo. In ogni modo la verità risultava scomoda. Ed era meglio lasciarla sepolta”.

Infine: “Un apparato costituito da esponenti militari ha negato ripetutamente la verità. Tutte queste persone hanno coperto il delitto per una ragion di Stato. Non giustifico e tuttavia comprendo le spinte che portarono all’occultamento della verità, ma 40 anni dopo è difficile da capire. Mi chiedo perché Macron, anche anagraficamente estraneo alla tragedia, non voglia togliere l’onta che pesa sulla Francia. O dimostrando che questa tesi è infondata oppure porgendo le scuse più profonde all’Italia e alle famiglie delle vittime in nome del suo governo”.

 

BUFALE MADE IN FIORONI & PEDIGREE DI AMATO

Prima di passare alle poche ‘voci’ che hanno già raccontato questa verità, rammentiamo un fatto: qualche mese fa, l’ex Dc Giuseppe Fioroni, poi Margherita, quindi PD e ‘uscito’ dal partito dopo l’arrivo alla segreteria della troppo sinistra Elly Schlein, ha raccontato la ‘sua’ verità su Ustica: altro che missile, c’era una bomba a bordo piazzata dai palestinesi!

Giuseppe Fioroni

Una verità sputtanata e sbugiardata da tutte le inchieste giudiziarie e non si sa per quale motivo tirata fuori da Fioroni che – non va dimenticato – ha ricoperto un ruolo delicato come quello di presidente dell’ultima Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Moro, ovviamente finita in flop, nonostante (proprio come per Ustica) la verità storica sia sempre stata sotto gli occhi di tutti.

Perché lo statista DC “Doveva Morire” per volontà, anche stavolta, della CIA, che aveva ‘inserito’ un suo uomo – Steve Pieczenick – proprio in quel ‘Comitato di crisi’ composto per i dieci undicesimi da piduisti, istituito (sic) per salvare Moro, come dettagliano per filo e per segno Ferdinando Imposimato e Sandro Provvisionato che nel 2007 raccolsero la confessione proprio dell’agente CIA Pieczenick.

Prima di tornare a bomba, o meglio al missile, ecco un curriculum, per sommissimi capi, di Giuliano Amato, l’attuale bocca della ‘Verità’.

Deputato del PSI dal 1983 al 1994, poi con la casacca dell’Ulivo.

Fittissimo il pedigree ministeriale. Titolare del Tesoro dal 1987 al 1989; premier nel bollente biennio di Tangentopoli 1992-1993, quando tra l’altro si svolse il famigerato summit al ‘Britannia’ dove venne ‘svenduto’ (all’epoca il numero uno dell’IRI era Romano Prodi) il meglio del patrimonio pubblico di casa nostra; di nuovo ministro, per le Riforme istituzionali, nel biennio 1998-1999; e ancora in sella al Tesoro nel 1999-2000 (quando viene messo in campo il passaggio dalla lira all’euro); arieccolo premier, con l’Amato II, nel 2000-2001; poi ministro degli Interni, con il governo Prodi, tra il 2006 e il 2008. Niente male.

Come del resto la carriera da giurista, sia come docente per un ventennio di diritto costituzionale a ‘La Sapienza’ di Roma; sia come membro, dal 2013, del Consiglio Superiore della Magistratura, che arriva a presiedere per poco meno di un anno (quando scadrà definitivamente dal mandato) da gennaio e settembre del 2022.

Un pedigree che più di razza non si può, per anni ai vertici della politica, sia prima che dopo Tangentopoli, miracolosamente sopravvissuto a quello tsunami nonostante la provata fedeltà al verbo craxiano; poi ai vertici della Giustizia di casa nostra.

Il Massimo, per Topolino, come veniva affettuosamente chiamato da tanti colleghi.

Ribadiamo l’interrogativo alto come le Torri Gemelle: con quale faccia di bronzo, uno che ha conosciuto tutti i misteri di casa nostra, solo oggi tira fuori quella verità che ben conosceva?

Dovevano passare 43 anni prima di ‘svegliarsi’ dal letargo e acquistare l’uso della parola?

Può mai servire a qualcosa trincerarsi dietro la ragion di Stato?

E allora, perché oggi quella ‘verità’ magicamente diventa ‘neutra’, proprio in un momento in cui i rapporti tra Italia e Francia mutano all’improvviso come neanche il meteo?

In soldoni: perché non ha raccontato prima, molto prima quella Verità che solo adesso lo illumina?

Se per Fioroni può essere chiamato il 113, al fine di condurlo presso il più vicino pronto soccorso psichiatrico, viste le colossali farneticazioni espresse, per Amato – nonostante l’età – il fardello dovrebbe essere ben più pesante: sapeva e non ha parlato. Dovrebbe spiegarlo al primo magistrato che riceverà, sulla sua scrivania, il fascicolo. E le risposte, adesso, non potranno più essere reticenti: pena l’accusa di collusione.

