ROBERTO MANCINI / NABABBO D’ARABIA O MOSTRO DI FIRENZE?

“Mi hanno fatto passare per il mostro di Firenze”.

Liquida così la faccenda dell’abbandono ‘improvviso’, con la classe che ha abbondantemente perduto nel giro di pochi mesi, l’ex ct della Nazionale italiana Roberto Mancini, fresco d’incoronazione come commissario della nazione più ricca al mondo, quell’Arabia Saudita appena reduce dallo shopping arcimiliardario dei big al tramonto in mezzo mondo. E che adesso ricopre con una autentica montagna di petroldollari, la bellezza di 25 miliardi netti all’anno per 5 anni, fate voi il calcoletto, il ‘mostro di Firenze’!

Una delle più inaudite vergogne dello già stra-sputtanato universo pallonaro.

Sorgono subito spontanee alcune domande, che il candido ct difficilmente potrà dribblare con l’abilità d’un tempo.

Come mai non ha avuto il coraggio di dire quel che – adesso viene alla luce – bolliva da mesi in pentola? Ossia i contatti da almeno due mesi con i nababbi arabi per quel faraonico contratto?

Perché organizzare una simile, ridicola sceneggiata?

Perché addirittura dirigere fino all’ultimo ‘i lavori’, riorganizzando lo staff dei sui collaboratori della nostra Nazionale e dettando la sua legge quando già sapeva come sarebbe andata a finire?

Perché ridicolizzare davanti al mondo intero i nostri vertici pallonari, che non avevano avuto il coraggio di dargli un calcio in culo dopo la clamorosa eliminazione per gli ultimi Mondiali?

Ecco, fosse stato un ‘signore’, come ha sempre sapientemente ed efficacemente finto di essere, il prode Mancini avrebbe dovuto alzarsi dalla panchina e dimettersi, dopo quella figuraccia ‘Mundial’. Invece niente, incollato alla panchina e solo qualche lacrimuccia di comodo. Perché nascondere, proprio come fa uno scolaretto delle elementari, le mani quando le hai stra-infilate nel barattolo della marmellata e negare l’evidenza che più solare non si può?

E addirittura rovesciare il tavolo, buttare le carte all’aria come non farebbe nemmeno un ubriaco all’ultimo stadio?

Affibbiare ad altri le ‘sue’ responsabilità?

Perché vergognarsi di un ‘contratto’ faraonico, nasconderlo, quando ormai si sa che non esistono più bandiere, fedi calcistiche e che tutto si vende al miglior offerente, e figuriamoci quando ‘l’altro’, il ‘nuovo acquirente’ ti offre 10 volte tanto?

Quel che fa totalmente schifo è la malafede, l’arroganza di chi sa di potersene fottere di tutto e di tutti, addirittura capovolgendo la più elementare – e conclamata, perché ciascuno la può vedere con i propri occhi – verità dei fatti.

Gabriele Gravina. Sopra, l’arrivo di Roberto Mancini a Riad

Farebbe bene, la Federcalcio, che pure ha tantissime colpe del totale caos in cui è sprofondato il nostro universo pallonaro e quindi per la non-gestione della situazione da anni, a citare per una montagna di danari il nuovo ct d’Arabia: tanto per il nababbo-commissario, ormai, si tratta di noccioline, bazzecole, pinzellacchere. E ci vorrebbe ancora una volta il mitico Totò per rivolgere all’ex idolo delle nostre platee pallonare il suo ‘Ma ci faccia il piacere…”.

Avrà il coraggio il capo della Federcalcio Gabriele Gravina per intraprendere l’iter legale? O preferirà il classico ‘non ti curar di lor ma guarda e passa’?

Fa bene, intanto, la Regione Marche a ritirare la sua pubblicità in cui il ct faceva da ‘testimonial’ per promuovere le sue bellezze. Così come farebbe bene a sparire dagli schermi quella Pubblicità progresso (sic) in cui un didascalico e moraleggiante ct metteva in guardia i giovani dalle insidie via internet: da quale pulpito mai arrivava la predica?

No problem: ora è già il testimonial d’Arabia, di quel così democratico regno in cui i giornalisti scomodi vengono eliminati senza tanti complimenti…

Infine. A quanto pare il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, non intende recedere dalla sua richiesta di danari, come previsto dal contratto firmato dall’ex allenatore del Napoli fresco di investitura Nazionale, Luciano Spalletti. Sarà battaglia legale fino all’ultimo euro dei 3 milioni scarsi previsti. Un’altra sceneggiata dall’esito scontato: li pagherà lo stesso Spalletti via più pingue ingaggio della Federcalcio.

A meno che non arrivi, in dirittura finale, il ‘beau gest’ griffato De Laurentiis per trovarsi quindi in palese credito con Gravina & C…


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