 

LE ‘VERITA SCOMODE’ VECCHIE COME IL CUCCO

Ma vediamo, infine, le ‘Verità’ già messe nero su bianco, con decenni di anticipo rispetto a quelle che dopo 43 anni tira fuori, dal suo consumato cilindro, l’ex pluri-premier e pluri-ministro della prima e della seconda repubblica: che ha anche rischiato – ricordiamolo bene – di salire al Quirinale, sponsorizzato dalla ‘sinistra, o meglio da quei cocci che sono rimasti penosamente sul campo.

 

1992 – La ‘Voce’ intervista l’allora sottosegretario alla Difesa, Franco Piro del PSI. Succede poco dopo la presentazione, a Trento, del libro ‘‘O Ministro’ sulle ‘imprese’ dell’allora titolare del Bilancio, l’andreottiano Paolo Cirino Pomicino, pubblicato dalla Voce e dalla Publiprint di Trento, firmato da Andrea Cinquegrani, Enrico Fierro e Rita Pennarola. All’epoca Piro lanciò una serie di strali infuocati contro ‘O Ministro, tanto che ne scaturì un clamoroso Giurì d’onore in Parlamento.

La portaerei Clemenceau

Ebbene, nell’intervista su Ustica, Franco Piro fornì la stessa, identica ricostruzione oggi uscita dal cilindro di Amato: con un dettaglio in più, perché il sottosegretario craxiano (proprio come Amato) fece riferimento ad un missile partito dalla portaerei francese Clemenceau, proprio quella notte nelle acque italiane.

Perché allora tutti zitti e muti (Amato ben compreso) e Piro lasciato solo, vox clamans in deserto?

 

1994 – Alcuni anni dopo, siamo nel 1994, alla Voce viene recapitato un ponderoso plico: si tratta di documenti, note e ricostruzioni effettuate da un ex agente dei servizi segreti, Alessandro Vanno, ‘in fuga’ all’estero per le minacce ricevute. Ebbene, in quelle carte veniva descritto per filo e per segno lo scenario della tragedia di Ustica: lo stesso raccontato da Piro anni prima e solo ora da Amato. La Voce, anche in quella occasione, pubblicò un ampio reportage (in basso la copertina).

 

2008 – Francesco Cossiga prima di passare a miglior vita dà una delle sue ultime ‘Picconate’ a quel Sistema che conosceva fin nei suoi più intimi (e luridi) segreti.

Francesco Cossiga

Parla della strage di Ustica: e fornisce proprio quella versione. Il missile che parte dalla portaerei francesi: fa due nomi, uno dei quali è proprio quello della Clemenceau. Se Piro poteva essere considerato un politico non di primissima fila, certo lo stesso non si poteva dire per il Picconator Cossiga: come mai anche in quella occasione le sue parole caddero nel vuoto?

Perché nessun partito, soprattutto di sinistra (sic), non ci volle veder chiaro, soprattutto circa le responsabilità non solo della Francia, ma anche e soprattutto degli Usa e della NATO? Un mistero che più fitto (e lurido) non si può.

 

2009 – ‘Canal Plus’, una delle antenne più seguite in Francia, manda in onda un servizio-bomba, è proprio il caso di dire. Viene ricostruito lo scenario di Ustica: guarda caso lo stesso firmato Cossiga, e prima ancora Piro (via Voce). Ma anche stavolta è un totale, granitico muro di gomma. In Italia non vola una mosca.

E ogni anno, in modo sempre più vergognoso, le nostre autorità maxime, a cominciare dai capi di Stato, continuano nella solita, stucchevole litania, come del resto ha fatto lo scorso 27 giugno anche Sergio Mattarella: bisogna fare giustizia.

Vergogna.

Di Stato.

Per i depistaggi continui.

Per le verità calpestate.

Per le vittime uccise due, tre volte.

Per quella Costituzione di cui Lorsignori si riempiono sempre la bocca e invece ritualmente fatta a pezzi e bocconi, calpestata con ossessività quotidiana (lo stesso accade per i morti sul lavoro, come tragicamente vediamo in queste ore).

E le autorità (sic) promettono regolarmente che ‘ogni carta verrà desecretata’.

Un film già visto, perfino da un bugiardo seriale come Matteo Renzi.

E’ la volta, adesso, di un’altra menzognera seriale, Giorgia Meloni.

Ma quando finirà mai questa tragica e ultra vergognosa Sceneggiata di Stato?

 

La copertina storica della Voce di febbraio 1994 dedicata all’inchiesta su Ustica

 

 

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